Sviluppato da Start Warp e pubblicato da Ratalaika Games insieme a Meridian4, The Dark Prophecy è una piccola avventura grafica punta e clicca che sembra uscita direttamente dagli anni ‘90. Noi l’abbiamo vissuta grazie alla nostra Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
The Dark Prophecy: cerca Merlino!
The Dark Prophecy è un prodotto che tenta, in tutto e per tutto, di rievocare il glorioso passato delle avventure grafiche punta e clicca. Lo fa non solo con la grafica in pixel art 2D molto ben riuscita e che approfondiremo nel paragrafo dedicato, ma anche e soprattutto attraverso il gameplay e le atmosfere. In merito a queste ultime, c’è da dire che il gioco prova a riproporre anche la comicità, pacata, mai volgare, in parte perfino acuta, che hanno fatto il successo di capolavori come Monkey Island. Certo, con le dovute differenze. Ma vediamo come inizia l’avventura di Jacob, il nostro involontario eroe… o dovremmo dire messaggero?
Jacob è uno qualunque, un ragazzo ben lontano dalla nobiltà e privo di qualsivoglia potere o abilità specifica. Il nostro protagonista è seduto in riva al lago quando viene intercettato da una faccia composta interamente d’acqua e che, sorpresa, parla! Questa faccia si rivela essere un potente mago e informa il nostro Jacob che c’è un pericolo enorme che incombe sull’intero regno, incluso il villaggio dove abita il nostro “eroe”. Per evitare questa immane sciagura, Jacob deve incontrare il mago di corte, Merlino, e portargli un messaggio. Solo così si potrà evitare il peggio.
Se il compito sembra essere una passeggiata a conti fatti… non lo sarà. Questo perché, le guardie poste dinanzi all’ingresso del castello non hanno alcuna intenzione di far passare il povero Jacob e quindi questo dovrà escogitare un modo per convincerli o toglierli di mezzo. L’avventura inizia quindi proprio nel piccolo paesino posto fuori il castello e, come tutte le avventure grafiche che si rispettino, vedrà la storia piena di personaggi più o meno stravaganti.
Ci saranno anche innumerevoli richiami alla sfera fantastica classica: dalle streghe ai troll dei ponti (che giocano d’azzardo, tra l’altro). Tra battute più o meno riuscite, enigmi da risolvere e morti accidentali (che approfondiremo a breve), The Dark Prophecy offre una storia leggera, piacevole, a tratti divertente, non molto originale ma che risulta essere un gradevole passatempo nella sua forse troppo breve durata (il gioco si può completare in meno di due ore).
Gameplay
The Dark Prophecy non fa niente per innovare il genere anzi, elimina gran parte delle innovazioni pur di ancorarsi agli anni ‘90. Lo fa eliminando qualsivoglia aiuto nella risoluzione degli enigmi e riportando i comandi al passato. Ecco quindi che il nostro cursore può trasformarsi in una mano, un occhio o un baloon. Simboli che vanno a loro volta a indicare le possibili azioni che il protagonista può effettuare con oggetti e persone. Banalmente, la mano sta a indicare l’azione “utilizzare” o “prendere”, l’occhio indica “l’osservare” e infine il baloon è “parlare”. Sta a noi decidere quale azione selezionare così come sta sempre a noi scoprire cosa fare e in che ordine.
Come detto, The Dark Prophecy non guida molto l’utente ma, nonostante ciò, il gioco non sarà mai realmente impossibile complice il fatto che è abbastanza breve, gli scenari non sono molti e così anche gli oggetti da raccogliere e combinare non ci faranno perdere la testa.
Come da tradizione, aspettati di andare avanti e indietro più volte, cercando un oggetto ben nascosto o una possibile combinazione da effettuare per poter procedere nell’avventura. Perché sì, ci saranno oggetti da raccogliere e che potrai analizzare o utilizzare da un pratico menù a tendina che uscirà in alto nello schermo. Essendo però un titolo dalla struttura vecchia, può capitare di anticipare un enigma senza però portarlo a termine perché magari manca un dialogo o un’azione specifica (come consultare un libro per scoprire che puoi accedere in un luogo che però avevi già localizzato di tuo).
Poco fa abbiamo parlato di “morti accidentali”, ebbene il gioco si è divertito a inserire tanti piccoli eventi che possono portare il giocatore a morire prematuramente e giungere così a uno dei tanti “bad ending”. Questi son quasi tutti divertenti e anche prevedibili, come mangiare una bacca dal colore sospetto. Occhio però, il game over ti riporta all’ultimo salvataggio e qui c’è da dire che avrai bisogno di salvare spesso. Noi, infatti, abbiamo riscontrato degli errori con l’autosalvataggio che, letteralmente, aveva smesso di funzionare. Quindi per sicurezza, salva manualmente (non mancano gli slot a disposizione).
Per quanto riguarda i comandi, il gioco ha una struttura da PC e si vede da subito. Il cursore a schermo, infatti, reagisce abbastanza bene su schermo con l’analogico ma quando si passa alla selezione dei dialoghi, diventa quasi scomodo e infatti, consigliamo il passaggio ai tradizionali tasti direzionali per scegliere le varie linee di dialogo.
E sì, dialogare coi personaggi è essenziale per progredire nella storia e sì, dovrai tornarci più volte a seconda degli eventi che sbloccherai. Inoltre, come da tradizione, man mano che andrai avanti, si sbloccheranno sempre più luoghi e quindi sempre più personaggi per un cast complessivo che nel suo piccolo funziona discretamente bene. Ironicamente, uno degli elementi più deboli è proprio Jacob dal carisma discutibile e forse fin troppo anonimo.
Ultimi due appunti, The Dark Prophecy offre tra gli enigmi anche alcuni che richiedono un po’ di logica come selezionare una sequela di simboli per sbloccare una serratura ma non sono mai realmente ostici o innovativi. Infine, l‘avventura è fruibile unicamente in lingua inglese (sono assenti i sottotitoli in italiano) ma il linguaggio utilizzato è molto semplice e il quantitativo di testo non è mai esagerato.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, The Dark Prophecy in parte è un piccolo gioiellino. Alcuni scenari hanno una cura dei pixel che rievocano efficacemente i capisaldi del passato. L’impatto iniziale è un vero e proprio viaggio nel passato e questo è lodevole. Certo, non tutto è curato come si dovrebbe, ma considerando l’entità del progetto, si può chiudere un occhio. Anche i personaggi rispettano gli standard dell’epoca così come le creature fantastiche. Anche il sonoro non è male, offrendo tracce gradevoli e che, inevitabilmente, possono rischiare di diventare ripetitive a seconda della nostra rapidità nel risolvere gli enigmi di turno.