Sviluppato da Konfa Games e pubblicato in sinergia con TinyBuild, Despot’s Game: Dystopian Army Builder è uno stravagante dungeon crawler roguelike strategico in tempo reale incentrato sulla creazione di un mini esercito di umani pronti a tutti, perfino a sacrificarsi (come già accennato nella nostra anteprima). E noi ne abbiamo sacrificati a centinaia su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Despot’s Game: Dystopian Army Builder – umani pronti a tutto
La narrazione di Despot’s Game: Dystopian Army Builder è quasi un pretesto: non aspettarti un canovaccio complesso e articolato. Aspettati invece di ritrovarti a ridacchiare di gusto per trovate imprevedibili e divertenti. Ma procediamo con ordine. Nell’opera di Konfa Games gestiamo un intero esercito di omini tutti nudi e tutti uguali, privi di caratterizzazioni estetiche rilevanti. Nonostante ciò, ogni omino si rivelerà prezioso – non tanto ai fini narrativi ma ludici. Ovviamente, tempo di far destare i poveri disgraziati che appare la nostra agognata nemesi: un computer parlante dotato di “faccione” digitalizzato.
Tale computer, senza troppi fronzoli, rivela di essere il padrone indiscusso del dungeon e che ha intenzione di metterci alla prova – ossia eliminarci completamente. Non solo, lui cerca una sfida da noi, vuole divertirsi, vuole… giocare. Come? Spingendoci lungo dungeon sempre più labirintici, prodotti in modo casuale e con nemici sempre più numerosi, brutti e pericolosi. Un mucchio di follia letteralmente imprevedibile, che saprà mettere alla prova la tua strategia e soprattutto la tua pazienza. Pronto a creare l’esercito perfetto?
A ogni omino, la sua arma
Appurato che Despot’s Game: Dystopian Army Builder non possiede una trama approfondita e articolata, è bene focalizzarci subito sulla portata principale, dove son ben visibili gli sforzi degli sviluppatori: il gameplay. Come anticipato, Despot’s Game: Dystopian Army Builder è un dungeon crawler rogue like strategico in tempo reale. Questa enorme definizione descrive alla perfezione ciò che a conti fatti ti ritroverai a fare di partita in partita.
Prima di tutto, il tuo scopo è quello di sopravvivere ai piani di un dungeon. Un dungeon prodotto in modo procedurale, totalmente imprevedibile e molto comodo da visitare. Anticipiamo che non avrai mai il comando diretto dell’esercito – letteralmente, non ti muoverai su schermo. Per cambiare stanza del dungeon, infatti, ti basterà indicare la direzione in cui spostarti – sfruttando la comoda e intuitiva mappa a schermo.
Ogni stanza, come da tradizione, può racchiudere segreti, eventi, oggetti e soprattutto nemici diversi – o anche una combo di più elementi. Una volta ingaggiato il nemico, il combattimento avverrà in modo automatico con gli omini che si schiereranno automaticamente secondo la formazione prestabilita, partendo alla carica fino alla fine. Questo significa che in Despot’s Game: Dystopian Army Builder la parte fondamentale del combattimento è la pianificazione. Dovrai quindi avere cura di ogni singola unità e del suo rispettivo posizionamento nel campo.
In breve, ogni unità può essere equipaggiata con un oggetto/arma e, in base all’esperienza accumulata, giovare di diversi bonus passivi. Inoltre, l’omino può essere spostato sul campo creando una formazione altamente personalizzata. Ovviamente, i personaggi in grado di attaccare a distanza o di curare gli altri, è preferibile posizionarli nelle retrovia, mentre chi è armato con armi d’attacco ravvicinato o con grossi scudi difensivi, può essere posizionato in prima linea. Questa è una formazione base ma dovrai mutarla più volte soprattutto in base all’equipaggiamento che riuscirai a conquistare e/o acquistare.
