Pubblicato da Tecmo Koei e sviluppato in sinergia con Gust, Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & Secret Key è un JRPG che conclude la saga di Ryza, ultima trilogia della serie Atelier. Come si concluderanno le vicende dell’alchimista Reisalin Stout e amici? Noi abbiamo trascorso innumerevoli ore nel colorato mondo progettato da Gust e questa è la nostra recensione per Nintendo Switch!
Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & Secret Key – l’ultimo capitolo di Reisalin Stout
Per chi non lo sapesse, la serie Atelier ha da sempre attirato un buon numero di fan faticando però a uscire dalla propria nicchia di riferimento. Fondamentalmente, si tratta di un JRPG con forti elementi di crafting e con una trama quasi sempre leggere, scanzonata e dai ritmi compassati. Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & Secret Key è il terzo e ultimo capitolo della trilogia Ryza iniziata nel 2019 con Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout e proseguita nel 2020 con l’apprezzato Atelier Ryza 2: Lost Legends & the Secret Fairy.
Questa trilogia ha come protagonista la giovane alchimista di nome Reisalin Stout che spicca non solo per l’estetica ma anche per la propria caratterizzazione che risulta essere un buon mix di umorismo, innocenza e coraggio. Ma Reisalin funziona anche grazie al cast di personaggi che la circonda e che qui ritroveremo praticamente al completo.
Ed è bene toglierci subito uno dei punti dolenti principali: Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & Secret Key è pensato prevalentemente per chi ha già giocato i primi due capitoli. Sì, il titolo presente un video/trailer riassuntivo della trama principale dei capitoli precedenti ma è estremamente breve e incentrato unicamente sugli eventi “macro”. Questo significa che vengono tagliati fuori tutta la costruzione dei legami coi vari personaggi. Inoltre, viene meno anche tutta la lore che i fan più sfegatati potranno facilmente localizzare e goderne.
Riassumendo, Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & Secret Key è sinceramente sconsigliato per chi non ha vissuto i primi due capitoli della saga di Ryza in quanto si perdono molti spunti narrativi che vengono dati troppo per scontati. chiarito ciò, la narrativa della nuova avventura di Reisalin Stout rispetta il tono e il ritmo delle precedenti (forse è leggermente meno ispirata rispetto al secondo capitolo).
Nel dettaglio, parliamo di una storia molto diluita e dal ritmo decisamente leggero, quasi rilassante, perfettamente in linea con gli standard che da sempre hanno caratterizzato la serie di Atelier. Anzi, in Ryza la trama ha subito una sorta di “risveglio” con ventate drammatiche intriganti e risvolti non sempre così telefonati. Nulla di rivoluzionario ma tutto decisamente gradevole da giocare a patto di affrontarlo col giusto spirito ludico.
Chi si aspetta quindi una sorta di epopea, seppur qui le dimensioni del mondo e la portata degli eventi siano abbastanza di ampio respiro, potrebbe restarne deluso. In compenso, non mancano momenti decisamente divertenti così come attimi più drammatici e alcuni momenti perfino romantici. Il tutto unito in un canovaccio che farà sicuramente la gioia degli appassionati che potranno così scoprire come finisce l’avventura di Reisalin e amici.
E a tal proposito è bene specificare che Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & Secret Key è ambientato un anno dopo gli eventi del secondo capitolo e quattro anni dopo quelli del primo. Questo significa che i personaggi sono – o stanno – cambiati, cresciuti e questo sarà spesso evidenziato da ricordi o eventi (principali come secondari) che scandiranno il lineare percorso di oltre trenta ore che ci condurrà ai titoli di coda.
Ma qual è il macro evento che coinvolge Reisalin e amici in questo nuovo capitolo finale? Ebbene, la nostra giovane e pasticciona alchimista, si ritrova a offrirsi nell’esplorazione di un arcipelago totalmente sconosciuto ma stranamente legato alla propria terra – e non solo. In più, la nostra eroina è anche “vittima” di strani messaggi di una voce che sente solo lei, direttamente nella propria testa, e che le fornisce particolari e insolite indicazioni.
Si apre così un’avventura inedita ma collegata a più riprese con gli eventi dei primi capitoli a partire dall’Underworld e, ovviamente, dall’alchimia e dalla rispettiva conoscenza di quest’ultima ottenuta nel corso degli anni. Non dimentichiamo, infatti, che la serie Atelier è da sempre scandita da un sistema ciclico di attività che include, ovviamente, la gestione di un atelier alchemico con tanto di richiesta da soddisfare, ricette da sperimentare e materiali da mescolare. Ed è proprio la pratica dell’alchimia, unito a un sistema di missioni secondarie vasto seppur non molto vario, che possono prolungare la durata del titolo ben oltre le sessanta ore.
