Sviluppato e pubblicato da Ghost Pattern, Wayward Strand è tecnicamente un’avventura grafica ma fondamentalmente, è un’antologia di racconti liberamente da scoprire ed eventualmente approfondire. Una vera e propria esperienza narrativa accompagnata da un tocco grafico intrigante e funzionale e dove il “nemico” principale del gioco è il tempo e la sua gestione. Noi abbiamo vissuto la storia di Casey Beaumaris e dei pazienti dell’ospedale volante sulla nostra Nintendo Switch e questa è la nostra recensione.
Wayward Strand: tante storie, poco tempo
Siamo nel 1972 e vestiamo i panni di Casey Beaumaris, una bambina la cui madre è un’infermiera impegnata in un ospedale che è ospitato su una vera e propria nave volante (a metà tra un galeone e un dirigibile). Il prologo ci vede proprio impegnati in questo breve tragitto ed è sulla funivia che la ragazza scambia i primi dialoghi del gioco, lo fa con la madre e ci svela, in poche battute, il nostro obiettivo: siamo lì per aiutare nostra madre, ci saremo per tre giorni e, cosa da non sottovalutare, con noi abbiamo portato il necessario per stilare report scolastici. Sì, Casey frequenta la scuola ma fa anche parte della redazione del giornale scolastico, un impegno che prende molto sul serio. Lei si crede una giornalista e non mancherà dal renderlo noto (se lo vorremo) a diversi ospiti della nave (che siano operatori o pazienti).
La storia principale del gioco, da sola, non è forse delle migliori ma il titolo mette subito in chiaro che l’ospedale è pieno di ospiti singolari (ma anche di operatori da non sottovalutare) ed è proprio con questi che sveleremo un sistema di trame, più o meno intrecciate tra loro, che riusciranno non solo a condurci fino ai titoli di coda ma anche a spingerci a iniziare una nuova partita per tentare nuovi approcci o utilizzare diversamente il tempo a nostra disposizione.
La verità è che i personaggi di Wayward Strand sono decisamente “vivi” e non solo nelle loro routine da scoprire e memorizzare, ma anche nel loro modo di comunicare. Ogni personaggio riesce a distinguersi dagli altri e alcuni sveleranno retroscena semplicemente inaspettati. Per la precisione, parliamo di ospiti prevalentemente di età avanzata, che hanno sulle spalle il peso di una vita e tutta una serie di problematiche che potrebbero portarci a dubitare della loro credibilità. Ad esempio, l’anziana che dimentica le cose dopo pochi secondi, ci sta prendendo in giro o è sincera? E l’uomo burbero che odia tutti, cos’ha nascosto nel suo passato? Perfino l’infermiera, tanto gentile quanto indaffarata, potrebbe celare qualcosa.
Le storie e i personaggi sono in assoluto tra gli elementi migliori dell’intera produzione, sono loro il motore principale che ci porterà a incassare impatti emotivi da non sottovalutare. Ogni personaggio potrebbe arrivare al punto di gettarci contro le sue sofferenze, le sue perdite, mettendo a nudo il proprio fragile animo e, dinanzi a dinamiche non facilmente prevedibili, quando i nodi arriveranno al pettine, forse non saremo pronti a pagare il conto. Ed ecco quindi, come già citato, che si sarà incentivati a ripetere l’esperienza, alla ricerca di alternative migliori o semplicemente per passare più tempo insieme a un determinato personaggio. Ma il tempo potrebbe non essere abbastanza, Wayward Strand è pur sempre un’avventura grafica ed è bene quindi affrontare il gameplay per scoprire tutte le sue carte.
Gameplay
Sarò onesto, se cerchi un gameplay d’azione, hai decisamente sbagliato titolo. In Wayward Strand ti troverai prevalentemente a leggere e a rispondere tra diverse opzioni prestabilite. Su queste ultime c’è da fare un piccolo appunto: varieranno a seconda del tempo trascorso (quindi del momento della giornata e quindi a seconda delle azioni che sta eseguendo il personaggio con cui intendi interagire) e tenendo conto anche di determinati altri dialoghi o decisioni. Banalmente, se vuoi parlare del soggetto X con un paziente, devi prima scoprire che esiste il soggetto X e che è legato, in qualche modo, col determinato paziente. Questa conoscenza sbloccherà un nuovo dialogo che a sua volta porterà ad approfondire il rapporto col paziente.
