Dead Space sin dalla sua uscita nel lontano 2008, si è ritagliato di prepotenza un posto nell’olimpo del genere survival horror, grazie a una direzione artistica esemplare, un’ambientazione cupa che riusciva a trasudare paura da ogni angolo, e a un gameplay che a oggi non è invecchiato per niente male. Proprio quest’ultimo parere mi ha fatto riflettere su due questioni: avevamo bisogno di questo remake? La risposta mi è sembrata ovvia, ovvero no, perché ripeto, il gioco originale si difende benissimo. Ma la seconda questione è: siamo felici di questo remake? E anche qui la risposta è più che ovvia, ovvero Si!
Il team di sviluppo è riuscito a mantenere integra la spina dorsale tanto apprezzata di Dead Space, adattando comparto grafico e sonoro ai tempi moderni, con un risultato terrificante nel senso “positivo” della parola.
Dead Space: nuovo terrore
Pur mantenendo lo scheletro del titolo originale, in Dead Space le modifiche alla trama non mancheranno. Vestiremo i panni o meglio l’armatura di Isaac Clarke, e il primo cambiamento viene effettuato proprio sul personaggio principale, dotato finalmente di voce e partecipe ai dialoghi con i suoi compagni. Isaac è un ingegnere spaziale inviato per riparare un guasto assieme al suo equipaggio, sull’enorme vascello spaziale USG Ishimura. Da subito si nota che qualcosa non va: tutte le luci della Ishimura sono spente e non c’è nessuna risposta ai diversi tentativi di comunicazione.
Dopo un attracco abbastanza difficoltoso, nel quale la nostra nave ne uscirà molto danneggiata, inizieremo a esplorare il vascello apparentemente deserto, fino a fare la terrificante scoperta che l’Ishimura è invasa da creature abominevoli che tenteranno subito di uccidere Isaac e compagni. Da qui ci sarà tutto un susseguirsi di eventi che vedranno Isaac e il resto dell’equipaggio tentare di mettersi in salvo, mentre si addentreranno sempre più nel cuore della Ishimura, scoprendo cosa ha causato quell’orrore.
La cosa che salterà subito agli occhi di chi ha giocato l’originale, sarà sicuramente il nuovo comparto grafico di questo Dead Space. È stato fatto davvero un gran lavoro, mantenendo lo scheletro di tutto, ma lavorandolo quasi da zero. L’Ishimura diventa una vera protagonista del gioco, con i suoi corridoi bui, i suoi angoli nascosti, le sue stanze piene di pericoli rese magnificamente dal nuovo comparto grafico.
L’impatto visivo è notevole, e in questo genere di gioco non fa che aumentare il fattore immersione. Camminare per l’enorme vascello fa paura. Saremo sempre sul chi va là, pronti a fare fuoco su eventuali necromorfi o a darcela a gambe da pericoli più grandi. Il davvero eccellente comparto sonoro poi non fa altro che aumentare la tensione, con musiche che annunciano i momenti più intensi e pericolosi, ma soprattutto con uno spettacolare uso degli effetti ambientali.
In Dead Space infatti, il comparto sonoro è a livelli altissimi. Saremo spesso colti di sorpresa da rumori in lontananza o vicini, leggeri o più pesanti, interrogandoci su cosa possa causarli. Inutile dire che in questi momenti la tensione arriva alle stelle. Per non parlare degli immancabili jumpscare. Dal punto di vista dell’atmosfera, questo remake riesce nella difficilissima impresa di superare il Dead Space originale.
Gameplay
Il gameplay è il punto nel quale Dead Space riesce a restituire al giocatore quel feeling che si otteneva giocando ai survival horror vecchio stile, come la sua versione originale o titoli similari. Con una visuale in terza persona ad altezza spalla, prenderemo il controllo di Isaac e inizieremo a esplorare la USG Ishimura in lungo e in largo. In un buon mix di esplorazione e combattimenti, dovremo affrontare diverse creature, come ad esempio i necromorfi, degli abomini generati con diverse parti del corpo, sui quali non sarà efficace sparare in testa, bensì bisognerà tagliare loro gli arti, per rallentarli e finirli.
Per aiutarci in questo, Dead Space ci viene in aiuto fornendoci delle armi adatte a questo scopo, che grazie alle loro particolari munizioni, smembreranno gli arti dei nostri nemici. Anche su questo fattore, i miglioramenti grafici si notano eccome. Le parti dei necromorfi che vengono dilaniate, con tutto il sangue che ne consegue, danno un tono veramente grottesco a Dead Space. Ovviamente avremo la possibilità di trovare altre tipologie di armi, come l’immancabile lanciafiamme e altri.
Il gioco prosegue così, con l’esplorazione che si mescola a enigmi da risolvere, condita con l’aggiunta di diversi scontri contro queste mostruosità, nella classica meccanica di trovare una chiave o un oggetto particolare per proseguire nella nostra missione.
Il ritmo del gioco non cala mai, anche quando non saremo impegnati nei combattimenti, perché in questo Remake di Dead Space non tutto è come lo ricordiamo, anzi. Il semplice esplorare per capire di più su quello che sta accadendo si tramuterà in un’esperienza appagante, nonché gli unici momenti di calma (apparente) per poter riprendere fiato.
Tecnicamente nuovo
Come anticipato largamente, il comparto tecnico di Dead Space è superbo, risultando il punto di forza di questo remake. Ho rischiato spesso di fare una brutta fine perché fermo ad ammirare alcune ambientazioni, così come ho trascorso diverso tempo a osservare dettagli più o meno raccapriccianti, sparsi per tutta la nave spaziale Ishimura.
Anche durante i momenti grotteschi, la (piccola) parte di me non spaventata, non poteva fare altro che pensare “però, bella la resa grafica”. Il titolo offre inoltre due modalità grafiche, una che favorisce la fluidità del gioco, mentre l’altra la grafica, come accade sempre più di consuento nei titoli next gen.
Anche per il comparto sonoro di Dead Space non si può fare altro che tesserne le lodi. Musiche ed effetti ambientali aumenteranno a dismisura il coinvolgimento generale del titolo. Il gameplay invece è rimasto abbastanza simile al gioco base, con un gunplay soddisfacente, ma una scarsa mobilità di Isaac.