Una delle suddivisioni più immediate, grazie al parallelo con altri media come cinema e libri, è quella per tema: anche i videogiochi hanno dimostrato di preferire alcune tematiche e contesti rispetto ad altri. Uno fra i più esplorati, nel corso della storia videoludica, si è rilevato essere il tema western: come nel cinema, dove il filone ha creato pietre miliari del grande schermo e continua ad essere amatissimo, anche nel videogioco si contano numerosissimi titoli western. Spaziando tra i più diversi generi, pressoché tutte le generazioni videoludiche hanno potuto cimentarsi con la frontiera americana, subendone un fascino che non conosce età.
Fra gli shooter in prima persona, o FPS, si contano numerosi esempi soprattutto legati a titoli ormai risalenti: uno per tutti, estremamente arcade, era Wild Gunman. Originariamente uscito per cabinati nel 1974, una decina di anni dopo venne portato su NES dove, grazie al particolare controller, conobbe una seconda giovinezza: la periferica, il Nintendo Zapper, era a forma di pistola, e i nemici sullo schermo dovevano essere eliminati mimandone l’utilizzo. Merita menzione un FPS arcade più moderno, nel senso che la minima componente narrativa non influisce comunque sul gameplay essenzialmente semplice: Call of Juarez Gunslinger. Quarto capitolo della serie, si distingue proprio per il suo approccio totalmente arcade, nonché per la particolare grafica in cel-shading.
I primi due capitoli della stessa serie, sebbene ascrivibili al genere FPS, hanno una storia molto più centrale, rientrando quindi nel genere dei titoli narrativi. Call of Juarez e Call of Juarez Bound in Blood, che del primo è un prequel, seguono la storia di personaggi comuni attraverso vari anni, dagli ultimi momenti della secessione americana fino alle frontiere occidentali. Frontiere che invece sono le protagoniste di Oregon Trail, un’avventura del 1971 che, come i suoi protagonisti, fa da pioniere videoludico. Dotato di una forte componente didattica, e oggetto di un recente remake, il titolo faceva vestire i panni del leader di una carovana di pionieri in viaggio per la frontiera lungo la pista Oregon Trail, incaricandolo di curare i bisogni dei vari componenti e garantirne l’arrivo sani e salvi.
Passando al genere open world, inevitabile richiamare i due Red Dead Redemption, capolavori di Rockstar; eppure, non sono stati i primi a proporre una grossa mappa western liberamente esplorabile. Ben prima, nel 2005, intraprese questa strada Gun, che metteva in scena una storia fortemente narrativa in una mappa particolarmente strutturata. A due grossi centri urbani facevano da contraltare ranch isolati, villaggi indiani, tortuose piste rocciose e pianure dove cacciare; una mappa che oggi impallidisce di fronte ai risultati raggiunti, ma che oltre quindici anni fa appariva ricchissima, anche in termini di contenuti opzionali. Nei saloon delle due città erano poi presenti gli iconici tavoli verdi, validi sia per missioni secondarie che per semplici intrattenimento: si trattava di un’attività particolarmente apprezzata, illustrando le regole del poker e mettendole in pratica tanto per mero passatempo quanto per cimentarsi in attività opzionali. Merita menzione anche la caccia, così come missioni da sceriffo o da pony express, fornendo un’esperienza che all’epoca aveva pochi eguali.
Impossibile evitare di fare riferimento a una serie che recentemente ha rinsaldato i rapporti tra West e videogaming, pur appartenendo a un genere oggi quasi di secondo piano. Il genere strategico in tempo reale ha goduto del suo splendore fra gli anni ’90 e i primi 2000 e oggi, sebbene sempre vivo, risulta meno praticato. Figurarsi un suo sottogenere: il tattico in tempo reale, o RTT, differisce dal primo per il fatto di avere sotto controllo poche unità fortemente differenziate in luogo dei vasti eserciti di un RTS classico. L’approccio tattico fu proprio quello scelto per Desperados, un RTT particolarmente apprezzato uscito nel 2001: un successo che batté ancora un timido colpo nel 2006 con un sequel, tornando poi in pompa magna nel 2020 con l’arrivo di Desperados 3. I punti forti del genere, pochi personaggi specializzati alternativamente disponibili e un forte incentivo alle azioni di basso profilo, ritornano nell’ambientazione western che ha distinto il titolo originale dai suoi concorrenti di quasi vent’anni prima: cittadine di frontiera, bayou, miniere fortificate e canyon sono solo alcuni degli scenari proposti, dimostrando ancora una volta come il videogaming non voglia abbandonare un tema tanto prolifico come quello western.