Videogiochi sotto il mirino di alcuni ricercatori, ma questa volta nella maniera del tutto positiva; attualmente sono tantissimi i piccoli videogiocatori che passano almeno un paio d’ore con il proprio videogioco preferito e, molto spesso, la durata indicata è da considerarsi giornaliera. Alcuni utenti hanno cominciato a urlare allo scandalo e al fatto che, stando così tanto tempo con un prodotto videoludico, potrebbero vedere dei profondi danneggiamenti al cervello dei più piccoli. Ciò potrebbe ovviamente influire negativamente nello studio e nel comportamento di tutti i giorni.
Spesso, però, è stato dimostrato il contrario e ancora una volta i ricercatori non si sono fermati alle apparenze o alle vecchie dicerie; è stato condotto un nuovo studio, negli USA, in cui sono stati presi in esame ben 2 mila bambini con vari test per capire se il videogioco in sé influisce negativamente sulla memoria. E i risultati sono stati sorprendenti. I test eseguiti hanno dimostrato come l’ossigeno nel sangue sia più alto in coloro che passano più tempo videogiocando. Inoltre pare proprio che i livelli di attività delle regioni cerebrali frontali associate alle azioni più impegnative siano anch’essi elevati.
Videogiochi: non solo divertimento
Per arrivare a tale risultato hanno studiato le risonanze magnetiche effettuate sui 2 mila bambini dall’età tra i 9 e 10 anni circa, dimostrando come l’attività cerebrale nelle regioni legate alla vista siano quasi sempre molto minori rispetto a quanto la persona adulta possa pensare. Proprio in base a questo, l’Associazione americana di pediatria stanno consigliando di far giocare il bambino almeno un’ora al giorno, massimo due, per poter migliorare la loro capacità mnemonica.
“Numerosi studi hanno collegato i videogiochi a problemi del comportamento e di salute mentale. Questo studio suggerisce che potrebbero esserci dei benefici cognitivi associati a questo popolare passatempo, che meritano ulteriori indagini” ha dichiarato Nora Volkow, direttrice del National Institute on Drug Abuse.
“Anche se non possiamo dire se giocare regolarmente ai videogiochi sia causa di prestazioni neurocognitive superiori, si tratta di una scoperta incoraggiante che dobbiamo continuare a indagare” ha aggiunto Bader Chaarani, responsabile dello studio e assistente alla cattedra di psichiatria presso l’Università del Vermont a Burlington.