Hello Puppets: Midnight Show è un titolo che prende a piene mani da quel filone di survival horror dove il protagonista deve semplicemente scappare e nascondersi, senza una concreta possibilità di danneggiare i mostri che lo inseguono. Troviamo quindi meccaniche stealth, che diventano parte integrante del gameplay, potenzialmente creando molta tensione.
Hello Puppets: Midnight Show porta tutto questo a un livello particolare, con nemici che probabilmente terrorizzeranno tutti coloro che sono cresciuti a pane e Piccoli Brividi: burattini animati, malvagi, e brutti come la peste! Vediamo se fanno davvero paura nella nostra recensione!
Hello Puppets: Midnight Show – dove lo spettacolo è la nostra fuga!
La storia di Hello Puppets: Midnight Show inizia da premesse degne di un racconto di Lovecraft. Il nostro protagonista gestisce uno show serale con i burattini che, però, non sta andando troppo bene, probabilmente per via della sua vena inquietante. Disperato, il nostro “eroe” trova una soluzione tanto malata quanto pericolosa: acquistare un libro di magia nera contenente diversi incantesimi, tra cui uno in grado di donare vita ai burattini.
Come era intuibile, la vita donata in questo modo non è per niente naturale e questo eccesso di hubris porta i burattini a diventare versioni malvagie e distorte delle loro controparti immaginate durante il lancio dell’incantesimo. In particolare, Mortimer si dimostra intraprendente e sadico, organizzando un gioco dove insegue il protagonista insieme ai suoi compagni, costringendolo a risolvere diverse prove per recuperare le pagine del libro di magie e, forse, annullare l’incantesimo.
L’intreccio di fatti, come si può vedere, non è troppo elaborato ma Hello Puppets: Midnight Show ha comunque stile da vendere. Non solo l’estetica generale del titolo è originale e riconoscibile, ma anche gli ambienti sono pieni di elementi di scena bidimensionali, affiancati dal normale mobilio e valorizzati da una palette di colori accesa e molto diversa da quella che si vede normalmente nel genere.
Proprio i toni cupi e oscuri della storia, peraltro, rendono tutto molto interessante fino alla fine, anche grazie a un paio di colpi di scena in grado di tenere tutto sul filo del rasoio. A questo si aggiungono poi pezzi di lore, sbloccabili esplorando e che rendono tutto ancora più profondo, soprattutto per coloro che hanno giocato il primo capitolo.
Nascondino mortale!
Il gameplay di Hello Puppets: Midnight Show si basa su un loop semplice e per certi versi strettissimo. Si parte di un hub centrale da cui si vedono le cutscene della storia e successivamente si entra in un livello da una porta. Questi sono ambientati in mappe piccole e circoscritte, dentro le quali sono sparsi enigmi da risolvere. A ognuno di essi corrisponde infatti una carta, da portare all’inizio del livello per poter poi risolvere un enigma finale e concluderlo.
Ci sono poi meccaniche aggiuntive. Tanto per cominciare, gli enigmi sono sparsi a caso nel livello tra varie location possibili, marcate sulla mappa iniziale. A questo si aggiunge poi un burattino assetato del nostro sangue, che naviga nello scenario in modo simile all’Alien di Alien: Isolation. Oltre a risolvere gli enigmi bisogna quindi fare attenzione al burattino di turno, in modo da evitarlo. Essere raggiunti significa infatti la morte immediata, con conseguente perdita di una vita (alla fine delle tre, è game over) e di eventuali carte che ancora non erano state riportate all’ingresso del livello.
Ogni partita di Hello Puppets: Midnight Show ci vede quindi muoverci in modo furtivo, risolvere enigmi e recuperare le carte, da portare poi all’ingresso e risolvere un enigma finale. Tutto questo, evitando un burattino malefico. Un’idea che alla base funziona bene ed è in grado di regalare momenti piacevoli, ma tristemente rovinata da alcuni piccoli problemi.
Tanto per cominciare, è troppo facile aggirare il burattino. Questo perché possono passare diversi minuti senza neanche incontrarlo, con conseguente caduta della tensione. Qualora lo incontrassimo, poi, è molto facile evitarlo, visti i continui rumori, fischettii e filastrocche in rima che ne preannunciano l’arrivo con troppo anticipo. Se poi venissimo comunque scoperti, è possibile scappare facilmente in uno dei tanti nascondigli dietro gli angoli ed evitare il contatto…e se anche questa opzione non andasse a buon fine e il burattino cercasse di aprire il nostro armadietto dove ci siamo nascosti, basterà risolvere un minigioco simile a un rhythm game per tenerlo fuori e vederlo sparire.
Insomma, la nostra nemesi diventa davvero pericolosa solo nelle parti finali di Hello Puppets: Midnight Show, ma per le prime ore si dimostra poco inquietante e, anzi, diventa addirittura fastidiosa. Risolvere l’enigma di fine livello richiede infatti molto tempo…tempo in cui il burattino di turno si presenta casualmente nella location dell’enigma, interrompendo il nostro ragionamento e costringendoci a nasconderci per aspettare che passi. Questo non crea però inquietudine, ma solo fastidio e frustrazione.
Come accennato, però, proseguendo nell’avventura i burattini diverranno più pericolosi, per esempio tendendoci imboscate dai quadri (letteralmente dalle fot***e pareti!). A questo si aggiungono elementi dello scenario senza batteria, che quindi ci costringono a cercare e inserire le batterie necessarie al loro funzionamento, facendoci esplorare lo scenario più a lungo e di conseguenza rendendoci potenziali prede per più tempo, portandoci magari a eventuali errori.
Questo in un certo senso bilancia le meccaniche troppo permissive che circondano il burattino, anche grazie ai livelli progressivamente più complessi da risolvere. Nel complesso, quindi, Hello Puppets: Midnight Show diventa godibile, anche con momenti carichi di tensione, e sufficientemente interessante anche per i non appassionati del genere.
Bello ma non bellissimo
Il comparto tecnico di Hello Puppets: Midnight Show mostra purtroppo limiti evidenti. Da una parte abbiamo infatti modelli poligonali non troppo elaborati, affiancati peraltro da scenari poco dettagliati, e dall’altro lato troviamo animazioni decisamente poco riuscite, con corse e movimenti vari fin troppo scattosi e poco realistici. Il risultato finale resta comunque godibile, anche grazie allo stile cartoonesco che caratterizza l’estetica.
Estetica molto riuscita peraltro, che vanta burattini dall’aspetto decisamente inquietante e semplicemente impossibili da non riconoscere fin da subito. Si aggiungono scenari che combinano elementi cartoon con altri più “realistici”, per un risultato finale davvero ricco di fascino.
Infine, il comparto sonoro è ottimo, con effetti sonori sempre adatti alle varie occasioni, affiancati da musiche riuscitissime e da un doppiaggio eccellente.