Terra Nil è un titolo particolare, che si è già fatto apprezzare per la sua struttura di gioco per certi versi unica, in grado di unire meccaniche da puzzle game ad altre da city builder, creando un mix decisamente funzionante. A questo si aggiunge un’estetica unica, che punta il dito su un tema oggi molto attuale: quello del riscaldamento globale e dell’eccessivo sfruttamento delle risorse del pianeta. Vediamo quindi se vale la pena ripopolare la terra anche su Nintendo Switch.
Una storia non narrata
Terra Nil non ha una vera e propria trama, ma parte comunque da un incipit molto esplicativo, che dona a tutte le partite un’atmosfera decisamente interessante. Il nostro pianeta è stato devastato dallo sfruttamento massivo di risorse, che ha causato una catastrofe ambientale, rendendo inabitabile praticamente tutta la superficie, ormai ridotta a un deserto arido e privo di vita.
L’umanità ha quindi avviato un progetto di ricerca con lo scopo ultimo di ricreare gli ecosistemi terrestri, sfruttando dei macchinari che possano liberare il terreno dalle tossine, per poi far crescere del verde e infine ripopolare gli ambienti con la fauna locale.
Tutto ciò viene solamente accennato, ma resta comunque la missione principale di tutti i livelli del gioco, che in questo modo acquisiscono un contesto per certi versi epico, ma in generale comunque importante.
Il cavallo di battaglia di Terra Nil
Ma il punto forte di Terra Nil resta il suo gameplay, a metà tra quello di un puzzle game e di un city builder. Il titolo presenta infatti diversi livelli autoconclusivi, dove l’obiettivo resta quello di creare un ecosistema florido con flora e fauna. Per farlo, il giocatore deve necessariamente ragionare sulla conformazione dello scenario, per poi sfruttare le risorse limitate in modo da costruire i macchinari necessari a creare l’ecosistema.
In ogni caso, tutto questo passa da alcune fasi fondamentali, che in un certo senso costituiscono il vero e proprio loop di gameplay del titolo. Ogni livello inizia infatti da un terreno vuoto, dove non è possibile costruire nulla, se non le pale eoliche su delle rocce specifiche. Queste consentono poi di avere l’energia elettrica necessaria ad alimentare i purificatori, che a loro volta consentono al terreno di essere “irrigabile” e di ospitare la prima flora di base.
Da questo punto in poi si costruiscono altri macchinari, che possono avere forme e funzioni diverse. Soprattutto, possono avere veri e propri limiti di costruzione, da prendere necessariamente in considerazione. E’ possibile, per esempio, costruire degli irrigatori per riempire i canali, che a loro volta possono ospitare macchine in grado di creare altre rocce – su cui mettere altre pale eoliche – oppure altre macchine ancora in grado di creare un ecosistema paludoso.
Questa catena di collegamenti tra i macchinari è fondamentale per risolvere i singoli scenari, dato che ogni effetto ha una portata limitata. Le pale eoliche, per esempio, hanno un raggio oltre il quale non forniscono energia elettrica ai depuratori, che a loro volta depurano una parte limitata di terreno. Lo stesso dicasi per ogni singola costruzione.
La parte puramente city builder non si basa quindi sulla gestione di risorse in costante aumento, ma piuttosto su quella degli spazi, che vanno ottimizzati per la gestione della limitata valuta iniziale. Questa viene infatti spesa per ogni costruzione che, come accennato, ha effetto su una zona limitata. Ecco quindi entrare in gioco la parte puzzle game di Terra Nil: ogni livello va risolto tenendo conto della conformazione del terreno, facendo economia nella costruzione dei macchinari, in modo da creare le reazioni a catena descritte poco sopra spendendo meno possibile.
Questo processo sfrutta anche meccaniche aggiuntive, come le abilità delle singole strutture, da utilizzare selezionando aree specifiche, e culmina con l’introduzione della fauna e lo smantellamento dei vari macchinari. I livelli, quindi, finiscono e non continuano potenzialmente all’infinito. Ogni partita ha l’obiettivo specifico di ricostruire l’ecosistema dello scenario.
Terra Nil si dimostra quindi un ottimo mix tra meccaniche da gestionale e altre che sfiorano il puzzle game, presentando al giocatore diversi livelli dove operare con ecosistemi diversi. Nonostante la formula funzioni molto bene, pecca di una mancanza di profondità generale, che di conseguenza rende il titolo poco rigiocabile e ripetitivo per lunghe sessioni di gioco.
Tecnicamente ottimo
Il comparto tecnico di Terra Nil non fa gridare al miracolo, ma si difende molto bene. Il titolo presenta modelli e scenari nn troppo dettagliati, che però riescono a creare un buon colpo d’occhio generale, anche grazie ai colori sgargianti. Il comparto estetico è infatti decisamente riuscito e memorabile, dato che riesce a delineare un’estetica a suo modo unica, in grado quasi di narrare autonomamente il contesto alla base dell’incipit.
La versione Nintendo Switch si dimostra particolarmente riuscita, grazie a un comparto tecnico che rimane sempre stabile (giustamente), e per via di un gameplay adatto a essere giocato in brevi sessioni.
Il comparto sonoro è infine ottimo, grazie a musiche ed effetti sempre adatti alle varie occasioni, che a loro volta contribuiscono a delineare l’atmosfera generale del titolo.