Sviluppato dalla neonata Jumpship e pubblicata in collaborazione con Xbox Game Studios, Somerville è un videogioco di avventure forte di un’atmosfera particolarmente unica. Il merito è soprattutto del produttore esecutivo di Limbo e Inside il cui zampino è innegabile. Noi abbiamo vissuto l’invasione su Xbox One e questa è la nostra recensione.
Somerville: un’altra invasione?
Titolo di debutto dei Jumpship, studio indipendente benvisto dal mondo Xbox, che vanta tra i suoi membri Dino Patti, ex CEO e co-fondatore di Playdead, nonché studio che ha dato i natali a due perle indie dall’atmosfera indimenticabile: Limbo e Inside. Ed è sempre l’atmosfera a rendere Somerville un titolo unico a suo modo ma procediamo con ordine.
Notte, un’auto sfreccia a velocità moderatamente elevata lungo vie strette e deserte, tra le foreste. Scorrono i primi titoli mentre l’auto arriva a una casa tranquilla, isolata, pacifica. In lontananza, con un furbo utilizzo (quasi cinematografico) della telecamera, vediamo che dall’auto scende un uomo seguito da una donna, dal figlio e infine dal cane. I quattro sono felici, il bambino viene alzato verso l’alto, giocano e poi entrano in casa.
La notte li conquista e la famiglia si addormenta sul divano. Il primo a svegliarsi è il bambino che, in piena notte, inizia a muoversi tra la sala. Lo controlliamo noi e non subito chiaro cosa dobbiamo fare. La confusione è alimentata dal fatto che all’esterno qualcosa non torna. La porta di casa batte con prepotenza mentre alcune luci al neon fendono i colori della notte.
Il bambino sembra quasi attratto, apre la finestra ma… non riesce in pieno e inizia a reclamare attenzioni. La famiglia si sveglia, il cane ha fame e noi ambiamo ruolo. Ora siamo il padre di famiglia, protagonista della vicenda e con calma, nonché stanchezza, procediamo nell’aiutare la nostra amata a soddisfare le necessità di chi è meno autonomo (figlio e cane). Ma quella che sembra una normale routine viene infranta da un forte clangore. La casa trema. L’uomo corre fuori e si ritrova un enorme obelisco nella propria terra.
Pochi secondo e l’intero cielo si riempie di colossali obelischi neri. C‘è caos. Si sentono spari, esplosioni. La famiglia si riunisce e decidono di scappare. Corrono all’auto ma questa esplode. Senza vie di fuga, i quattro vanno a rintanarsi nella cantina ma… questa è solo una parte del prologo. L’inizio di quella che sembra essere un’invasione. Ma c’è ancora da raccontare: il protagonista riesce a incontrare uno degli invasori, gli stringe la mano e qualcosa avviene. Un fulmine bluastro, una scossa mortale. Un cambiamento.
La narrazione di Somerville funziona. Funziona nel suo mutismo, nel suo ritmo lento e ben studiato, nella sua fantascienza così apparentemente prevedibile ma che riesce comunque a sorprendere e a regalare uno scorcio di un immaginario a suo modo inedito e da scoprire. Avido di dettagli, relega all’immagine e all’azione tutta la sua storia. Una storia da giocare in tutta la sua breve ma efficace durata (da 3 a 6 ore).
Somerville: il potere della luce
Il nostro protagonista, quando riapre gli occhi dopo quella brutta notte, si ritrova solo insieme al cane. Solo con un cambiamento: il proprio braccio che si illumina. Una luce celeste e potente, una luce aliena. Questa sorta di “potere” è l’arma principale del nostro protagonista. Chi si aspetta un Infamous resterà però deluso. L’eroe di turno non spara fulmini. Oh no. Il suo potere trova espressione e potere ancorandosi ad altri apparecchi elettrici.
Per farla breve: se tocchiamo una luca e poi attiviamo il potere, la luce diventerà celeste come il nostro braccio e il suo raggio diventerà distruttivo per il “materiale alieno” che ci ostacola. Somerville racconta di un disperato viaggio alla ricerca della propria famiglia. Uomo e cane, si muoveranno in location devastate, desolate, tra scoperte, fughe disperate e nemici, cercando di ricongiungersi all’altra propria metà della famiglia (donna e figlio).
Per farlo, dovranno sfruttare tutto ciò che hanno a disposizione a partire dall’ambiente. Ed eccoci ritornare al “materiale alieno”. Se il cielo è invaso da strani obelischi, il suo è a sua volta flagellato da strane sculture da far sparire grazie alla luce del braccio del protagonista (e non solo). Ecco quindi che, nei panni dell’uomo, saremo chiamati a muoverci in location di vario genere cercando la via giusta per procedere oltre (quasi ogni scena è, a conti fatti, un enigma da sbrogliare).
Cosa tocca illuminare? Quando? Bisognerà prima spostare un determinato oggetto? E cosa sono quelle bizzarre sfere che sembrano avere la stessa funzione, nonché potere, del braccio del protagonista? Somerville è un concatenarsi di enigmi ambientali abbastanza brevi ma che sapranno mettere alla prova il tuo ingegno. Il tutto alternato a momenti di tensione da non sottovalutare.
Come in Inside, infatti, anche qui saremo chiamati a schivar alcuni nemici, a nasconderci da fasci di luce e a comprendere, in immancabili (ma mai frustranti) fasi trial and error, cosa fare e con che tempismo. Il tutto funziona quasi sempre decisamente bene e l’atmosfera è il motore principale che ci condurrà fino ai titoli di coda grazie a un crescente narrativo e ludico decisamente accattivante.
Peccato solo per alcune piccolezze tecniche. Il gioco si sviluppa quasi interamente sul piano orizzontale, con la possibilità di procedere in profondità in alcune zone. Questo funziona ma non sempre, complice una telecamera un po’ capricciosa e un level design che può fungere da involontario ostacolo (coprendo letteralmente il protagonista). A questo si aggiunge il fatto che non è sempre chiaro con cosa l’uomo può interagire.
Grafica e sonoro
Graficamente, Somerville prova a darsi un’identità sfruttando palette di colore limitate e un realismo estetico superficiale, quasi abbozzato. E funziona, funziona decisamente bene (soprattutto per gli elementi “alieni”). Buoni anche gli effetti. Alcuni scorci sono semplicemente indimenticabili (ti sfidiamo a non far sedere il protagonista sulla panchina per ammirare l’invasione).
Il sonoro accompagna l’impianto grafico con eleganza, mai invadente o fastidioso e anzi, risultando quasi essenziale in alcuni momenti. Grafica e sonoro si mescolano in modo naturale contribuendo a potenziare l’atmosfera che domina in tutto il titolo con fasi crescenti riuscite e potenti.