Debuttare nel mondo videoludico nel 2022 non è certo impresa facile, ma con The Chant, possiamo dire che Brass Token, studio canadese nato nel 2017, sia riuscito a fare la sua più che onesta figura. Stiamo parlando di un titolo doppia A, di genere horror, story driven ed una spruzzata di meccaniche action capace di ritagliarsi un suo spazio nell’attuale panorama videoludico. Resta con noi e leggi la nostra recensione per scoprire di più su The Chant e su cosa può offrirti.
The Chant: horror paranormale e trhiller psicologico si incontrano
la commistione di generi non è certo un pregio di per sé, bisogna infatti tenere conto del come vengono fusi insieme i punti cardine di quest’ultimi nel risultato finale: The Chant riesce ad unire egregiamente una narrazione paranormale (“che non è perfettamente normale, pur non essendo francamente anomalo” oppure “relativo ai fenomeni psichici o fisici non spiegabili razionalmente”), ad un racconto basato sulla psicologia vista dal punto di vista più oscuro e malato. Traumi repressi e patologie mentali si scontrano con un mondo parallelo fatto di orrore ed oscurità; queste le tematiche affrontate nel titolo d’esordio di Brass Token.
Jess, la nostra protagonista, decide di accettare l’invito della sua amica Kim ad un ritiro spirituale, nei pressi dell’isola di Glory Island, al fine di poter affrontare e superare un evento disturbante a lungo represso, il quale non le consente più di vivere serenamente con se stessa. Dopo un evento di meditazione andato storto, il ritiro benefico si tramuterà nel peggior incubo di Jess, che dovrà affrontare i suoi demoni e quelli degli altri iniziati, sia mentalmente che fisicamente.
Story-driven, ma non troppo
la natura narrativa di The Chant è palese sin dal primo avvio del gioco, anzi, sin dal primo trailer mostrato, tuttavia, l’interattività presente all’interno del titolo e le fasi action disponibili, risultano essere una buona alternativa al mero atto di raccontare una storia in computer grafica in cui il giocatore ha ben poco controllo; peccato che, sotto ognuno di questi punti di vista (narrazione, interattività ed azione) il titolo tenda a calare nelle fasi avanzate e finali del gioco.
Nelle prime ore di gioco (facendo presente che una run può essere concluse in circa 6 ore) la trama saprà catturare sapientemente il giocatore, mettendolo di fronte ad avvenimenti apparentemente inspiegabili e fornendogli, passo passo, le risposte necessarie per incuriosirlo ancora di più e spingerlo ad esplorare ancora l’isola. Purtroppo, nelle fasi finali dell’avventura, il tutto sembra perdere di mordente in favore di una chiusura sbrigativa e poco curata, o comunque curata di meno rispetto all’incipit del gioco.
Le stesse fasi action presenteranno una curva di difficoltà palesemente rivolta verso il basso: i nemici che andremo ad affrontare difficilmente si evolveranno rispetto alla forma iniziale con cui ci verranno presentati, mentre noi diverremo pian pian sempre più ben equipaggiati e sicuri di noi stessi, arrivando appunto nelle fasi avanzate e finali, a ritenere tali ostacoli più una seccatura che una vera e propria sfida. un vero peccato, perchè il punto di partenza era veramente ottimo.
Forse facile, ma non noioso!
Attenzione però, quanto detto in precedenza non deve far passare l’idea che questo sia un titolo da evitare, tutt’altro! The Chant riesce a proporci una storia interessante che vale la pena di essere seguita sino alla fine e, magari, anche di essere rigiocata per cogliere qualche dettaglio in più o scoprire un altro finale (in tutto ce ne sono 3). Anche il gameplay, per quanto non tenda ad evolversi nel corso dell’avventura ma rimanga chiuso nelle meccaniche mostrateci nelle fasi iniziali, può comunque offrire delle ottime sezioni esplorative in salsa horror e qualche combattimento un minimo stimolante e soddisfacente contro nemici unici.
Da sottolineare poi che l’esplorazione del mondo di gioco amplierà e non poco la trama principale legata alla nostra protagonista ed all’isola stessa, ma anche le sotto-trame legate agli altri personaggi presenti al ritiro. In breve, per quanto non eccellente in nessuna delle meccaniche di gioco di cui è composto, The Chant riesce comunque a stimolare il giocatore nell’atto di cercare risposte sul mondo di gioco.
Lato tecnico: c’è e si vede, ma siamo lontani dall’eccellenza
Dal punto di vista grafico, The Chant riesce a dire la sua senza problemi: l’atmosfera, l’illuminazione, l’ambiente attorno ai personaggi riescono ad essere oltremodo suggestivi, così come gli effetti particellari del mondo oscuro presente sull’isola (e qui, la potenza della serie X ha aiutato e non poco). E’ tuttavia impossibile non notare la legnosità delle animazioni dei personaggi, che si salvano solo nelle fasi di movimento particolarmente lente, ed in particolare delle animazioni facciali.
E’ indubbio che, al di là di tutto, le emozioni traspariscano senza problemi dai volti dei personaggi coinvolti, ma nel 2022, il risultato ottenuto da The Chant, si attesta sulla mera sufficienza (colpa del cross-gen?). Anche nel gameplay giocato è ravvisabile questa discontinuità, in cui la nostra protagonista si muoverà fluidamente nelle fasi di esplorazione per poi diventare un semi-pezzo di legno nelle fasi action.
Ottima invece la colonna sonora che, per quanto non indimenticabile, scandisce bene i momenti di calma ansiogena da quelli di pericolo imminente.
Il gameplay, un piccolo appunto…
The Chant è, senza mezzi termini, un titolo in cui combattere non è la fase divertente dell’avventura. Le nostre armi saranno un misto di scienza e credenze spirituali (come arma da lancio avremo il sale…IL SALE!) ed i poteri paranormali che potremmo sfruttare nel corso del gioco saranno assai poca cosa dal punto di vista dell’impatto sui nemici, utili quasi solamente per rallentarli durante la nostra fuga.
Jess è una donna qualunque che si trova costretta ad interagire fisicamente con delle mostruosità, e le sue azioni fisiche sono dettate dal puro istinto di sopravvivenza. Non aspettatevi dunque di trasformarvi in una cacciatrice di demoni…voi sarete le prede!