Light It Up è un titolo che parte da premesse molto semplici, presentando peraltro l’inflazionatissima estetica “stickman”, che non sembra essere mai passata di moda nel mondo internettiano. In questo caso, però, il gioco non è un semplice beat em up con gli omini stick, ma un platform in grado di proporre un’idea molto riuscita, seppur limitata dalla sua stessa semplicità. Vediamo quindi se vale la pena saltare tra i blocchi in questa recensione per Nintendo Switch.
Light It Up the blocks!
Light It Up non ha una trama o una qualsivoglia forma di narrazione, ma si limita a gettare il giocatore nella mischia, proponendo una serie di livelli brevi e autoconclusivi. Non vi è quindi nessuna storia o nessun contesto. L’unica caratteristica che rende riconoscibile il titolo è quindi la sua estetica particolare, che richiama i classici stickman, in una salsa decisamente minimalista.
Salti e ancora salti
Il loop di gameplay di Light It Up è semplice e immediato. Il titolo si struttura in brevissimi livelli autoconclusivi, che lo rendono adatto principalmente a brevi sessioni di gioco. I livelli stessi, a loro volta, si basano su due semplici meccaniche. Di conseguenza il gameplay che ne deriva è semplice e immediato, forse anche troppo.
In poche parole, ogni livello del titolo è strutturato in blocchi staccati tra loro e, iniziando dal primo, lo scopo è toccarli tutti, in modo da illuminarli e concludere il livello. Cadere dai blocchi significa ricominciare tutto. Per riuscire nell’impresa il giocatore ha a disposizione un salto e un doppio salto, da eseguire verso sinistra o verso destra. Semplicemente si preme una delle due frecce direzionali e il personaggio salterà verso quella direzione. Una volta in volo è poi possibile attivare un doppio salto, a sua volta verso una delle due direzioni.
A parte questo, non ci sono altri modi di controllare il personaggio. Di conseguenza dopo ogni salto si osserva la traiettoria ad arco dello stickman, senza la possibilità di modificarla, se non attivando un doppio salto, a sua volta non controllabile. Questo costringe il giocatore a riflettere sui salti stessi, magari ritardando il doppio salto sfruttando la parabola della caduta. Nonostante il risultato finale non sia troppo difficile, resta comunque decisamente godibile, soprattutto per la precisione dei controlli.
A queste basi si aggiungono poi altre meccaniche. Tanto per cominciare è possibile saltare attraverso i singoli blocchi, per esempio per atterrare su una superficie posta direttamente dietro. Questo si combina con il doppio salto, consentendo di arrivare ad aree apparentemente inaccessibili. Si trovano poi blocchi in grado di muoversi dopo l’atterraggio e muri che non possono essere attraversati. Infine, in ogni livello è possibile raccogliere tre stelle, prima di illuminare tutti i blocchi presenti.
Tutto questo si combina per creare un’esperienza che, pur nella sua semplicità, si dimostra curata e divertente per brevi sessioni di gioco. Tutto risulta da subito immediato e imparare a giocare è facilissimo. Non siamo però di fronte a una produzione priva di difetti. Tanto per cominciare, un’immediatezza così estrema viene raggiunta al prezzo di una semplicità fin troppo marcata, che rende il loop di gameplay inevitabilmente ripetitivo e privo di mordente dopo qualche livello.
A questo si aggiunge una curva di difficoltà fin troppo tarata verso il basso: ogni livello resta davvero troppo semplice e di conseguenza il giocatore non ha mai l’occasione di sfruttare fino in fondo la precisione dei controlli e l’originalità delle meccaniche. Si sente quindi la mancanza di un level design più complesso o, almeno, di una modalità endless dove la difficoltà possa crescere progressivamente.
Allo stato attuale, quindi, Light It Up è un’ottimo passatempo, sicuramente immediato e curato, ma adatto solo ai momenti interstiziali per via della sua intrinseca semplicità e ripetitività.,
Tecnicamente stick
Il comparto tecnico di Light It Up non è troppo elaborato, ma si dimostra comunque soddisfacente. Il titolo presenta infatti uno sprite animato a dovere, affiancato però da ambienti mai troppo dettagliati e da effetti di luce che invece si dimostrano sempre belli da vedere. Il colpo d’occhio che si crea, quindi, è quello di un comparto estetico minimalista, a suo modo riconoscibile grazie al contrasto molto marcato di colori ed effetti di luce.
Il comparto sonoro si limita invece a fare il suo dovere, con musiche ed effetti che fanno da accompagnamento.