Sviluppato da Sky Bear Games e pubblicato in sinergia con Ratalaika Games, Wonderland Nights: White Rabbit’s Diary è una visual novel ambientata nel magico mondo ideato da Lewis Caroll: Alice nel paese delle meraviglie. Per l’esattezza, si tratta di un ipotetico sequel delle vicende conosciute ai più.
Noi abbiamo indossato i panni del Bianconiglio su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Wonderland Nights: White Rabbit’s Diary – un grande evento dove evitare il peggio
Come anticipato, Wonderland Nights: White Rabbit’s Diary è una sorta di sequel di Alice nel paese delle meraviglie ed è focalizzato proprio sugli eventi che avvengono nel mondo magico, concentrandosi soprattutto nelle terre della Regina di Cuori.
O meglio, della figlia della Regina di Cuori visto che l’originale regina è morta d’infarto a causa della stessa Alice. Ma anche la nuova regina no se la passa benissimo considerando che le spetta fronteggiare un evento non proprio semplicissimo: una grande riunione con tutti i regni del paese delle meraviglie.
Questo evento che include, appunto, tutti i rappresentanti dei regni che compongono il paese ideato da Caroll, serve fondamentalmente a mantenere un equilibrio fra le parti e prevede l’attuazione di politiche e attività che possano mantenere una parvenza di pace reciproca. O almeno così dovrebbe.
Quando si parla di politica e di regni, infatti, i complotti sono all’ordine del giorno considerando anche che più di un regno sembra avere già dei conflitti aperti e il regno della Regina dei Cuori non è escluso, anzi. In tutto questo miscuglio di trame e tradimenti è infilato esattamente al centro il povero Bianconiglio.
Il nostro adorabile roditore si ritroverà in veste di organizzatore e involontario tessitore del futuro del regno di cui fa parte. Suo è il compito di far interagire i vari ospiti, spostandoli in varie stanze e cercando di svelare quanti più segreti possibili onde evitare l’epilogo peggiore.
Saremo onesti, l’idea di partenza di Wonderland Nights: White Rabbit’s Diary è intrigante e a suo modo anche originale. Il problema è che la narrativa è molto frammentata e richiede, ovviamente, di essere giocata più volte. Inoltre, questo stesso sistema non ci permette di conoscere appieno tutti i personaggi del cast, alcuni decisamente troppo sacrificati o poco ispirati.
La trama in sé non è male anche se non sfiora l’originalità e la potenza creativa di Steve Caroll, limitandosi a reinterpretarla a modo suo, con alcune virate quasi macchiettistiche e con un Bianconiglio particolarmente fuori forma per doppiaggio e comportamento.
Leggi e organizza
Wonderland Nights: White Rabbit’s Diary è una visual novel dallo stampo prevalentemente classico e quindi aspettati principalmente di leggere e far scorrere fiumi (neanche troppo corposi) di parole. Parole completamente in inglese (assenti i sottotitoli in italiano) ma accompagnate da un doppiaggio (anche questo in inglese) completo e che rende l’esperienza più coinvolgente.
Come la stragrande maggioranza dei congeneri, anche Wonderland Nights: White Rabbit’s Diary include come elemento interattivo quello di poter effettuare determinate scelte e di assistere poi alle inevitabili conseguenze, presentando una narrazione, come anticipato, frammentata e con finali differenti.
Qui le scelte sono focalizzate nel dover organizzare gli incontri dei nostri ospiti, selezionando i membri del cast a nostro piacimento e spostandoli nelle varie stanze del nostro palazzo. Ogni stanza/luogo prevede un’attività per la coppia di ospiti selezionati (due personaggi per stanza) come una partita a tennis o a croquet o anche un giro nella sala della musica.
Parliamo di un totale di sei stanze per dodici ospiti da selezionare liberamente. A seconda delle scelte, avremo determinate reazioni e sbloccheremo alcuni dialoghi. Il Bianconiglio, infatti, si apposterà per origliare i vari discorsi (senza intervenire) e qui potremo ottenere due elementi importanti.
Il primo è svelare caratteristiche di uno o più personaggi (come antipatie e/o preferenze su sport, attività o altri personaggi) il secondo è cosa voteranno in giornata. Ogni giorno, infatti, prevede un voto su uno degli argomenti del grande evento. Come l’abolizione della magia, ad esempio.
Ecco, a inizio giorno la nostra regina ci dirà a quale risultato della votazione puntare e quindi di scegliere di conseguenza. A seconda degli accoppiamenti, infatti, i personaggi possono essere influenzati… inclusa la stessa regina (strano ma vero). Anche la stanza in cui vengono inseriti può modificare le decisioni di voto, influendo sul loro umore.
C’è da dire che la prima run è fatta quasi completamente alla cieca, non avendo grande conoscenza sui personaggi e limitandosi a quel poco che riusciremo a scoprire giorno dopo giorno. Inoltre, non sempre gli accoppiamenti offrono risposte o scoperte, può capitare di ottenere piccole frasi accessorie e fondamentalmente inutili.
Per fortuna, la durata relativamente breve di ogni run ci permette di sperimentare velocemente nuove alternative ma alla lunga, evoca una monotonia di fondo abbastanza rilevante e che porterà lontani i meno avvezzi al genere. Questo è dovuto anche al fatto che il gioco segue una struttura rigida e le nostre decisioni sono limitate prevalentemente nell’organizzare coppie e stanze.
Grafica e sonoro
Graficamente Wonderland Nights: White Rabbit’s Diary presenta uno stile abbastanza accattivante e a suo modo originale. Non sono presenti sprite animati ma semplici immagini statiche che si ripetono già nelle prime battute. Gli sfondi rispecchiano lo stesso stile dei personaggi dando un’uniformità gradevole ma che, date le diverse run che ci aspettano, mostrano presto la poca variabilità generale.
Il sonoro è gradevole e la presenza del doppiaggio completo, considerando la tipologia di prodotto, è sicuramente un punto a suo favore. Purtroppo non tutti i personaggi sono doppiati in modo efficace partendo proprio dal Bianconiglio.
Il protagonista ha una voce leggera, fiacca, debole e spesso non molto comprensibile. La frettolosità, tanto amata nelle opere cinematografiche (e non solo) non trova un riscontro vocale concreto e il carisma generale del personaggio cede rispetto ad altri soggetti ben più secondari. Tra questi è presente lo Stregatto, anche qui dotato di una voce non propriamente in linea col doppiaggio a noi abituale ma che riesce comunque a dargli giustizia per il tempo occupato su schermo.