Sviluppato da Indiesruption e pubblicato da Blowfish Studios, Vlad Circus: Descend into Madness è un’intrigante videogioco d’avventura in 2D a tema horror. Noi abbiamo affrontato gli orrori dello sventurato protagonista su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a scoprire quanto dei pixel possono disturbarti?
Vlad Circus: Descend into Madness – i mostri del passato
Siamo negli anni 20’ e indossiamo i panni di uno scheletrico ex clown di nome Oliver Mills. Oliver apparteneva a una grande e singolare famiglia, un circo. Nello specifico, un circo dedicato ai fenomeni da baraccone, pieno di “mostri”. Un po’ come Freaks Out, il film diretto da Gabriele Mainetti. Ma ancora di più, restando in ambito videoludico, Vlad Circus: Descend into Madness sembra più una versione macabra e malata di Dropsy (e a tal proposito, qui trovi la nostra recensione per la versione Nintendo Switch).
Come in Dropsy, infatti, anche in Vlad Circus: Descend into Madness il circo, la nostra casa, la nostra famiglia, la nostra vita, è stata bruciata dalle fiamme e ora ne paghiamo il prezzo. Un prezzo salatissimo. In realtà, Vlad Circus: Descend into Madness inizia con Oliver intenzionato a partecipare alla ricostruzione del circo. Un nuovo circo. Ma con la stessa famiglia. Eccoci quindi riuniti in una casa vistosa e tetra alla riscoperta del nostro passato e di tutti coloro con cui abbiamo condiviso il mondo dei “riflettori”.
Neanche a dirlo, Vlad Circus: Descend into Madness è una storia cupa che tratta tematiche forti sfruttando con intelligenza anche l’humor nero. Parliamo di una storia di malattia e profondo dolore, un horror psicologico che strazia l’animo dei personaggi intingendoli in drammi di vario genere e dai risvolti non sempre prevedibili. Questo perché, narrativamente parlando, Vlad Circus: Descend into Madness offre un mosaico di eventi, di storie, di illusioni, molto ben elaborato e molto ben intrecciato.
La narrazione di Vlad Circus: Descend into Madness conquista per atmosfera ed efficacia, con un ritmo ben dosato, una sequela di accadimenti che sfruttando molto bene l’elemento del “non detto”, della confusione, dell’incredulità. In bilico tra realtà e illusione. E sì, la narrazione è il motore principale che trascina l’utente fino ai titoli di coda lungo un’avventura cupa e appagante che saprà lasciare il segno.
Come sopravvivere alle illusioni
Vlad Circus: Descend into Madness è un survival horror in 2D con enigmi ambientali e una struttura a inventario tipica delle avventure grafiche. Fondamentalmente, nei panni del martoriato e sventurato Oliver, ci ritroveremo a rantolare lungo aree di vario genere (interni ed esterni), ripercorrendole più volte e vivendo ogni loro singolo mutamento. Perché sì, le ambientazioni mutano e rendono il titolo, nonostante il suo insistente backtracking, mai noioso e inutilmente ripetitivo.
Inizialmente, Oliver potrà giusto interagire con le cose e parlare con le persone oltre a correre per brevi tragitti. Correre troppo, infatti, lo porterà a fermarsi per qualche secondo in preda al fiatone. Ma presto, Oliver entrerà in possesso di tre oggetti fondamentali. Il primo è il diario. Qui il protagonista appunterà automaticamente le missioni, l’andamento della storia e i suoi pensieri. Non solo, man mano che procederemo nell’avventura e che succederanno cose, lui apporrà piccole modifiche o aggiungerà frammenti di storia.
Il diario ha quindi una funzione essenziale per tenere le redini dell’avventura e coordinare i nostri passi. Il secondo oggetto essenziale è la lanterna. Questa sarà la nostra fidata amica in quanto il mondo di gioco di Vlad Circus: Descend into Madness è divorato dall’oscurità. Il gioco di luci e ombre è essenziale ed è la chiave di molti eventi oltre che rifugio di terrificanti orrori indicibili. Avere cura della lanterna e della sua carica è quindi essenziale per non cadere vittima dell’ignoto.
Il terzo oggetto è un rosario, appartenuto alla defunta madre di Oliver. In Vlad Circus: Descend into Madness non c’è una barra dell’energia ma una dello stress. Più Oliver assiste a innumerevoli orrori, più la barra aumenta e più il protagonista inizia a vacillare con effetti visivi e sensoriali davvero intriganti. Per effetti sensoriali, ci riferiamo ai joycon che reagiscono, tremando quasi a ritmo con l’agitazione del protagonista. Un effetto che, sinceramente, abbiamo molto apprezzato.
Tornando al rosario, utilizzarlo significa far pregare Oliver. La preghiera lo porterà a far calare la barra dello stress salvandosi dall’eventualità di svenire male. Ovviamente questi sono solo tre degli innumerevoli oggetti che ci ritroveremo a raccogliere in giro per le aree di gioco. E infatti, la gestione dell’inventario (limitato ma che può essere ampliato trovando e utilizzando eventuali upgrade passivi) è essenziale per quasi tutto il corso dell’avventura.
Avventura che è scandita dalla risoluzione, spesso concatenata, di enigmi. Niente d’innovativo ma funzionano, diverte e porta a un’esplorazione abbastanza dinamica e intrigante. Quello che soddisfa meno, sono le fasi action. Oliver, infatti, potrà presto ottenere una lama e un’arma da fuoco. La prima permette attacchi ravvicinati a patto di aver cura dello stato della lama mentre la seconda, ovviamente, garantisce un attacco a distanza anche se i proiettili sono decisamente limitati (soprattutto nel corso delle prime fasi di gioco).
Attaccare e difendersi combaciano. Se attacchi con efficacia, annulli anche l’attacco dei nemici. Purtroppo la natura 2D del titolo con visuale isometrica, richiede una certa pratica. Inizialmente ti ritroverai a dare colpi a vuoto a causa di lievi problemi di profondità con l’area di gioco e il rispettivo posizionamento di nemico e protagonista. Ma comunque, non è nulla che un po’ di pratica non possa risolvere.
Grafica e sonoro
Graficamente Vlad Circus: Descend into Madness compie un lavoro certosino ed efficace. I pixel convincono, spaventano, disgustano. Le animazioni, seppur rudimentali, sono efficaci. Il racconto guadagna in enfasi, gli orrori sono quasi tangibili. L’atmosfera è efficace, credibile e coinvolgente. Merito anche del sonoro, ottimo accompagnamento con effetti gradevoli ed efficaci. Una combo azzeccata per un’esperienza ben riuscita.
Da segnalare, purtroppo, la totale assenza dei sottotitoli in lingua italiana in un gioco che presenta comunque una mole di testi notevoli e non sempre facilissimi da comprendere. Inoltre, in modalità portatile dell’ibrida Nintendo i suddetti sottotitoli possono risultare, in parte, un po’ troppo piccoli anche se rimangono comunque leggibili.