Sviluppato da Rainbite e pubblicato dagli stessi in sinergia con Eastasiasoft, Reverie: Sweet As Edition è un action adventure molto ispirato ai classici Nintendo che prova a essere originale grazie al suo legame col folklore della sua terra: la Nuova Zelanda. Dopo aver analizzato la versione per Nintendo Switch, abbiamo visitato l’isola di Toromi su Xbox One e questa è la nostra recensione.
Reverie: Sweet As Edition – un litigio tra fratelli
La narrazione di Reverie: Sweet As Edition non è sorprendente e non stupisce per complessi intrecci o personaggi approfonditi, tutt’altro. Il canovaccio si regge unicamente sul folklore neo zelandese e in particolare su una rivisitazione della leggenda Maori di Maui e il Pesce Gigante. Qui la leggenda vede quattro fratelli in rivalità tra loro che, in un prologo sintetico ma efficace, danno vita a una maledizione che li coinvolgerà in prima persona e che coinvolgerà, soprattutto, l’isola di Toromi.
Ed è proprio su quest’isola che ha inizio la nostra avventura. Dopo aver ascoltato la leggenda direttamente dalla nostra mamma, questa ci lascerà in compagnia dei nostri nonni per una vacanza che diventerà rapidamente un viaggio alla scoperta di antichi misteri e maledizioni di vario genere, oltre che combattimenti decisamente imprevedibili. L’impostazione narrativa, come del resto tutto il titolo di Rainbite, è decisamente classica e soffre di un’anonimato non indifferente.
Il protagonista, d’altronde, ricorda neanche troppo velatamente Ness di Earthbound, tralasciando il cappello, sono proprio le armi non convenzionali – tra cui uno yo-yo – che richiamano il giovane protagonista della saga Mother (che ha trovato nuove attenzioni soprattutto da quando è entrato nel roster di Super Smash Bros). Ma non solo Earthbound, Reverie: Sweet As Edition deve moltissimo a un’altra saga targata Nintendo: The Legend of Zelda. Di questi pesca a piene mani la struttura dei dungeon e i vari enigmi ambientali (anche se decisamente più semplici rispetto al capolavoro Nintendo).
Tra dungeon e chiacchierate
L’isola di Tomori non è vastissima, come del resto non è vasta l’avventura proposta da Rainbite (completabile in meno di sei ore per chi è pratico del genere). E all’interno dell’isola, con una visuale “isometrica” in 2D, potremo muoverci nei vari ambienti, suddivisi in aree, per parlare con le persone o per andare alla ricerca di vari dungeon. Parlare con i vari PNG è utile per apprendere dove andare (almeno finché non otterremo una classica mappa con tanto di segnalazione del prossimo step da raggiungere) ma soprattutto per scavare un po’ nella lore (non articolatissima) del titolo.
Se parlare con gli isolani ci offrirà di scoprire curiosità di vario genere, esplorare gli ambienti potrà portarci a scovare il collezionabile di Reverie: Sweet As Edition ossia l’arma “bianca” del nostro protagonista presente in vari colori con relative descrizioni. E parlando di armi, queste come dette ricordano oggetti comuni, un po’ come in Earthbound ma le loro funzionalità ludiche sono estremamente simili a quelle di The Legend of Zelda.
L’arma bianca, infatti, funge da spada e mostra i classici fendenti con cui potrai far fuori gran parte dei nemici di gioco, boss inclusi. Oltre a poter distruggere le casse sparpagliate in giro per il gioco da cui usciranno le monete (suddivise in tre valori da oro a bronzo). Le monete, neanche a dirlo, servono prevalentemente per acquistare oggetti con cui poter migliorare la propria esperienza e tener sotto controllo l’energia del giovane protagonista (energia che può essere curata anche raccogliendo fette di pizza da nemici sconfitti o dalle già citate casse).
Lo yo-yo, invece, è un’arma a distanza con cui è possibile stordire nemici o colpire bersagli distanti (come delle leve). Ha quindi una duplice utilità sia per risolvere i puzzle che per sconfiggere nemici più ostici. E ancora, presto si entrerà in possesso della pistola Nerf con cui potrai sparare i nemici da lontano o colpire bersagli aerei per sbloccare piattaforme e quant’altro. Chiariamoci, la varietà ludica e soprattutto degli enigmi, nonostante un numero esiguo di dungeon (ne sono solo sei) è abbastanza buona ma, purtroppo, niente di davvero originale o che riesce a restare impresso.
I boss sono leggermente più interessanti come la lavatrice posseduta (altro richiamo a Earthbound per la tipologia bizzarra di avversari) che però, anche in questo caso, presenta pattern d’attacchi decisamente abusati in altri titoli. Reverie: Sweet As Edition si presenta quindi come un buon titolo, abbastanza solido ma privo di originalità e afflitto da un anonimato che potrebbe attirare solo gli appassionati del genere, oltre a fungere da un buon inizio per chi, in quel genere, vuole muovere i primi passi.
Il livello di difficoltà, infatti, è abbastanza accessibile nonostante qualche lieve picco comunque mai insormontabile. Chi invece vive di pane e The Legend of Zelda non avrà praticamente alcun problema a sopravvivere alle prove di Reverie: Sweet As Edition sempre se non si stanchi prima considerando un ritmo di gioco comunque abbastanza compassato e una trama che, seppur con qualche idea originale, fatica a catturare.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Reverie: Sweet As Edition rientra tra i titoli che provano, nel loro piccolo, a rievocare un effetto nostalgia e in un certo senso ci riesce discretamente bene. Il problema è che i richiami a Earthbound e The Legend of Zelda sono notevoli. Come è notevole il riciclo di nemici ed elementi ambientali che a lungo andare potrebbe agevolare una certa monotonia. Da premiare, invece, i dungeon che, seppur pochi, sono abbastanza vari e offrono puzzle diversi con anche cambiamenti di visuale.
Buona anche la presenza di piccoli mini giochi, utili (seppur non innovativi o memorabili) per rendere l’esperienza lievemente più varia. Positivo anche il sonoro, seppur i richiami ad altri titoli Nintendo sono innegabili. Oltre The Legend of Zelda, passare da un’area a un’altra, nei dungeon, darà vita a un effetto “tubo alla Super Mario” un po’ bizzarro ma a suo modo gradevole. Da segnalare, infine, che il titolo ha solo i sottotitoli in lingua inglese (assente la lingua italiana).