Combattimenti a turni ma frenetici
Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & Secret Key è un JRPG di stampo abbastanza classico, ancorato a un sistema a turni che ha visto, proprio con la saga di Ryza (in particolare col secondo capitolo) una vistosa e decisa virata verso scontri più veloci e interattivi. In particolare, il sistema di combattimento in tempo reale prevede sì un sistema a turni classico ma gli attacchi sono scanditi in modo simile a quanto visto nel nuovo capitolo di Neptunia (Neptunia: Sisters vs Sisters di qui puoi trovare qui la nostra recensione per PlayStation 5).
Nel dettaglio, il giocatore è chiamato a premere ripetutamente determinati tasti con la possibilità di concatenarli tra loro inserendo mosse speciali e/o facendo intervenire anche gli alleati. Il tutto si traduce in una sequela di combo, sempre più devastanti ed esteticamente appaganti, la cui padronanza sarà essenziale soprattutto nelle fasi più avanzate.
Per eseguire determinate azioni, avrai bisogno di spendere gli AP che, in questo capitolo, non fanno altro che favorire la velocità dell’azione. Questo è dovuto al fatto che gli AP si ricaricano autonomamente abbastanza velocemente e possono essere a loro volta potenziati grazie a uno dei nuovi elementi del titolo: le chiavi. Questi oggetti permettono, infatti, di ottenere dei bonus passivi (legati non solo agli AP ma anche ai vari parametri dei membri del team) che, se strategicamente ben utilizzati, possono comportare non pochi vantaggi.
Ammettiamo che la varietà dei nemici è minore tenendo in considerazione la vastità delle aree che potremo esplorare anche se i boss riescono quasi del tutto a farsi perdonare. E parlando di esplorazione, è notevole tanto il colpo d’occhio (seppur con qualche problematica che andremo presto ad approfondire) quanta la libertà e velocità concessa al giocatore.
I caricamenti, infatti, sono decisamente minori rispetto al passato, anzi, quasi del tutto assenti. Positiva anche la varietà dei luoghi (sviluppati anche in verticale) e le possibilità di approccio a noi concesse (tra cui il cavalcare determinati animali o utilizzare determinati oggetti per potenziare ulteriormente l’esplorazione). Girare il mondo e ficcanasare anche nel più buio degli angoli è essenziale in Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & Secret Key per raccogliere materiali di ogni tipo.
I materiali, inutile dirlo, sono il cuore pulsante del sistema di crafting dell’intero titolo e permettono, tramite menù decisamente accessibili e intuitivi, di creare e personalizzare (con relativi bonus) un gran numero di tipologie di oggetti. Oggetti che potrai sia utilizzare per migliorare la qualità dell’avventura sia, soprattutto, per soddisfare richieste da parte degli immancabili clienti (e non solo).
Il pacchetto di Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & Secret Key è quindi vasto seppur ancorato a sistemi classici, limitandosi a migliorarli e renderli ancora più accessibili piuttosto che provare a rivoluzionarli e a offrire qualcosa di realmente inedito. Ma d’altronde, essendo questo l’ultimo capitolo di una trilogia, è giustificato il non volersi distaccare troppo dalle buone basi stabilite dai capitoli precedenti, offrendo comunque un prodotto solido, dall’identità ben delineata e che rischia giusto di cadere vittima della sua stessa ciclicità ludica.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Atelier Ryza 3: Alchemist of the End & Secret Key è quasi un upgrade del secondo capitolo concentrandosi soprattutto nel migliorare i propri personaggi con relative espressioni ed animazioni. Il salto grafico, qualitativamente parlando, non c’è e anzi il titolo si attesta in una media abbastanza bassa per cura dei dettagli e mole poligonale.
C’è però da dire che la palette cromatica maschera abbastanza bene e riesce a regalare scorci visivi di tutto rispetto. Buona anche la varietà delle ambientazioni. Da segnalare qualche lieve incertezza nel caricamento degli elementi a schermo, con qualche rallentamento di troppo ma nulla che vada a danneggiare esageratamente l’esperienza di gioco che rimane abbastanza fluida e accessibile in entrambe le modalità della Nintendo Switch.
Molto buono il sonoro, con musiche orecchiabili, gradevoli e in linea con gli standard tipici delle serie Atelier. Ottimo il doppiaggio in lingua originale (giapponese) che riesce a caratterizzare bene quasi ogni personaggio. Da segnalare, infine, l’assenza dei sottotitoli in lingua italiana anche se i testi – seppur abbastanza generosi – non sono mai complessi.