Gli oggetti in Despot’s Game: Dystopian Army Builder sono tanti, diversi e decisamente folli. Abbiamo pesci giganti, dolciumi lanciati come granate e trasformazioni estetiche sorprendenti. Una palla da rugby trasformerà il nostro omino in un rugbista pronto a far lanci letali e così via. Ci sono tante trasformazioni e tante piccole animazioni – rigorosamente pixellose – che sapranno strapparti qualche sorriso e che regalano una visione d’insieme gradevole ed efficace.
Ma non finisce qui: le armi, e quindi i relativi omini che se ne equipaggeranno, sono a loro volta racchiusi in determinate “macro aree di definizione”. Queste macro aree possono fornire vantaggi ulteriori se presenti in gran numero sul campo. Banalmente, tanti guerrieri dotati di armi ravvicinate e appartenenti alla stessa macro area, avranno modo di sferrare più danni. Alla varietà di attacchi e abilità – a loro volta sbloccabili man mano che si sale di livello – si aggiungono anche delle gradevoli evocazioni da non perdere.
Ma per tutto questo c’è un costo. Le monete, ottenibili dopo aver trionfato contro i nemici, possono essere impiegate per acquistare nuove armi ma anche aggiungere nuovi omini all’esercito. Decidere come investire i soldi e mutare la formazione e i relativi equipaggiamenti è essenziale per sopravvivere in Despot’s Game: Dystopian Army Builder ma non basta. C’è un altro parametro da tenere sotto controllo: l’appetito dell’esercito. Gli omini… devono mangiare. Pena: un disastro immane. Il cibo, ovviamente, costa. Ecco quindi che i soldi – e il relativo aspetto quasi da gestionale – assumono un peso decisamente alto nell’esperienza ludica.
Esperienza ludica che offre una sfida da non prendere sotto gamba, minata in piccola parte dall’innegabile fattore casuale e da una ripetitività di fondo innegabile, Despot’s Game: Dystopian Army Builder sa regalare gradevoli soddisfazioni e una varietà di momenti che sapranno calamitare l’attenzione soprattutto degli appassionati. Purtroppo, però, non tutto è perfetto. Almeno non sull’ibrida Nintendo.
Despot’s Game: Dystopian Army Builder è un gioco abbastanza complesso che ti vedrà muovere tra menù e opzioni velocemente e di continuo. Questo ha richiesto un sacrificio notevole nell’accessibilità. Navigare tra i menù – soprattutto passare tra quelli dell’arena a quelli “da cornice” – non è intuitivo e richiede pazienza. Inizialmente siamo stati costretti a passare alla modalità “cursore” per questioni di comodità ma, anche qui, è palese che il titolo è nato su computer e il cursore, per quanto più immediato, sembra comunque arrancare leggermente. La situazione, neanche a dirlo, risulta – tristemente – più complicata in modalità portatile, ironicamente, la modalità ideale per usufruire del titolo, considerandone la tipologia e il furbo utilizzo dei salvataggi.
Grafica e sonoro
Graficamente, Despot’s Game: Dystopian Army Builder utilizza una pixel-art furba. Osa poco, utilizza poco ma lo fa abbastanza bene. L’idea stessa degli omini ultra stilizzati e poveri di dettagli, crea una certa identità al titolo. Laddove, invece, la nemesi è un qualcosa di già visto in innumerevoli titoli. Buoni anche alcuni nemici nonché i richiami, più o meno diretti, alle mostruosità che hanno fatto la storia di romanzi e cinema. Chi cerca comunque una grossa varietà visiva e una cura dei dettagli certosina, si ritroverà a bocca asciutta.
Il sonoro è gradevole, mai invadente e coerente con quanto avviene su schermo. Buoni anche gli effetti sonori. Ultima nota molto positiva è la gradita presenza dei sottotitoli in italiano, una cosa non scontata in questo genere di giochi e che permette, sicuramente, di rendere il titolo più appetibile e accessibile.