Sviluppato da Volition e pubblicato da THQ Nordic, Saints Row è il reboot di una delle saghe più folli di sempre. Nata nel 2006 come diretta parodia videoludica della serie Grand Theft Auto di Rockstar Games, Saints Row ha guadagnato nel tempo una fitta schiera di fan che hanno però visto la loro amata serie allontanarsi sempre più dall’obiettivo principale, virando in universi spaziali tra alieni assurdi e poteri che fanno verso alla Marvel. Noi abbiamo vissuto con grande divertimento questo nuovo ritorno, viaggiando per Santo Ileso grazie alla nostra Xbox One e questa è la nostra recensione!
Saints Row: si torna a seminare il caos
Saints Row non ha mai realmente brillato per il canovaccio narrativo e il reboot rispetta questa sorta di tradizione, offrendo comunque un racconto leggero, con battute altalenanti e momenti assolutamente folli (e degni di lode), ma procediamo con ordine. Il protagonista, il nuovo The Boss, sarà super personalizzabile in ogni minimo dettaglio. Lo dobbiamo ammettere, già solo l’editing del proprio personaggio nasconde chicche che meritano di essere scoperte… con alcune trovate che, come prevedibile dato il titolo in analisi, sfociano anche nel cattivo gusto e nel politicamente scorretto (anche se siamo un po’ lontani dai picchi raggiunti coi capitoli centrali della saga principale).
Prima di procedere, c’è da indicare la scelta narrativa attuata da Volition che strizza l’occhio alle nuove generazioni con slang, ambientazioni e scambi di battute di ogni genere. Come detto, non aspettarti nulla di serio, il titolo non fa niente per impegnarsi in una storia profonda o memorabile, Saints Row vuole semplicemente darti un motivo per vivere momenti assurdi e nel frattempo seminare caos e distruzione con i mezzi più impensabili (e tutti altamente personalizzabili).
Torniamo ora al cast di protagonisti, oltre al nostro avatar (il cui aspetto potrà essere cambiato durante il gioco a nostro piacimento e anche in modo radicale) abbiamo i nostri coinquilini: Neenah, Kev ed Eli. Esatto, condividiamo un appartamento e, sorpresa, siamo in forte crisi economica. Tutti. Non se ne salva nessuno, neanche i membri affiliati a bande criminali locali… anzi, proprio queste creano non pochi disagi. Per essere precisi, Santo Ileso è contesa da tre variegati gruppi: Marshall Defense Industries, Los Panteros e gli Idols.
Il nostro protagonia fa parte della Marshall, una sorta di multinazionale militare privata che funge da polizia locale, mentre due dei nostri coinquilini (Neenah e Kev) sono invischiati con gli altri due gruppi (ben poco onesti). Il Boss ha problemi col lavoro praticamente già dal primo (non facilissimo) giorno e oltre a essere messo “di fianco”, le sue iniziative non vengono apprezzate e il bonus di prestazione (tanto bramato) gli viene brutalmente negato. Il fatto è che i soldi servono, c’è un affitto da pagare e i quattro sono costretti a dover agire anche di testa propria. Purtroppo, il precario equilibrio economico dei protagonisti viene spezzato quando vengono traditi dai rispettivi gruppi (con il Boss che viene direttamente licenziato) ed è mentre i nostri antieroi sprofondano nel baratro della povertà che una luce, una scintilla, un’idea folle si fa strada nelle loro menti dando vita allo scopo principale di tutto il titolo: creare il proprio impero criminale.
I richiami all’originale, seppur non propriamente diretti, ci sono ma come detto il tutto viene raccontato, se possibile, con ancora maggiore leggerezza. Occhio però, il cast sarà anche prevalentemente giovane ma nella loro caratterizzazione (in parte un po’ troppo stereotipata) mostrano un certo carisma e non nascondiamo che potremo anche legarci ad alcuni di loro (seppur, lo ammettiamo, si sente la mancanza di tipi tosti come Johnny Gat). Comunque, come già detto, la trama risulta un’ottima motivazione per seminare il caos tra le strade di Santo Ileso e si lascia giocare dall’inizio fino alla fine in un totale di oltre venti missioni principali (venticinque per la precisione) con alcune decisamente ben riuscite e folli rispetto ad altre più classiche e piatte. Non entriamo nel dettaglio per evitare di rovinarvi la sorpresa ma, se giocato con il giusto spirito, Saints Row sa regalare momenti di divertimento piacevolmente imprevedibile.
