Sviluppato da Yuke’s Future Media Creators e pubblicato da All Elite Wrestling in sinergia con THQ Nordic, AEW: Fight Forever prova a sfidare il monopolio di WWE nel settore videoludico sfruttando la propria esperienza del passato (sia Yuke’s e che THQ si sono occupati di diversi capitoli del Wrestling all’interno del mondo del nostro amato medium). Noi siamo saliti sul ring utilizzando la nostra Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
AEW: Fight Forever – Una carriera dal retrogusto antico
AEW: Fight Forever offre tre modalità di gioco principali: quella “esibizione”, quella prettamente online e infine la Road to Elite che sarebbe la modalità carriera. Se cerchi una sorta di trama o comunque qualcosa che segua la crescita del proprio atleta (che sia del roster originale o creato da te), questa è la modalità giusta ma te lo diciamo subito, se cerchi qualcosa al passo coi tempi come tipologia e struttura contenutistica della carriera (e non solo riguardo al wrestling) potresti restarne deluso.
Questo perché nonostante un inizio abbastanza intrigante. con il compito di dover decidere come far trascorrere la settimana al proprio atleta (ogni attività comporterà eventuali vantaggi alle statistiche del proprio lottatore). intervallando il tutto tra incontri di varie tipologie e immancabili (seppur sporadiche e non sempre molto decisive) scelte, la carriera cade presto vittima di una ripetitività e monotonia disarmante.
Il motivo è semplice: dopo un po’, anche nel corso della stessa carriera, le scelte, le situazioni e persino le frasi, inizieranno a ripetersi tra loro rendendo il tutto poco credibile, poco coinvolgente e abbastanza noioso. Rimane da vedere come procederà la carriera che riesce a suo modo a trascinare fino alla fine ma rimane il retrogusto di “antico” come una sorta di eco del passato da cui il titolo fatica a scrollarsi di dosso. Le innovazioni, infatti (e lo scopriremo anche nel paragrafo sul gameplay) non ci sono quasi per niente.
Tutt’altro il titolo sembra forzatamente ancorato ai propri trascorsi e a un sistema ludico forse troppo risicato e ciclico che oggi fatica a trovare il suo spazio e che, appunto, rischia di stancare abbastanza velocemente nonostante alcune idee tutto sommato interessanti. Un peccato considerando che bastava un po’ di varietà in più per provare a rinfrescare una formula fin troppo vecchia e poco appetibile. Ma bando alle ciance e andiamo a vedere come AEW: Fight Forever se la cava sul versante del gameplay.
Meno realismo e più divertimento
Il titolo di questo paragrafo sintetizza perfettamente la tipologia di gameplay di AEW: Fight Forever che, come la struttura della modalità carriera, decide ancor una volta di restare fedele al proprio passato decidendo di sacrificare il realismo di mosse, tecniche e persino estetica che sta caratterizzando il filone WWE (quindi la controparte diretta videoludica che, a tal proposito, qui trovi la nostra recensione di WWE 2K23) per concentrarsi completamente sull’immediatezza in una formula arcade forse un po’ arcaica ma, dobbiamo ammetterlo, appagante e immediata.
I neofiti, infatti, potrebbero trovare in AEW: Fight Forever un ottimo inizio, in quanto le tecniche da utilizzare, pad alla mano, non richiedono grande memoria o abilità e in pochi combattimenti, potrai già padroneggiare diversi personaggi. Questo perché il sistema di combattimento è abbastanza elementare (parliamo di calci, pugni e prese fondamentalmente) e, seppur abbastanza anonimo e col sacrificio di diverse mosse caratteristiche dei lottatori reali (sacrificio che non tutti potrebbero apprezzare) regala un feedback sul ring estremamente comodo e divertente.
Lottare in AEW: Fight Forever è quindi divertente soprattutto nelle prime partite e sì, anche se il realismo non è di casa, la formula arcade regala ore di divertimento, anche se le altre modalità di gioco (esibizione e online) sono decisamente povere di opzioni con variazioni davvero minime e ancora una volta già viste fin troppo nel corso del tempo. Un’offerta ludica, quindi, che fatica a emergere e che punta praticamente tutto su un sistema di combattimento quanto più comodo e immediato possibile (che a essere onesti, ancora una volta, funziona).
Tornando a parlare della carriera in termini ludici, bisogna segnalare un’IA nemica non propriamente brillante (che ritroverai anche nella modalità esibizione) oltre ad alcune piccole chicche che potrebbero aiutare a prolungare l’esperienza di gioco. Abbiamo già citato la struttura ludica a “calendario” dove a seconda delle tue scelte le statistiche del tuo lottatore potrebbero mutare (segnando quindi in parte la tua futura carriera sul ring) ma ecco, c’è da dire che non mancano le ricompense (il denaro, ovviamente) che potrei investire per personalizzare il tuo lottatore (e non solo).
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, AEW: Fight Forever è decisamente arretrato, purtroppo. Dalle animazioni all’impatto estetico generale, i lottatori non colpiscono fallendo anche nella cura del dettaglio e dimostrandosi più sottotono rispetto alla controparte videoludica. Ma il problema non è solo dei lottatori (che tra l’altro sono anche di un numero abbastanza ridotto nonostante la promessa di nuovi DLC con la concreta possibilità di ampliamento dello stesso roster) ma anche e soprattutto dei ring e della loro variabilità.
Ancora una volta il problema è sia quantitativo (pochi contenuti) che qualitativa (poca cura della resa estetica tanto degli atleti quanto dei ring in sé). Un peccato considerando quanto AEW sia a oggi comunque possessore di notevole materiale da poter realizzare un prodotto dall’identità forte e sicura. Ovviamente, essendo AEW: Fight Forever una sorta di esordio, un nuovo percorso videoludico in un mondo dove il competitor diretto ha lui stesso diversi problemi non trascurabili, è in parte prevedibile riscontrare più di uno scivolone ma confidiamo soprattutto in un maggior coraggio oltre che la volontà concreta di osare e differenziarsi ulteriormente (ha le carte in regola per farlo).
Il sonoro non è male, abbastanza standard. Da segnalare la discutibile decisione di amputare gli ingressi dei lottatori (da sempre elemento caratteristico di questo sport). Inoltre, il titolo è orfano dei sottotitoli in lingua italiana anche se i testi a schermo (spesso ripetitivi soprattutto in modalità carriera) non rappresentano un grosso scoglio linguistico. Infine, da segnalare che il titolo si difende abbastanza bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo anche se noi abbiamo preferito quella in doc.