Chenso Club è uno di quei titoli che cerca di rientrare nel ricco (forse ormai anche troppo) panorama dei roguelite, appoggiandosi a un loop di gameplay che, ormai lo abbiamo capito, funziona molto bene. Per riuscire a ritagliarsi una fetta di questo panorama, però, bisogna proporre qualcosa di unico in qualche modo, in modo da appassionare degli utenti che ormai sono fin troppo abituati alla struttura del genere.
In un certo senso, Chenso Club cerca di fare proprio questo ma, per vedere se ci sia riuscito davvero, diamo un’occhiata alla recensione completa.
Viva il Chenso Club
Chenso Club non propone una vera e propria storia ma, come da consuetudine per il genere, si limita a una semplice contestualizzazione narrativa e, in questo caso, a qualche breve dialogo sparso tra i livelli. L’incipit iniziale resta comunque molto semplice: gli alieni hanno invaso la terra e una potente androide viene risvegliata per poterli contrastare. La protagonista inizierà quindi una lotta dove incontrerà altre eroine, tutte pronte a combattere come lei.
Nonostante l’intreccio di fatti si mantenga su questa banalità di fondo, ciò che caratterizza la narrazione di Chenso Club è lo spiccato umorismo presente in tutti i dialoghi del gioco, fin dall’inizio. Ogni situazione diventa infatti una breve gag comica, con battute spesso assurde. Il problema, però, è che tutto questo funziona in modo altalenante, con alcune battute decisamente meno riuscite di altre e con una generale mancanza di interesse che accompagna i dialoghi.
In pratica, nulla di troppo elaborato. A parte alcune eccezioni come Hades, però, i roguelite difficilmente propongono una storia degna di questo nome e di conseguenza vale la pena analizzare il vero cavallo di battaglia di Chenso Club, il gameplay.
Tra salti, fendenti e livelli molto simili
Il gameplay è sicuramente il motivo principale per cui acquistare Chenso Club ma, tristemente, non siamo davanti a una formula priva di difetti. Alla base, la struttura di gioco ricorda quasi una versione molto semplificata di Rogue Legacy, dove bisogna attraversare livelli generati proceduralmente, divisi in stanze piene di nemici.
In questo caso, però, ogni stanza può essere vista come un’arena dove affrontare un numero variabile di nemici, prima di passare alla successiva, dove sconfiggere altri nemici…e così via. Morendo si ricomincia il livello da zero, mentre sconfiggendo il boss finale si sblocca il bioma successivo, dove questo loop si ripete.
Purtroppo, però, un dungeon generato in questo modo risulta ben presto scialbo e ripetitivo, per via di una generale mancanza di profondità e varietà. Ogni livello è infatti molto lineare, senza troppe variazioni di sorta e senza nessun tipo di interazione ambientale degna di questo nome (come le porte o le pozzanghere in Dead Cells, ad esempio). Il risultato è un’esplorazione banale e noiosa, che rende ogni partita fin troppo simile alla precedente, con dei dungeon che praticamente diventano semplici contenitori.
Con queste premesse, ciò che caratterizza Chenso Club è il gran numero di scontri, che si mostrano come il fulcro centrale dell’esperienza. Questi si basano sui poteri delle varie eroine, tutte diverse tra loro per velocità, mobilità generale e moveset di mosse.
Gli attacchi a disposizione si dividono tra normali e speciali. I primi sono semplici combo a terra o in aria, mentre i secondi sono vere e proprie mosse speciali con un brevissimo periodo di carica e dagli effetti molto diversi. Alcune potrebbero essere dei voli che danneggiano i nemici in alto, altre sono degli scatti a terra che causano danni ingenti e altre ancora sono onde d’urto lanciate ai lati del personaggio. Tutto questo varia in base all’eroina selezionata, appunto.
In ogni partita si aggiungono poi piccoli power up, come un drone che spara i nemici, una barriera, uno scatto aggiuntivo e così via. Potenziamenti passivi che quindi non modificano gli attacchi direttamente, ma si limitano a essere un piccolo supporto. Niente di più e niente di meno.5
Il risultato è un sistema di combattimento che parte da ottime basi, ma diventa ben presto poco vario e ripetitivo, rivelando la sua mancanza di profondità. Nonostante ci siano varie eroine molto diverse tra loro infatti, il moveset di ognuna di esse è fin troppo limitato, imponendo quindi al giocatore lo spam di pochi attacchi. In ogni roguelite, invece, un alto skill ceiling è fondamentale per garantire la giusta varietà alla formula di gioco e per dare all’utente un motivo per tornare a giocare.
Durante le varie stanze di gioco, peraltro, possiamo imbatterci in vari mini giochi che cercano di donare varietà al tutto – come sezioni platform dove uccidere nemici senza cadere, o un mini gioco tra i livelli dove farsi fotografare – ma anche in questo caso parliamo di una mancanza di varietà generale che ben presto si fa sentire.
Infine, i dungeon ospitano brevi sfide che compaiono casualmente, le quali rendono qualche stanza più complicata da attraversare, potenziando i nemici o facendo calare l’oscurità. Una buona idea, che però pecca nuovamente di una mancanza di quantità e di varietà, diventando prevedibile e poco interessante dopo qualche partita.
Quindi, Chenso Club è da buttare? Non proprio. Siamo comunque davanti a un titolo tecnicamente curato e con controlli precisi, che pur essendo derivativo riesce a partire da basi solide, seppur poco sviluppate. In altre parole, il gioco è un’esperienza con bassissimi skill ceiling e skill floor, adatta a quei giocatori che cercano intrattenimento non troppo impegnativo, dove uccidere nemici in un platform a scorrimento laterale con partite in qualche modo diverse tra loro.
Chenso Club è quindi un buon gioco che, pur essendo poco profondo, parte comunque da una struttura funzionante. Sicuramente lo store di Valve offre alternative migliori, ma se cerchi qualcosa per “spegnere la testa” per qualche minuto, allora potresti aver trovato l’esperienza che fa per te. In caso contrario gira al largo.
Tecnicamente convincente
Chenso Club vanta un comparto tecnico davvero ottimo, che forse è la parte più riuscita della produzione. Il gioco sfoggia sprite colorati e rifiniti, animati in modo sempre soddisfacente. Allo stesso modo, le ambientazioni vantano una buona qualità generale. Il comparto artistico di Chenso Club è poi originale e riconoscibile, dando al gioco un’identità tutta sua.
Infine, il comparto sonoro si limita a fare il suo dovere, con musiche ed effetti adatti alle varie occasioni.