Caspita che salto, dopo averti parlato di quel titolo coccoloso di Loddlenaut, eccomi qui a torturare detenuti per raccontarti se vale la pena o meno questo gestionale horror frutto del sudore di Troglobytes Games e dei soldoni di 3D Realms.
Partiamo subito con l’idea che Troglobytes Games, per questo suo The Kindeman Remedy, ha preso parecchio spunto da un titolo da loro prodotto ma sviluppato da quei ragazzacci estroversi di Bad Vices Games. Si perché questo titolo somiglia molto a Ravenous Devils. Una coppia criminale, un gestionale che vuole superare gli altri gestionali in quanto a sadismo, e via discorrendo. Non avendo provato il gestionale culinario non posso fare ulteriori paragoni, però posso dire che questo The Kindeman Remedy mi ha ricordato un vecchio titolo giocato ormai una decina di anni fa.
Ah quindi lei è medico?
Quindi come detto, il nostro anti eroe è caduto in disgrazia poco dopo aver conseguito la laurea con il massimo dei voti. Ma non si dà per vinto per cui eccolo assunto in un carcere di massima sicurezza, che fa tanto Blackgate. Qui dovrai ungere gli ingranaggi con “lo sterco del diavolo” perché l’amicizia sembra una mera formalità. Eppure anche in un luogo così disperato può nascere l’amore, e tu lo troverai con indosso la sacra veste della suora Anna. Lei sarà il tuo braccio destro prima di altri collaboratori.
L’obiettivo però apre una questione che puzza di fascino. Portare dolore a chi ha dato dolore, e questo per lenire il dolore a chi il dolore ha subito. A questo punto ci si domanda quanto sia immorale il dottor Carl Zachary Kindeman e quanto invece sia ipocritamente perbenista chi metterà i bastoni tra le ruote a lui e, di conseguenza, a te se sceglierai di giocare questo titolo.
Scoprirai quanto è profonda la mia stanza dei giochi
Una decina di anni fa, avevo un piccolo videogioco installato su smartphone. Era un gestionale di autolavaggio. Pulivi auto, intascavi soldi, creavi nuovi posti auto, intascavi soldi, miglioravi i macchinari e via discorrendo. Ecco, questo titolo mi ha ricordato quel gioco di cui ora non ricordo il nome.
Anche qui infatti è una sorta di circolo con poca personalizzazione. Di giorno crei pillole e flebo per i malati (ma che sbobba danno alla Thompson Island per fare star male ogni giorno tutta quella gente?), in alcuni metti il veleno. Pillola buona, te ne torni in cella e aspetti la tua ora d’aria, pillola avvelenata e te ne vai al creatore. Qui sta a te giorno per giorno scegliere se puntare sulla reputazione, che ti permette di implementare velocità d’esecuzione, quantità delle scorte e strumenti vari, oppure sull’accumulo di morti.
Questi ultimi si rendono utili di notte, quando nei sotterranei estrarrai loro una certa sostanza per creare una sorta di reagente utile per simulare la morte. A Thompson Island infatti, oltre ad una cucina da incubo, sembra che tutti vogliano fare un giro sulla sedia elettrica. Un’esecuzione ogni 48 ore.
Se avrai seguito per bene tutta la trafila (iniettare il giorno prima il reagente al condannato, avvisare Ronnie per la manomissione della sedia elettrica) ecco che ti ritroverai nella tua bella stanza segreta a giocare con il malcapitato. Potrai liberarlo oppure scegliere quale tortura infliggere. Sono varie e tutte dannatamente dolorose. Peccato non aver inserito anche la tipologia di crimini per cui il condannato è stato punito, questo avrebbe potuto aggiungere una sana ironia sulla punizione che sceglierai.
Grazie a Dio il titolo non è molto esteso, la monotonia si palesa velocemente, smorzata dai vari filmati in game. Qui la situazione si solleva regalando una trama ben ordita. Una trama con un finale che sceglierai tu.
Vediamo il gameplay in sintesi. Ci si sposta tra le stanze, si mantengono le scorte, ogni tanto si opera e, a giorni alterni, si visita il condannato. Tutto molto semplice e ben impostato. Non sono un grande amante del genere ma amo la personalizzazione e poter ampliare in questo senso la struttura non avrebbe guastato. Invece qui scegli il cosa ma non il dove, peccato. C’è anche da dire che nel contesto della trama questo genere di scelta avrebbe stonato quindi più che un difetto in sé è una preferenza. Resta il fatto che quel giochillo su smartphone mi è tornato in mente molte volte in questa run.
Pulp comic
Grafica basilare che smorza l’impatto splatter (anche se quel Percy… ). Siamo di fronte ad un gestionale, in genere chi ci gioca non bada troppo al colpo d’occhio, se ci aggiungiamo il fatto che è un indie capisci che puntarci il dito è come sparare alla croce rossa, comunque si è visto di peggio quindi direi accettabile. Alcuni punti della trama son rappresentati invece da disegni statici molto ben fatti, sanno molto da fumetto pulp anni ‘70.
Per quanto riguarda l’impianto sonoro invece abbiamo un buon doppiaggio sia nei sopraccitati video che in game. Ci accompagna soltanto una musichina anonima nell’arco delle nostre giornate.
Il titolo si gioca sia con accoppiata tastiera e mouse, sia con joypad. Consiglio di giocarlo con la prima opzione, sia perché come genere si sposa meglio (anche se non sfigura per nulla nemmeno l’implementazione del pad), sia perché con il joypad Sony crashava spesso nella stanza delle torture. Certamente gli sviluppatori rimedieranno a questo problema, rimane il fatto che il mio consiglio è di giocarlo con il mouse, quando i detenuti arriveranno a frotte mi ringrazierai del consiglio.