Quella dei puzzle game è una categoria di gioco che esiste da sempre, e che da sempre ha una folta schiera di appassionati. Gematombe prova a entrare in questo campo già affollato, anche se ultimamente non molto, di titoli, presentando al giocatore una meccanica a metà via tra due principali esponenti del genere, ovvero Arkanoid e Puzzle Bubble, il tutto condito da una coloratissima e molto gradevole grafica, e un minuscolo incipit di storia che servirà a giustificare le nostre partite.
A dire la verità, la storia come era prevedibile, è inconsistente, e si limita a qualche scambio di battute tra i protagonisti prima e dopo la partita. Dovremo aiutare Pandora ad affrontare tutti i cattivi rilasciati nel mondo, sfidandoli a Gematombe e catturandoli una volta sconfitti.
Di sicuro la trama non è quello che si cerca in un puzzle game, anche se non guasta mai, e difatti quella di Gematombe si limita a questo. Parlando però del cuore del titolo, ovvero il gameplay, le cose prova alla mano non hanno convinto pienamente.
Gematombe: prova alla mano
Partendo dalla base, Gematombe è un puzzle game dove si gioca contro un altro avversario contemporaneamente, ognuno su una parte dello schermo. Tramite una piattaforma posta alla base del nostro schermo, dovremo lanciare una sfera e rompere più gemme colorate in una volta, poste nella parte superiore del nostro schermo.
Facendo così si creano delle combo, che in base alla loro grandezza e superato un limite iniziale, andranno a riempire di gemme lo schermo avversario. Avremo due modi per vincere, ovvero riempiendo di gemme lo schermo avversario, oppure distruggendo tutte quelle presenti nel nostro. Inoltre man mano che la partita avanza, compariranno delle linee di gemme speciali, come alcune nelle quali bisognerà colpire un lucchetto per poi poterle distruggere e varie, tanto per aggiungere un po’ di movimento alla partita.
Le premesse per creare un puzzle game divertente ci sono tutte, ma allora cos’é andato storto con Gematombe? Iniziamo dal fatto che la pallina lanciata per distruggere le gemme, non rimbalzerà sulla nostra piattaforma, ma dovremo toccarla per bloccarla. Questo rallenta e di parecchio la partita, rispetto le meccanica originale di Arkanoid, rendendo tutto anche molto più facile. Inoltre la velocità della sfera lanciata non è alta, dando sempre tutto il tempo al giocatore per recuperarla. Se proprio per una distrazione la sfera dovesse caderci, riceveremo noi le gemme prodotte dalla nostra combo.
Questa particolare lentezza può risultare ottima nell’ottica che a giocare Gematombe siano i più piccoli, oppure giocatori davvero poco pratici di videogame, ma per chiunque mastichi un pochino il genere, rischierà di annoiare quanto prima.
Anche le partite di per sé non riescono a esaltare, sia contro la CPU, comunque abbastanza agguerrita, sia contro altri giocator reali. Infatti spesso si rimarrà con poche gemme a testa, e di conseguenza poca possibilità di creare combo grandi, e data la lentezza della sfera, neanche la possibilità di chiudere la partita distruggendo tutte le sfere ed eseguire il Gematombe.
Capiterà spesso di trovarsi in questa fase di stallo a chiedersi cosa si debba fare per smuovere qualcosa, aspettando l’errore dell’avversario (improbabile), piuttosto che riuscire a mettere a segno un bel colpo.
Graficamente Gematombe è colorato e ben definito, con uno stile accattivante he ricorda i cartoni animati del passato, e anche il reparto sonoro è un grande tuffo nel passato, fattore che attiva subito l’effetto nostalgia. Purtroppo alcune scelte del gameplay non lo rendono per niente una sfida, rischiando di annoiare presto i giocatori.