Sin dal suo annuncio, Wild Hearts ha suscitano sia interesse che perplessità. Il primo scaturiva dal fatto che da tempo non si vedeva in giro un competitor di Monster Hunter, le perplessità invece erano dovute dalla paura di trovarsi di fronte a un clone, senza anima né spina dorsale. Fortunatamente lo sviluppatore KOEI TECMO, non è caduto nella tentazione di creare un titolo con il minimo sforzo, percorrendo la strada più facile e copiando a piene mani dal titolo Capcom. Infatti Wild Hearts, pur essendo un Hunting Game con una forte impronta di Monster Hunter, presenta tutta una sua personalità peculiare, caratterizzata da un gameplay di combattimento più dinamico e improntato prettamente sulla via action e sulla meccanica dei Karakuri.
Proprio questi ultimi risultano essere l’elemento fondamentale e distintivo di Wild Hearts: il nostro cacciatore ha con sé il potere di utilizzare quest’antica e misteriosa tecnologia, che gli permetterà di creare dispositivi dal nulla, utili sia per la caccia che per l’esplorazione delle gigantesche mappe; quello che nei trailer era stato etichettato come “elemento Fortnite”. Niente di più errato.
Wild Hearts: si apre la caccia ai Kemono
Nel titolo di KOEI TECMO, vestiremo i panni di un cacciatore venuto da terre lontane, del quale potremo creare l’aspetto partendo da zero, e che si ritroverà tra le mani il potere di utilizzare un’antica tecnologia, quella dei Karakuri. Gli eventi trasporteranno il nostro alter ego nella splendida e isolata città di Minato, un tempo meta di tantissimi cacciatori, e adesso sull’orlo dell’oblio perché minacciata da giganteschi e feroci mostri, noti col nome di Kemono. Visto che soldati e sovrani saranno intenti a combattersi fra di loro, saremo noi l’unica speranza di aiutare Minato a sopravvivere.
Partendo da questa base, Wild Hearts presenta una storia che, benché abbastanza semplice e a volte scontata, riesce a intrattenere il giocatore e ad aggiungere una motivazione in più per proseguire, grazie anche alla caratterizzazione dei personaggi di Minato, i quali risultano essere molto più profondi di semplici comparse, ognuno con la propria storia e la propria utilità nel villaggio. Non passerà molto che ci saremo già affezionati alla bellissima cittadina, che rispetto quelle dei titoli Capcom, risulta essere molto più grande e viva, anche se inizialmente più dispersiva.
A Minato potremo godere di vari servizi, ricevere missioni secondarie, comunicarne i risultati, utilizzare la forgia, riposare nella nostra casa e altro, e non appena avremo la possibilità di creare i karakuri anche qui, esplorarla nella sua interezza e scoprire qualche segreto.
Mappe enormi e personalizzabili
Una delle caratteristiche principali che differenziano Wild Hearts dai vari Monster Hunter, è proprio la grandezza delle sue mappe, ambientante in un Giappone feudale fantasy. Anche se negli ultimi anni, soprattutto con Monster Hunter World, Capcom ci ha dato mappe davvero ampie, quelle di Wild Hearts lo sono di più, offrendo tanta verticalità, e una sensazione di esplorazione e scoperta davvero soddisfacente. Infatti le mappe non saranno solamente delle arene dove combattere i kemono, ma avranno al loro interno davvero tanti segreti da scoprire, come i talismani, potentissimi oggetti equipaggiabili per modificare le nostre statistiche.
Le mappe andranno vissute, esplorate e fatte nostre. I karakuri ci permetteranno di personalizzarle, costruendo scorciatoie e campi base ma non solo, anche mezzi di trasporto. Questa meccanica si rivela davvero azzeccata: sarà davvero divertente e soddisfacente esplorare la mappa, trovando punti dove piazzare rampini, e tantissimi altri karakuri che ci faciliteranno i movimenti, come alianti, casse per raggiungere sporgenze, ponti e davvero tanti altri.
Nei campi base avremo la possibilità di piazzare tantissimi karakuri, come le tende che attiveranno anche il viaggio rapido verso quelle zone, una fucina di fortuna che ci permetterà di creare equipaggiamento sul posto, senza dover tornare sempre a Minato, vasche per marinatura ed essiccatoi dove creare cibo e davvero tantissimi altri, come le torri da caccia che ci indicheranno la posizione dei kemono. Per poter creare i karakuri però dovremo prima sbloccare le fonti del drago, le quali andranno a riempire alcune barre elementali, che serviranno per pagare il costo in risorse dei karakuri. A leggerlo sembra più complicato di quello che è realmente.