Nota fondamentale: il gioco è interamente in inglese (i sottotitoli in italiano sono completamente assenti). L’inglese in sé non è complicato ma richiede agilità nella lettura e comprensione del testo in quanto il gioco è a tempo (approfondiremo a breve questo elemento fondamentale) e non si fermerà se non mettendo in pausa o aprendo il menù. Inoltre, il tempo non aspetterà neanche le tue scelte di dialogo che partono in automatico scegliendo un’opzione a caso. Quindi dovrai leggere e decidere velocemente cosa dire.
Il tempo è prezioso e decidere come utilizzarlo è qualcosa da non sottovalutare. Wayward Strand fa tesoro di queste parole e implementa un sistema a tempo che rende vivo il gioco, attivando una routine dei personaggi e di eventi che avverranno a prescindere dalla nostra presenza. Siamo noi a doverli scoprire, ancorandoci a una o più linee narrative, affidandoci al nostro intuito o seguendo determinati indizi.
Il primo impatto con il sistema del tempo può portare al pensiero errato di voler vedere tutto in un’unica run. Te lo dico subito: è impossibile. Come nella realtà, non puoi essere i più punti contemporaneamente. Bisogna scegliere. Con chi passerai più tempo? Quanto parlerai con determinati personaggi rispetto ad altri? Quale trama riuscirai a completare fino in fondo? Sta tutto a te. Sei libero di vivere l’avventura come preferisci, ma preparati a conseguenze imprevedibili che percuoteranno il tuo animo con sensazioni contrastanti.
E se te lo stai chiedendo, no, non potrai imbrogliare il tempo con salvataggi manuali. Il gioco salva automaticamente in determinate fasi ed è quindi sconsigliato provare a tornare “indietro nel tempo”. Il consiglio è di godersi il gioco, lasciandosi ispirare da ciò che avviene e scegliendo determinati percorsi. Eh sì, la nave e i suoi ospiti hanno davvero tanto da raccontare e scoprire.
E parlando di esplorazione, avremo la possibilità di muoverci nell’ospedale volante passando da una stanza all’altra in modo abbastanza comodo. Alcune zone non saranno subito accessibili e toccherà ricordarci bene come è strutturato il veicolo (che non è grande ma offre una buona variabilità visiva ed è perfetto per le storie che ospita). Il gioco, inoltre, offre un pratico comando (basta premere “x”) che farà apparire a schermo un piccolo “indicatore di posizione” che ci guiderà al personaggio selezionato. Ogni personaggio ha il suo indicatore e in questo modo sapremo, orientativamente, dove si trova.
L’esplorazione, seppur semplice, presenta qualche incertezza tecnica. Ad esempio, il passaggio da un piano all’altro, oltre a paralizzare il tempo, blocca anche noi, offrendoci qualche secondo di animazione automatica. Banalmente, queste piccole fasi servono al gioco per caricare i vari piani ma, inevitabilmente, spezzano il ritmo (oltre che l’elemento del tempo e il suo realismo) inoltre, non elimina totalmente la schermata di download (comunque presente in alcuni casi).
Grafica e sonoro
Graficamente, lo stile di Wayward Strand è molto affascinante, offrendo un impatto visivo piacevole, realizzato con colori pastello, leggeri, vivaci e funzionali al prodotto. Inoltre, il prodotto si difende discretamente in entrambe le modalità della Nintendo Switch, spiccando notevolmente di più su quella portatile (per praticità). Da evidenziare una particolare cura al dettaglio di alcune stanze e la caratterizzazione estetica del cast di personaggi. Infine, anche il sonoro si difende molto bene (mai invasivo o fastidioso) e presenta un doppiaggio ben curato e che fortifica ulteriormente i personaggi.