Sviluppato da Adglobe e pubblicato da Binary Haze Interactive, Redemption Reapers è un videogioco fantasy dalle atmosfere cupe di genere strategico a turni con visuale isometrica ed elementi da gioco di ruolo. Dopo aver sterminato i Mort su Nintendo Switch (qui la nostra recensione), siamo tornati in compagnia dei Falchi Cinerei su PlayStation 4 e questa è la nostra nuova recensione!
Redemption Reapers – Fermiamo gli invasori
Redemption Reapers racconta le vicende di uno sparuto gruppo denominato Falchi Cinerei. Si tratta di gente non proprio onorevole che si è riunita per affrontare un male oscuro e terribilmente tenace: i Mort. I fan de Il Signore degli Anelli, non faticheranno a notare più di una similitudine con l’opera targata Adglobe in quanto i suddetti Mort rievocano per caratteristiche estetiche e comportamentali gli orrendo orchi della famosissima saga di Tolkien.
La narrazione di Redemption Reapers è quasi del tutto incentrata unicamente sulla resistenza a questo esercito invasore che dalla sua ha un numero estremamente elevato di membri dotato, tra l’altro, di una ferocia inaudita. E infatti le cut scene che anticipano quasi ogni missione, non lesinano nel mostrare un certo livello di violenza e crudeltà con sangue e cadaveri spari qua e là.
D’altronde i Mort sembrano intenzionati a estinguere il genere umano devastando i villaggi e creando fortezze. Ed è in questo oscuro teatro che i nostri cinque “eroi” della Brigata dei Falchi Cinerei proveranno a resistere. E parlando dei protagonisti, c’è da dire che quasi nessuno riesce a essere memorabile anche a causa del poco spazio a loro destinato per non parlare del loro essere particolarmente stereotipato.
Sì, c’è qualcuno dotato di un background vagamente intrigante ma molti di loro si limitano a ripetere battute o a mantenere in modo forzato un certo comportamento. Ad esempio, Lush che è quello esteticamente più accattivante, non perde occasione per proporre di massacrare Mort ripetendolo di continuo, ogni volta che ha modo di intromettersi nel discorso.
A essere onesti, non è solo un problema legato ai personaggi, il canovaccio narrativo in sé soffre di un certo anonimato limitandosi a gettarci in battaglie una dietro l’altra senza particolari momenti epici o memorabili. D’altronde, le battaglie si assomiglieranno quasi tutte tra loro. Da segnalare che c’è la possibilità di effettuare delle scelte durante alcuni dialoghi ma queste sono fittizie in quanto il gioco procederà comunque per la sua strada.
Nota a parte per la lore, qui raccolta in “cimeli” da trovare e collezionare (in modo del tutto opzionale) lungo i vari livelli. Questi oggetti offrono testi, anche generosamente corposi, che permettono un approfondimento interessante di personaggi, luoghi ed eventi. Alcuni di questi riescono ad attirare perfino più della trama principale.
Uniti contro un esercito
Redemption Reapers è uno strategico a turni con elementi di gioco di ruolo decisamente classici. Tutto il gioco mantiene uno standard prevedibile ma solido ed efficace. Prima d’iniziare la missione di turno, potremo equipaggiare il nostro team con armi ed accessori, riparare o migliorare l’equipaggiamento o acquistarne di nuovo dal mercante (a cui potremo anche vendere gli oggetti raccolti).
Preparato il team, è tempo di scendere in battaglia. Come anticipato, le missioni si assomigliano un po’ tutte tra loro e prevede quasi sempre o il totale sterminio dell’esercito avversario, l’eliminazione di un dato nemico o di raggiungere un determinato punto della mappa. Il gioco non prevede una fase di posizionamento in quanto i personaggi inizieranno già in determinati punti della mappa.
Le aree di gioco non spiccano per complessità o vastità assomigliandosi anche troppo tra loro. In compenso, il livello di sfida – dopo le prime missioni – inizia a impennarsi vertiginosamente diventando quasi proibitivo. E qui entra in gioco uno dei punti di vantaggio di Redemption Reapers: la strategia. Devi sapere che a nostra disposizione avremo unicamente cinque personaggi e resteranno questi fino alla fine. Ammettiamo che il numero decisamente basso di personaggi selezionabili ci ha lasciato un po’ l’amaro in bocca considerando anche la mole di nemici che saremo chiamati a sterminare di volta in volta.
La difficoltà principale di Redemption Reapers, infatti, non è tanto l’intelligenza artificiale ma il numero di nemici. Questi saranno sempre più di noi e inoltre, in alcune missioni, avranno anche dei generosi aiuti con nuove truppe che andranno ad aggiungersi a sorpresa causando non pochi problemi. Per sopravvivere, dovrai quindi apprendere le potenzialità e le debolezze di ogni membro del team e dei nemici.
Banalmente, un arciere è estremamente debole ad attacchi ravvicinati mentre il colosso armato d’ascia è perfetto per incassare colpi e far da scudo agli altri alleati. Entrando però nel dettaglio, è bene evidenziare che ogni personaggio ha un determinato range di movimento oltre che una serie di parametri (i classici del genere) che aumenteranno all’aumentare dell’esperienza. Non è tutto, ogni eroe ha anche un set di abilità passive e attive che potrai sbloccare a tuo piacimento.
Oltre a muoversi, nel proprio turno, ogni eroe può ovviamente attaccare (utilizzando una delle abilità a disposizione) o difendersi. Attaccare e/o difendersi ha un costo in PA (Punti Azione). Questi si ricaricano di 7 punti per ogni turno. Ma non finisce qui, il personaggio può anche contrattaccare a un attacco nemico oltre a poter realizzare una combo se si trova vicino a un altro membro del team. Il sistema di combo se viene strategicamente utilizzato bene, può portare una serie di vantaggi permettendoci, di fatto, di causare un gran numero di attacchi e quindi di danni.
Grafica e sonoro
A differenza della versione per Nintendo Switch, qui la grafica prova a fare di più e in effetti si nota una cura nel dettaglio leggermente maggiore ma ciò non toglie che il titolo rimane indietro rispetto agli standard attuali. Lo si nota soprattutto in alcuni elementi come i capelli, alcune animazioni e perfino le scene di combattimenti che fungono da intro animate all’inizio delle missioni (alcune estremamente irrealistiche e che richiamano i tempi delle prime generazioni di console Sony).
Detto ciò, l’atmosfera che il titolo riesce a offrire è abbastanza buona, ancorandosi a una palette di colori che viene ripetuta praticamente fino alla fine e che ben evidenzia la tipologia di racconto e la gravità degli eventi da giocare. Purtroppo il tutto soffre, ancora una volta, di un anonimato da non sottovalutare e che crea una scarsa empatia con quello che avviene a schermo. Discorso analogo per il sonoro, poco ispirato nonostante un buon doppiaggio in inglese. Da segnalare la presenza dei sottotitoli in italiano.