RoboDunk è un titolo davvero particolare, che parte da premesse che potremmo definire uniche: dei robot giocano a…una sorta di basket, misto ai placcaggi tipici del rugby, misto a pallamano. Il risultato è un titolo davvero esplosivo, che sotto un comparto tecnico semplice nasconde una grande profondità. Vediamo se vale la pena oliare gli ingranaggi nella nostra recensione.
La storia di RoboDunk
RoboDunk ti mette nei panni di un’entità non meglio specificata, incaricata di osservare dei robot alieni che giocano a uno strano sport. Qualcuno chiamato Il Sorvegliante vuole infatti scoprire di più sulla cultura di queste intelligenze artificiali e, per farlo…chiede al protagonista di giocare a sua volta, ovviamente.
Come si può capire, la trama del titolo è un semplice pretesto per gettare il giocatore nella varie partite. Nonostante questo, però, le descrizioni occasionali dei robot, dei gruppi e in generale di tutta la lore del mondo di gioco, presentano un umorismo di fondo sempre in grado di strappare qualche sorriso, grazie a citazioni assurde a pensieri filosofici o battute inaspettate.
La parte puramente narrativa, quindi, non ospita un intreccio di fatti, ma presenta comunque un piacevole contorno alle partite, che in un modo o nell’altro riesce a creare un’atmosfera unica e riconoscibile.
Ragioniere, batti!
Il loop di gameplay di RoboDunk è abbastanza semplice. Il titolo è infatti strutturato in partite brevi e autoconclusive, a loro volta divise in round. Queste sono inserite in varie modalità, che vanno da una semplice serie infinita, a una campagna che presenta meccaniche da roguelite. In tutti i casi, però, il punto è sempre quello: gioca diverse partite, fino alla sconfitta.
Tra i vari match è poi possibile sbloccare diverse chicche. Tanto per cominciare, si possono acquistare nuovi robot – dotati di statistiche o caratteristiche uniche – o sbloccare nuove abilità – che poi appariranno tra la selezione casuale nelle partite della campagna – oppure leggere le informazioni di lore sbloccate giocando. Le partite vere e proprie restano il cavallo di battaglia del titolo, ma tutto questo aggiunge comunque un pizzico di varietà e di progressione alla formula base.
Quindi, come si gioca? Ogni partita si svolge all’interno di un’arena dalle dimensioni ridotte, simile a un vero e proprio campo da basket. Due squadre da due giocatori ciascuna (quindi 2v2) si affrontano per il possesso di una palla, che può essere raccolta semplicemente passandoci sopra. Se invece è l’avversario ad avere la palla, è possibile placcarlo con un breve dash per buttarlo a terra, e stunnarlo brevemente.
Al semplice placcaggio – che ha una portata decisamente ridotta – si aggiunge la possibilità di utilizzare le armi, uniche per ogni robot. Queste vanno infatti dalle mine, ai raggi laser, passando per cannonate vere e propie. In generale, il loro effetto è quello di stunnare l’avversario, facendo cadere la palla. Un aiuto non di poco conto, se consideriamo le dimensioni ridotte del campo.
Infine, avendo la palla in mano è possibile effettuare un passaggio al secondo robot – che passerà immediatamente sotto il controllo del giocatore, in single player – oppure attivare brevemente uno scudo per difendersi dai placcaggi avversari.
Ma in tutto questo, come si segnano punti? Con le schiacciate, chiaramente! Una volta arrivati vicino al canestro avversario, è possibile tenere premuto un tasto per caricare un salto. Questo viene caricato con quattro livelli di potenza, rappresentati da una barra. In qualsiasi momento è possibile lasciare il tasto per saltare, per poi premerlo nuovamente vicino al canestro per segnare un punto con una schiacciata. più il salto è stato caricato, maggiori saranno i punti ottenuti (chiaramente fino a un massimo di quattro).
Le partite di RoboDunk, peraltro, sono tutte incredibilmente veloci. Ogni round dura infatti intorno al minuto e a volte addirittura meno. Inoltre, le dimensioni ridotte del campo rendono gli scambi di palla velocissimi e le partite sempre cariche di tensione. Il risultato finale è quasi un misto tra uno sport game e un party game, dove il divertimento è praticamente assicurato.
Il pregio più grande di RoboDunk, peraltro, è dato dall’alto skill ceiling che le meccaniche consentono di raggiungere. Nonostante i comandi di base siano pochi, il modo in cui è possibile combinarli fa davvero la differenza tra la vittoria e la sconfitta: passaggi repentini, scudi attivati all’ultimo momento, mine ben piazzate, placcaggi potenziati e piccole chicche con i passaggi. Tutto si combina per dar vita a un titolo che, soprattutto in multigiocatore, riesce a sorprendere.
Nella modalità campagna, peraltro, tutto questo viene ulteriormente modificato dalla presenza di abilità aggiuntive, selezionabili dopo ogni vittoria da un pool casuale. Queste permettono di creare vere e proprie build, che modificano parzialmente le prestazioni dei robot e, nel lungo periodo, si rivelano fondamentali per concludere la campagna stessa. Quest’ultima, peraltro, viene generata proceduralmente ogni volta ed è caratterizzata da una metaprogressione semplice ma efficace: vincendo le partite si ottengono dollari, con i quali acquistare abilità – che poi appariranno nel pool casuale – e robot selezionabili.
La modalità infinita è invece una serie di partite che possono essere giocate fino alla sconfitta. Tutto ciò, unito alle alte modalità che arriveranno in futuro e al multigiocatore locale, rende RoboDunk davvero longevo.
RoboDunk, però, non è un gioco perfetto e ha ancora molta strada davanti. Tanto per cominciare, l’IA dei compagni potrebbe essere migliorata, visto che tendono a performare peggio degli avversari, soprattutto nelle partite avanzate.
Va poi segnalata una generale ripetitività di fondo, nel caso di partite in giocatore singolo, visto che viene a mancare tutto il pepe che aggiunge la competizione tra due giocatori, soprattutto quando questi sono sullo stesso divano. Proprio per questo motivo, peraltro, Nintendo Switch diventa la console ideale dove giocare il titolo, proprio per la facilità con cui è possibile avviare una partita in multigiocatore locale. Tristemente, peraltro, si sente la mancanza di una modalità online, anche se la natura indie del progetto giustifica questa piccola lacuna.
In ogni caso, nuove modalità aggiuntive arriveranno in futuro, quindi RoboDunk ha tutte le carte in regola per diventare uno dei titoli da avere sempre installati sulla console, perfetto per i momenti morti, per sessioni brevi o per serate tra amici.
Tecnicamente da migliorare
Il comparto tecnico di RoboDunk è tristemente la parte meno riuscita del titolo. Il gioco presenta infatti ambienti poco dettagliati, affiancati da modelli poligonali non troppo elaborati. Nonostante questo, però, il comparto estetico riesce a risollevare abbondantemente il colpo d’occhio generale, grazie a robot che richiamano dei modellini creati con i LEGO, poi animati in un modo che ricorda lo stop motion. Il risultato finale è decisamente riconoscibile.
Infine, il comparto sonoro contribuisce a creare l’atmosfera esagerata del titolo, con musiche sempre orecchiabili ed effetti adatti alle varie occasioni.