I videogiochi con una struttura a puzzle denominata match 3 non sono altro che quei titoli dove all’utente viene richieste di allineare tre o più figure identiche all’interno di una griglia (o qualcosa di molto simile). Una tipologia di gioco sempre fondamentalmente simile a se stesso e che, dato il suo essere estremamente immediato e accessibile, non sembra conoscere alcuna fine.
Match 3 – gli immortali dei videogiochi
I puzzle game, si sa, sono quei giochi che non hanno bisogno di storia o meccaniche troppo complesse. Anzi, più semplici sono, più possono rivolgersi a un gran numero di utenti ottenendo così un pubblico vastissimo, trasversale e potenzialmente longevo. Non solo, in quanto puzzle game, presentano livelli dalla durata medio-bassa ma dalla complessità crescente e quindi dotati di un livello di sfida che sa far sudare le cervella.
Non solo, come insegnano i souls-like, a una sfida maggiore, corrisponde un maggior appagamento. Ed ecco quindi che la formula di un buon puzzle game può offrire ai suoi sviluppatori un rientro economico non di poco conto. Ma torniamo ai match 3, protagonisti assoluti di questo nostro approfondimento. Uno dei primi match 3 che ha saputo dominare l’attenzione del pubblico è Bejeweled.
Pubblicato da PopCap Games nel 2001, Bejeweled ha ottenuto ben cinque titoli diversi, di cui due sequel ufficiali. Ma non solo, parliamo del titolo che ha involontariamente ispirato alla nascita del sovrano indiscusso del genere: Candy Crush. Ebbene sì, è bastato passare dai gioielli ai dolcetti e il successo è fatto.
In realtà, non è propriamente così, i fattori del successo astronomico e costante di Candy Crush Saga, sviluppato da King, è prima di tutto la sua formula fremium, ossia un titolo scaricabile gratuitamente ma dotato di micropagamenti interni per velocizzare e rendere più semplice l’esperienza di gioco. Ma non solo, anche la scelta della piattaforma di gioco è stata rivoluzionaria: il mobile.
Prima ancora, però, era il PC, o meglio, i social. Nel dettaglio? Facebook. Insomma, ha saputo insinuare un puzzle game semplice e immediato, ben poco innovativo in termini strettamente ludici, traslandolo però in un mercato fiorente e povero di sovrani ludici (come l’allora mondo del mobile e dei videogiochi per social media).
E ora? Ora la situazione si è rovesciata. Candy Crush Saga è un sovrano nel mondo dei videogiochi. Un titolo a cui gioca chiunque. Un titolo per chiunque. Giocabile ovunque. Non richiede chissà quale esperienza e una sessione può anche durare una manciata di secondi. Inoltre, è un titolo immenso, pieno di record, premi, migliorie, costantemente seguito e accudito. Una vera gallina dalle uova d’oro.
Una gallina imitata da chiunque. Proprio di recente, infatti, abbiamo recensito Pocket Quest, un match 3 con elementi da gioco di ruolo. Non una novità del genere, Puzzle Quest è una saga che ha molti più anni ed esperienza. Eppure, nonostante una maggiore complessità nei sistemi di entrambi i titoli, come appunto quello di dover accumulare elementi uguali per usare armi e abilità concatenando danni e vincendo sfide, impallidiscono dinanzi a Candy Crush Saga.
Il motivo è probabilmente riscontrabile proprio nella sua semplicità e immediatezza. Non c’è una trama, caratteristiche e statistiche di cui tenere conto. Sei tu, le caramelle e l’ingegno strategico. Oltre che la fortuna. Sempre se non vuoi investire dei soldi, anche pochi centesimi, per usufruire di qualche piccolo bonus e continuare così la tua caramellosa avventura.
Il titolo, fondamentalmente, chiede sempre una cosa: allineare degli oggetti e cercare di soddisfare eventuali richieste, superando determinati ostacoli. E i vari match 3 provano proprio a differenziarsi qui: negli ostacoli. C’è chi ci mette dei blocchi invalicabili, chi dei blocchi friabili (contro cui eseguire degli allineamenti, da due a tre in genere, prima di disintegrarli), chi crea persino dei teletrasporti o gioca su più griglie. Insomma, c’è davvero l’imbarazzo della scelta.
D’altronde, l’offerta dei match 3 deve pur provare a mutare onde evitare di ripetersi e richiamarsi tra loro in modo palese. Come, appunto, il già citato Pocket Quest con il più famoso Puzzle Quest. C’è anche da dire che, un match 3 a pagamento, deve pur provare a offrire qualcosa in più rispetto a un fremium. E quel di più cerca di essere, nel caso di questi ultimi titoli, una parvenza di trama e una stratificazione più da gioco di ruolo.
Ma non basta. Soprattutto perché titoli come Candy Crush Saga hanno un altro punto a favore da non sottovalutare: la durata. I contenuti sono potenzialmente eterni, costantemente aggiornati, prolungati, diluiti, rielaborati. Nuove sfide, nuovi livelli, nuovi record. Titoli come Pocket Quest sono fatti e finiti, sì, comunque espandibili con patch o DLC, ma quanti match 3 di questo genere hanno provato a prolungare la loro longevità? Non sorprende, quindi, la natura fremium di Puzzle Quest 3.
Siamo onesti, Candy Crush Saga è un passatempo. Un buon passatempo che ha saputo imporsi, bersagliando trasversalmente tutti e sapendosi ri-presentare e imporsi sull’unica piattaforma che abbiamo praticamente tutti: lo smartphone. E lo fa con un genere, il match 3, che è come giocare a tris: tutti lo sanno fare e tutti, nei tempi morti, cedono a una partitella al volo. Poi ancora una. E un’altra ancora… tanto il treno è in ritardo.