I puzzle game sono da sempre un genere molto apprezzato in ambito videoludico, e proprio per questo motivo Shivering Stone si propone ai giocatori come esponente di questo genere. Avendo avuto modo di recensirlo, siamo stati colti da pareri contrastanti sulla bontà del titolo, perché anche se ci troviamo di fronte un titolo semplice, accessibile quasi a tutti e dal prezzo molto contenuto, alcune cose ci hanno fatto storcere più volte il naso, ma andiamo con ordine.
Shivering Stone è un puzzle game davvero basilare, tant’é che la meccanica di gioco è solamente una. Saremo messi di fronte a cinquanta livelli, sbloccabili in successione, nei quali avremo il compito di far scivolare delle pietre sul ghiaccio, in modo da posizionarle su pulsanti a pressione che sbloccano i cancelli per i livelli successivi. Per fare ciò, dovremo posizionare il nostro alter ego virtuale attaccato alla pietra e premere un tasto. Quest’ultima inizierà a scivolare in linea retta e si fermerà solamente a contatto con i bordi del livello o un’altra pietra.
Tutto qui, niente di più e niente di meno per i cinquanta livelli che il gioco ha da offrire. La cosa che ci ha lasciati perplessi è che questo genere di puzzle o enigma, spesso si trova all’interno di altri giochi semplicemente per superare un determinato dungeon o sezione, come ad esempio in The Legend of Zelda o negli stessi titoli di Pokémon.
Shivering Stone: la semplicità non basta
Basare un gioco su una singola meccanica non sempre è un’idea sbagliata, basti vedere il titolo indie Save Room, puzzle game basato interamente sulla gestione dell’inventario con le meccaniche viste in Resident Evil, ma in quel caso siamo di fronte a livelli che aumentano di difficoltà e che inseriscono sempre alcune varianti interessanti.
Su Shivering Stone questo non accade, con livelli che sono tutti uguali e l’unica differenza sarà il numero di pietra da spostare e pulsanti da premere. Anche la curva di difficoltà del gioco ci ha lasciati perplessi, con alcuni dei primi livelli decisamente più difficili di quelli a metà gioco (anche se di difficile in fondo c’è gran poco).
Anche negli stessi livelli sembra essere stata riposta poca cura: alcune volte ci è capitato di non dover assolutamente muovere alcune delle pietre presenti negli stessi e neanche di doverle usare come blocco per altre. Non erano neanche posizionate in modo tale da poter confondere leggermente il giocatore, ma quasi dimenticate.
Il problema più grosso però deriva dal fatto che ci è capitato spesso di muovere le pietre nei percorsi più stretti, e che queste si bloccassero senza nessuna spiegazione plausibile, costringendoci al reset del livello e a ripetere tutti i passaggi fino a quel punto, sperando che non accadesse nuovamente. Non aiuta il fatto che sia le pietre che soprattutto il nostro personaggio si muoveranno davvero in maniera lenta.
Tecnicamente il gioco gira bene su Nintendo Switch, sia docked che in portatile, non che questo richiedesse miracoli. La colonna sonora è poco varia e rischia di annoiare molto presto, anche se l’obbiettivo era proprio quello di proporre suoni rilassanti.