Quando nel 1987 Mega Man ha fatto la sua comparsa su NES, debuttando come Rockman su suolo nipponico, nessuno poteva immaginare quanto la nuova mascotte di casa Capcom sarebbe diventata iconica e influente per il gaming nei decenni successivi. Non solo il primo capitolo sarebbe stato accompagnato da sequel, reboot a più non posso e spin-off di ogni genere, ma avrebbe anche canonizzato alcuni stilemi dei platform 2D, portando anche moltissime software house a imitarne la formula apportando variazioni sul tema più o meno significative.
Se negli ultimi anni ci ritroviamo ancora davanti a prodotti (più o meno riusciti) come 20XX e Azure Striker Gunvolt, che riprendono stile ed estetica dalle opere dedicate all’omino blu armato di Mega Booster, il clamoroso successo già riscontrato al lancio dal titolo di casa Capcom ispirò immediatamente alcune software che probabilmente ci avevano visto lungo. Winds infatti già due anni dopo il primo Mega Man, nel 1989, proponeva Cyber Citizen Shockman, quello che oggi potremmo tranquillamente chiamare una reskin del ben più blasonato Mega Man.
La serie Shockman non ha praticamente mai avuto distribuzione al di fuori del Giappone, a parte il secondo capitolo che un anno dopo la sua release originale è approdato anche sui lidi nord americani, ma proprio in questi giorni il primo capitolo (dopo un passaggio molto in sordina su PlayStation 3) ha varcato le soglie nipponiche arrivando anche su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X e S, PC e Nintendo Switch. Ci avrà convinti? Scoprilo nella nostra recensione!
Te li ricordi gli anni ’90?
Come già anticipato, il primo Shockman ha fatto il proprio debutto nel 1989, e proprio il suo arrivare a fine decennio lo rende uno dei migliori esempi di quella tipica narrazione anni ’90, magari un po’ ingenua e semplicistica non solo nei videogiochi, ma in tutti i tipi di media, ma a cui vogliamo ancora bene, in particolare se ha segnato la nostra infanzia.
I presupposti della trama sono a dir poco semplici: ci ritroveremo a impersonare Tasuke o Kyapiko, la nostra scelta sarà completamente ininfluente in termini di snodi narrativi e gameplay, si tratterà semplicemente di scegliere tra una skin maschile e una femminile, niente di più. I due sono all’apparenza normalissimi studenti, in realtà invece si tratta di due androidi costruiti da Doc, il più classico degli scienziati ed esperto di robotica (mi ricorda un certo Dr. Light…).
I due possono trasformarsi in una loro versione potenziata, corazzata e armata di tutto punto, e pronta a combattere il male. E chi potrà mai essere “il male” in un videogioco anni ’90 su uno scienziato che crea robot? Ovviamente, la sua opera prima che si è ribellata e ora semina panico e devastazione, ovvero il malvagio robot criminale Dark Skull.
Per quanto un classico clichè, il piano malvagio di Dark Skull non ci sarà rivelato fin da subito, ma inizialmente le nostre missioni consisteranno nel salvare alcuni personaggi presi in ostaggio direttamente dai lacchè del robot che infesteranno i vari livelli, fino poi ad arrivare allo scontro finale con il malvagio antagonista.
Cyber Citizen Shockman: questo gameplay l’ho già visto…
Accennavo in apertura al fatto che possiamo considerare Cyber Citizen Shockman una vera e propria reskin di Mega Man, e se dal punto di vista grafico si è comunque fatto un minimo sforzo di originalità, il gameplay invece è del tutto identico a quello che possiamo vedere nella serie Capcom: si tratta di base di un platform 2D nel quale i nostri saranno chiamati ad affrontare orde di nemici in livelli a scorrimento orizzontale.
Se inizialmente il gioco si distacca un minimo dal gameplay di Mega Man, dal momento che al posto di un cannone che spara a lungo raggio faremo uso di una lama laser per colpi ravvicinati, dopo alcune missioni sbloccheremo un upgrade che, grazie a una breve carica dell’attacco, ci permetterà di sparare un colpo a distanza, andando così ad appiattire ulteriormente le differenze tra i due brand.
Una differenza sostanziale però c’è! Se in Mega Man siamo liberi di selezionare di volta in volta quale stage affrontare senza un ordine prestabilito, in Shockman avremo invece dei percorsi prestabiliti, anche in questo caso saremo liberi di selezionare quale missione intraprendere prima, e questo sbloccherà la missione successiva di quel percorso, ma nulla ci vieta poi di affrontare non la missione successiva, ma un’altra delle missioni sbloccate negli altri percorsi, sappi però che ogni strada converge poi verso un unico finale.
Purtroppo però, ho riscontrato una certa mancanza di identità nei vari percorsi: se lo stile degli stage cambierà e verrà contestualizzato alla narrazione (che ci porterà tra le strade della città, nelle fogne della stessa, e persino in una centrale elettrica), non si può dire lo stesso dei nemici, tutti molto anonimi e banali; lo stesso purtroppo vale anche per i boss di fine livello, tutti estremamente anonimi (saranno sostanzialmente recolor più grandi dei nemici base) tanto a livello estetico quanto di gameplay.
Grafica e sonoro di altri tempi
Ovviamente, trattandosi di una riproposizione uno a uno dell’originale, dobbiamo contestualizzare il comparto tecnico, non un omaggio ai classici, ma un vero e proprio viaggio nel tempo! A partire dalla grafica, il titolo è stato sviluppato originariamente su TurboGrafx, il primo PC Engine a supportare grafica in 16 bit, e per quanto al giorno d’oggi sia ormai un’opera puramente retrò, c’è da dire che ha superato davvero bene la prova del tempo.
Ovviamente, nulla di rivoluzionario, ma personaggi e sfondi fanno bene il loro dovere, sono gradevoli da guardare e le animazioni dei colpi e degli attacchi sono abbastanza fluide; lo stesso si può dire per il sonoro, che richiama quell’epoca e ce la fa anche rivivere con una certa nostalgia, le tracce in 16 bit faranno sicuramente la gioia degli appassionati, ma potrebbero risultare anonime e insignificanti per i giocatori che scoprono quest’epoca per la prima volta.
In definitiva, Cyber Citizen Shockman assume sicuramente valore a livello storico in quanto vede per la prima volta una serie con oltre trent’anni di storia approdare in maniera definitiva al di fuori del suolo nipponico, tutt’altro discorso invece a livello ludico dal momento che si rivela fin troppo derivativo e meno ispirato e divertente dell’opera a cui si ispira. Consigliato solo ai fan completisti del genere e a chi vuole affacciarsi a un’alternativa a Mega Man dal sapore retrò.