I karakuri nella caccia
Wild Hearts ci permetterà di utilizzare l’antica tecnologia dei karakuri anche e soprattutto durante la caccia. Inizialmente ne avremo pochi a disposizione, ma man mano che avanzeremo con la storia principale, ne avremo davvero tanti a nostra disposizione. Il loro utilizzo in battaglia è semplice, basterà infatti tenere premuto il dorsale destro e premere uno dei tasti associati al karakuri. Questa meccanica si integra perfettamente con lo stile di combattimento di Wild Hearts, e dopo qualche caccia, inizierà a essere del tutto naturale utilizzare i karakuri.
Da una semplice cassa a molla che ci permetterà di balzare in aria e attaccare il mostro dall’alto, a torce che doneranno l’elemento fuoco alle nostre armi, passando per trampolini che ci faranno scattare orizzontalmente in modo da schivare attacchi, i karakuri daranno un enorme dinamismo a tutti i combattimenti. Questi karakuri si divideranno in semplici e costruiti. I primi saranno dispositivi singoli, gli altri invece saranno costruiti con più karakuri; per fare un esempio pratico, creando due pile da tre casse ciascuna, andremo a costruire un bastione in grado di fermare la carica dei mostri e lasciarli storditi per un po’ di tempo, oppure piazzare tre alianti, creerà un dispensatore di vapori curativi. Anche se può sembrare complesso, all’atto pratico non lo è.
Mostri e armi
Come le mappe, anche i vari kemono che affronteremo in Wild Hearts saranno ispirati al Giappone feudale, e dobbiamo dire che alla fine, risultano essere tutti davvero ben caratterizzati e abbastanza unici, e alcuni scontri ci offriranno degli scorci davvero magnifici, come il “cinghialone” da affrontare in un enorme campo fiorito. Ogni mostro avrà al suo arco davvero tanti attacchi, e non solo fisici; infatti spesso verremo bersagliati da attacchi speciali, come getti di lava, spuntoni di terra che emergono dal terreno e via dicendo. Ogni kemono inoltre avrà due fasi, quella normale e quella infuriata, con la seconda che andrà anche a modificarne l’aspetto e a conferire al mostro altri potentissimi attacchi.
Purtroppo durante alcuni scontri, soprattutto con i kemono più grossi e in aree un po’ più strette, Wild Hearts soffre di problemi di telecamera, con quest’ultima che si attacca al cacciatore senza dare la possibilità di capire cosa sta accadendo. Fortunatamente non si verifica frequentemente.
Le armi a nostra disposizione saranno otto, che sicuramente non è un numero elevato come quello di Monster Hunter, ma che comunque riesce a offrire al giocatore tantissima varietà e diversificazione di gameplay. Da quelle classiche come la potentissima ma lenta Nodachi, alla Katana e arco, passando per quelle più particolari come un cannone portatile, un martello allungabile e un ombrello tagliente, ognuna di queste armi richiederà dimestichezza e pratica per essere sfruttata al meglio, risultando più tecniche di quanto non so possa credere.
Un esempio lo possiamo trovare nel martello, il quale dopo ogni colpo andato a segno, ci permetterà di premere un tasto a tempo, dando al cacciatore diversi altri attacchi in caso di riuscita. Oppure ancora il Wasaga, un’arma a forma di ombrello che permetterà di poter effettuare dei veri e propri parry, se utilizzato col giusto tempismo.
Le armi e armature che potremo creare saranno davvero tante, a dispetto dei pochi mostri a disposizione. Infatti, mentre l’albero delle armi sarà già di per sé abbastanza ampio, quello delle armature è ridotto, ma presenta una simpatica introduzione, ovvero quella di poter modificare un pezzo base di armatura verso la via degli umani o delle bestie. Oltre a cambiarne l’estetica e le statistiche, questa modifica potrebbe anche sbloccare abilità sopite dell’armatura, a patto di rispettare determinati requisiti.
Tecnica e multigiocatore
Graficamente Wild Hearts è un po’ diviso a metà. Da una parte abbiamo dei mostri ben caratterizzati, così come i dettagli del cacciatore, di armi e armature, e scorci di paesaggi incantevoli, mentre dall’altro presenta delle zone con dei dettagli bi bassa qualità, così come alcune texture. Tutto sommato però graficamente fa il suo, e durante la caccia difficilmente ci si metterà a pensare alle texture. Wild Hearts offre sia la modalità prestazioni che grafica, ma visto il genere del titolo, ci sentiamo vivamente di consigliare la prima.
Tecnicamente soffre di qualche calo sporadico di fps quando si gioca in solitaria, mentre quando si è online a caccia con altri giocatori, abbiamo notato questi cali un po’ più frequentemente, ma niente di inaccettabile. Parlando della modalità online, Wild Hearts offre il crossplay per un massimo di 3 cacciatori a partita.
Il titolo è sia sottotitolato che doppiato in lingua italiana, anche se il livello del doppiaggio è abbastanza neutro.