Gameplay
Il gameplay di Saints Row, definibile come TPS/action open world, rispetta la tradizione e infatti, come nel caso del recente remake di Destroy All Humans, anche qui siamo alle prese con una struttura ludica di fondo abbastanza vecchia e che, se da una parte sarà la gioia degli appassionati, dall’altra può rischiare di allontanare chi è abituato alle esperienze moderne. Parliamo di elementi come checkpoint mal posizionati, l’espediente dell’area circoscritta con tanto di game over durante le missioni (ossia l’imposizione di un’area spesso molto ridotta e da cui non puoi allontanarti troppo), la scelta di ripartire sempre dal proprio rifugio a prescindere dal luogo dell’ultimo salvataggio e tante altre piccole cose che ricordano quanto sia vecchio Saints Row.
Per quanto riguarda il combattimento, Saints Row prende in prestito alcuni elementi dello spin-off della serie principale, Agent of Mayhem, regalando un sistema di gunplay immediato, semplice e divertente (seppur molto standard e non sempre preciso). Il divertimento è dovuto principalmente alla varietà di bocche di fuoco a nostra disposizione e soprattutto alla possibilità di personalizzarle. Puoi letteralmente creare strumenti assurdi e, nonostante un’IA non proprio geniale, i combattimenti possono essere decisamente vari ed esplosivamente folli. Occhio però, la difficoltà del gioco non è bassa, riuscendo anche a mettere in difficoltà l’utente più navigato. Il motivo di questi imprevedibili picchi, più che all’intelligenza del singolo nemico, è legato al numero. I nemici, in gran numero, non vanno sottovalutati! In ogni caso, è abbastanza difficile restare bloccati.
Oltre alle bocche da fuoco, possiamo menare pugni o tirare un bel calcio. Abbiamo anche la possibilità di schivare, accovacciarci (anche se il sistema di coperture lascia un po’ a desiderare) e perfino la possibilità di “atterrare” il nemico con una finisher (che variano da brutali a estremamente brutali a quasi comiche) grazie alla quale recupereremo anche un po’ di energia (la cui barre si ricarica comunque automaticamente nei momenti di “pausa”). Per quanto riguarda la possibilità di atterrare il nemico, c’è un indicatore a schermo che si ricarica e ci informa quando potremo utilizzare questo nostro piccolo asso nella manica. Inoltre, con l’avanzamento della storia, sbloccherai anche un’applicazione per contattare gli alleati e avere ulteriore supporto.
Tornando a parlare della personalizzazione, oltre alle armi e all’estetica del personaggio (che include qualsivoglia genere di abbigliamento tu possa immaginare e che potrai ottenere come ricompense per le missioni o acquistare in giro nei numerosi negozi sparsi per la città) e anche dei suoi amici (con opzioni un po’ meno radicali), si arriva perfino a quella dei veicoli (anche questi, di vario genere).
A tal proposito, come da tradizione, ahinoi, il sistema di guida rimane abbastanza fantasioso, in parte legnoso e decisamente non molto realistico (ma non è questo che vuole il gioco). Bisogna però farci la mano e parte dei problemi ricordano proprio la recente esperienza vissuta con alcuni veicoli di Agent of Mayhem con la strada che diventa un imprevedibile ostacolo e altre piccole cose che potevano essere limate. In compenso, è stata introdotta la possibilità di salire sul tetto dell’auto e far fuoco sui nemici (e all’inizio la cosa diverte non poco).
Altro elemento personalizzabile da non sottovalutare è il nostro quartier generale, una chiesa abbandonata eletta a dimora del nostro impero malavitoso. Si tratta di un edificio abbastanza appariscente e in cui potremo dar libero sfogo alla nostra fantasia. Qui troverai il garage dei veicoli che apre tutto un set di possibilità con cui liberare la nostra creatività, spaziando tra diverse tipologie di vetture, barche e mezzi aerei. Infine, ogni veicolo, come le armi, è ulteriormente potenziabile superando determinate sfide. Insomma, Volition si è realmente impegnata per dare gli strumenti adatti con cui creare un’esperienza quanto più personale possibile.
Niente poteri questa volta
A differenza di Saints Row IV, questa volta non avremo alcun super potere ma, tranquilli, il gioco ha un sistema di potenziamento gradevole e intuitivo, seppur poco profondo e facilmente completabile. Il nostro antieroe, nonché futuro sovrano criminale, ottiene dell’esperienza man mano che crea caos, sbloccando una serie di abilità (attive e passive) prestabilite (si sbloccano man mano che sali di livello seguendo un percorso lineare imposto dal gioco) che potranno poi essere equipaggiate a nostro piacimento (per un massimo di quattro attive e sei passive). Questo va a rendere ulteriormente personalizzabile la nostra esperienza di combattimento (e ci potrà agevolare a seconda degli eventi che saremo chiamati a superare). Per utilizzare l’abilità si consumerà il così detto “diamante di ritmo”, visibile sulla barra della salute e che si ricarica durante il combattimento.
