Sviluppato da SideQuest Studios e pubblicato da Eastasiasoft, Rainbow Skies è un gioco di ruolo strategico a turni di stampo fortemente classico che punta quasi tutto proprio su un gameplay solido offrendo, tra l’altro, una mole di contenuti decisamente elevata. Noi abbiamo affrontato l’avventura di Damion su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Rainbow Skies – tutto per una bevuta di troppo
Lo diciamo subito, narrativamente parlando, Rainbow Skies non sorprende per la complessità dell’intreccio narrativo. Nonostante qualche colpo di scena, non avviene mai qualcosa che possa stupire realmente. D’altro canto, abbiamo molto apprezzato i toni narrativi che oscillavano tra il goliardico e il serio (con prevalenza del primo). Parliamo quindi di un’avventura abbastanza scanzonata e che, dato l’incipit, non poteva che rispettarne i toni quasi in modo totale.
Iniziamo con ordine, noi vestiamo i panni di Damion (potrai anche decidere di cambiargli nome) tenuto a eseguire un importante esame per diventare ufficialmente un cacciatore di mostri. Il problema è che la sera prima, il nostro esteticamente anonimo eroe… si è dato alla pazza gioia e, nonostante i richiami e le occhiate severe dell’amico Layne, si è ubriacato da fare schifo. Risultato? Damion è in condizioni pessime ma non demorde e decide comunque di affrontare l’esame (che poi sarebbe il tutorial).
Ovviamente, l’alcool non è un buon compagno (mai bere prima degli esami) e Damion finisce un casino, urtando incidentalmente il recinto di contenimento della città-nave volante (denominata Arca) e liberando tutte le creature mostruose che avevano catturato. Ecco quindi che, insieme all’amico, nonché esaminatore, Layne, prova a sistemare subito il disastro causandone un altro ancora maggiore. Come avrai intuito, l’avventura (abbastanza longeva a essere onesti) di Damion è compagni è all’insegna di disastri tragicomici e se presa nel verso giusto, diverte e non poco.
Il duo di amici non è comunque l’unico protagonista di Rainbow Skies, c’è anche Ashly che a differenza dei due, vive su Lunah. Ecco, Lunah è un luogo ritenuto dagli abitanti di Arca, una sorta di selvaggio e inospitale sottomondo. Lasciamo al giocatore il piacere di scoprire come le strade dei tre si incroceranno tra loro evidenziando giusto come la lore del titolo, seppur non molto originale, riesca a essere intrigante al punto giusto e a potenziarne l’esplorazione e gli eventi che man mano scandiranno i nostri progressi.
Una scacchiera di possibilità
Rainbow Skies è un solido e corposo gioco di ruolo strategico fedelmente ancorato ai classici e che rievoca neanche tanto velatamente titoli come Disgaea. Parliamo di un titolo che unisce l’esplorazione (in aree quasi sempre relativamente contenute) gestita con una telecamera isometrica e con il protagonista sempre visibile a schermo a una serie lunghissima di battaglie a turni su scacchiera. Qui conoscere il proprio team e i nemici è essenziale per poter trionfare e i motivi sono molteplici.
Prima di tutto, ogni personaggio ha una serie generosa di statistiche tra cui i punti movimenti e quelli azione. Ossia quanto ci si si può spostare e quante azioni può effettuare. Per attaccare ad esempio, c’è la possibilità di attaccare un nemico con una mossa semplice e diretta (e meno potente, oseremo definire “standard”) o utilizzando una delle tantissime abilità (da sbloccare man mano che si procede nell’avventura e che si avanza con l’esperienza). Oltre alle opzioni di attacco, puoi tentare la fuga, utilizzare un oggetto o scegliere una posizione difensiva che andrà a ridurre il numero di danni ricevuti.
Oltre all’esperienza accumulata, i nostri eroi possono essere potenziati con ulteriori punti abilità (ottenibili sempre in battaglia) e con l’equipaggiamento (sempre abbastanza classico). Quest’ultimo è a sua volta ulteriormente potenziabile a nostro piacimento. Insomma, tante opzioni, seppur standard e già note, che offrono la possibilità di variare concretamente le nostre strategie anche se una maga resterà pur sempre una maga. A tutto ciò si sommano altri due elementi interessanti: il cibo e i mostri.
Il cibo è legato all’appetito dei personaggi e permette di ottenere ulteriori bonus una volta scesi in battaglia. I mostri, invece, con una tecnica che ricorda un po’ Pokémon, con tanto di allevatore e uova da schiudere, potranno essere reclutati e utilizzati sul campo di battaglia ampliando notevolmente il nostro ventaglio di possibilità e mostrando un’incredibile profondità di contenuti. Questo perché i mostri, come gli eroi principali, possono potenziarsi a loro volta e ottenere anche poteri extra che possono trasformarli in validissimi alleati.
Se a tutto questo, aggiungiamo una serie copiosa di missioni principali e secondarie (seppur non sempre riuscite e molte che fungono da mero riempitivo), i contenuti di Rainbow Skies sono decisamente tanti con un monte di ore complessive che solo per la campagna principale possono facilmente sforare le trenta. Purtroppo la grande mole di contenuti non viene supportata a dovere rischiando di stancare prima del tempo mancando il mordente giusto (soprattutto nel versante narrativo) per trascinare l’utente fino alla fine.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Rainbow Skies è un titolo vecchio. L’impatto principale non è dei migliori e purtroppo col tempo non migliora granché. Dai personaggi ai luoghi c’è un costante senso di anonimato e già visto che non agevola ad affezionarsi ai membri del cast né ad invogliare all’esplorazione più del dovuto. Migliorano invece i mostri, alcun decisamente più ispirati di altri, sorprendendo soprattutto per la varietà e il numero.
Il sonoro non è male ma anche in questo caso fatica a restare impresso (salvo per alcune tracce veramente ben riuscite). Buoni gli effetti sonori seppur abbastanza classici. Da segnalare la gradita presenza dei sottotitoli in lingua italiana che, considerando la quantità di testo, è un ottimo incentivo nel vivere un’esperienza comunque decisamente lunga. Infine il titolo si difende egregiamente in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo con quella portatile particolarmente consigliata (e che fa anche risaltare meno la povertà grafica generale del titolo).