C’è anche un sistema di vantaggi (ne sono più di trenta diversi) che, oltre a influire sul combattimento, può coinvolgere le altre attività di gioco (e ce ne sono davvero, davvero tante). Nel dettaglio, esistono tre livelli di vantaggi: minore, maggiore ed élite. Ogni sezione va sbloccata sull’app di riferimento (denominata, appunto, “Vantaggi”) pagando determinate somme di denaro. Una volta sbloccati i vari slot (suddivisi nei tre livelli già citati), potrai inserire i rispettivi vantaggi e, come potrai immaginare, ce ne sono di tutti i tipi come il muoversi più velocemente quando sei prossimo alla morte (e quindi hai poca energia), raccogliere più munizioni, guadagnare più esperienza, ricevere meno notorietà (elemento che cresce man mano che agiamo in modo “poco legale” e che allerta le forze dell’ordine) e tanti altri.
Creiamo l’impero perfetto
Come detto, lo scopo del protagonista è quello di creare il suo impero della malavita e noi saremo chiamati a vivere ogni piccola fase. Questa crescita graduale, di missione in missione, oltre a sbloccare personalizzabili di vario genere, darà alla luce una serie di attività da non sottovalutare. Le missioni secondarie in Saints Row sono di vario tipo e spaziano da quelle legate all’affinità (o fedeltà che dir si voglia) coi nostri compagni di squadra alle “imprese”. Queste sono fondamentali per ottenere guadagni e renderci la vita più agiata ma, alla lunga, nonostante la loro variabilità, cedono il passo a una prevedibile monotonia. Per la gioia dei non-completisti, il gioco non ci costringe a completarle tutte ma consigliamo di non sottovalutarle.
Per quanto riguarda le “imprese“, entra in scena un piccolo elemento gestionale che coinvolge dei lotti di terreno che potremo acquisire e sfruttare per le nostre attività illecite. In questo modo, incasseremo denaro in modo costante da quella zona e non solo, si attiveranno una serie di missioni speciali (circa cinque a zona) con cui potremo fortificare quella stessa zona, aumentando la nostra fama nella zona e i compensi passivi (tradotto: più soldi per il nostro impero). Come detto, però, queste missioni in termini di attività concrete da svolgere, seppur varie, tendono inevitabilmente a ripetersi e a richiamarsi tra loro rischiando di risultare noiose (e per questo suggeriamo di dosarle bene, magari alternandole ad altre tipologie di missioni).
E se dovessi avere ancora bisogni di soldi ed esperienza, nelle mappe troverai anche i lavoretti che presentano attività dalla “legalità opinabile” ma che si riassumono sempre nelle stesse azioni dovute però a compiti quasi surreali (come resistere a orde di nemici che vogliono ammazzarci per una recensione negativa data a un locale). Infine, sempre per il bene del nostro portafogli, esiste l’App Wanted, una serie di missioni dove ci viene chiesto di eliminare determinati obiettivi (sì, una vera app per sicari a pagamento).
E parlando del “pericolo noia“, il gioco dispone di una modalità cooperativa che è un antidoto “anti noia” da tenere conto. Moltiplicare il caos rende qualsiasi missione decisamente più divertente e imprevedibile. Inoltre, Santo Ileso si sposa benissimo al gioco di squadra e sì, potrai giocare l’intera campagna in compagnia!
Grafica e Sonoro
Graficamente parlando Saints Row non è per niente male. La mappa di gioco, seppur non vastissima, ha una buona varietà di biomi e offre scorci panoramici di tutto rispetto. Certo, manca forse qualche luogo realmente memorabile ma ammettiamo che girare per Santo Ileso è sinceramente divertente. C’è però un problema non di poco conto: il gioco ha diversi problemi coi bug. Oltre a quelli visivi e a qualche rallentamento del caricamento delle texture, è capitato di avere qualche problema coi proiettili (che andavano a vuoto), di ritrovarci a scattare o di restare involontariamente immobili. Parliamo di tanti piccoli episodi che difficilmente ci hanno complicato l’esistenza ludica ma, ammettiamo, a lungo andare possono risultare giustamente fastidiosi. A questo si aggiungono anche un paio di spiacevoli crash oltre a problemi di collisione con i veicoli. La speranza è che vengano presto risolti con una o più patch in modo da garantire un’esperienza fluida e piacevole (gli sviluppatori sono consapevoli dei problemi e hanno già annunciato che interverranno).
Sempre per quanto riguarda la grafica, c’è da segnalare la scelta artistica di far oscillare i personaggi tra il realismo e il cartoonesco, un qualcosa che potrebbe non piacere a tutti ma che tutto sommato si sposa bene con la filosofia del titolo. Per quanto riguarda il sonoro, Saints Row presenta alcune tracce semplicemente da applausi. Anche gli effetti non sono male e il risultato finale riesce a offrire al giocatore una degna ambientazione sonora. Buono anche il doppiaggio che contribuisce a regalare una caratterizzazione abbastanza varia ai diversi personaggi che ci ritroveremo a incontrare.