Sviluppato da Nerial e pubblicato da Devolver Digital in sinergia con Netflix, Reigns: Three Kingdoms è il nuovo capitolo della serie Reigns, un videogioco di carte con combattimenti a turni e pieno zeppo di decisioni da effettuare.
Dopo esser stato pubblicato gratuitamente come esclusiva per gli abbonati Netflix, Reigns: Three Kingdoms è arrivato anche per console e noi abbiamo recensito la versione per Nintendo Switch.
Reigns: Three Kingdoms – andiamo in Cina!
Reigns: Three Kingdoms è l’ultimo capitolo di quella che, a conti fatti, è diventata una vera e propria saga: Reigns. Uscito inizialmente in forma gratuita per gli abbonati a Netflix, Reigns: Three Kingdoms arriva anche su console senza mai stravolgere la formula base che ha reso forte l’identità dell’intera serie di titoli di casa Nerial: l’essere un gioco di carte narrativo.
Per chi non lo sapesse, la serie Reigns racconta una storia che si va via via plasmando man mano che si effettuano delle scelte. E di scelte, in Reigns: Three Kingdoms ce ne saranno tantissime e tutte da non sottovalutare. Lo scegliere ha infatti un ruolo cruciale tanto narrativamente quanto ludicamente visto che può comportare la morte del nostro personaggio. Una morte permanente.
Ma procediamo con ordine. Reigns: Three Kingdoms è ispirato, come da titolo, a “Il romanzo dei Tre Regni”, ambientato in Cina e che ci vedrà avere a che fare con fazioni, terre da conquistare o difendere, eserciti da incitare, formare, smembrare, famiglie da unire, creare o distruggere.
Il tutto in un sistema di alleanze, sempre da decidere con il sistema di scelte, che mirano, ovviamente, e salvo tradimenti o colpi di scena, ad espandere il nostro dominio.
Prima di tutto, sì, Reigns: Three Kingdoms è abbastanza fedele all’opera originale da cui trae ispirazione anche se si prende più di una libertà, specialmente considerando il fatto che noi siamo parte integrante della storia e le che le scelte intraprese, davvero numerose, possono rivoluzionare non poco il nostro destino.
Lo abbiamo già detto, in Reigns: Three Kingdoms si muore in modo permanente. Questo vede quindi il nostro personaggio porre fine alla sua esistenza per essere sostituito da un suo parente lontano, il quale va però a insinuarsi in una macro trama principale che non torna indietro ma, anzi, procede spedita verso la fine e regala anche un fugace recap del nostro predecessore.
La narrazione funziona, anche se bisogna accettare la modalità di fruizione stabilita dal titolo. Non è una visual novel, ma si legge molto. Ogni scheda di lettura avrà una scelta le cui conseguenze non sono sempre prevedibili, ma hanno comunque un impatto “tecnico”. Noi, infatti, siamo costantemente accompagnati da quattro valori a schermo che vanno a riempirsi e/o svuotarsi man mano che facciamo le scelte.
Il potere delle scelte
Scegliere in Reigns: Three Kingdoms è questione di destra o sinistra (avrai sempre e solo due opzioni), ossia decidere dove spostare la carta “narrativa” del momento in attesa dell’inevitabile scontro di fine paragrafo. Man mano che sceglierai, i quattro parametri decisionali andranno a riempirsi o svuotarsi e se sfori il limite è game over.
Ecco quindi le leggere meccaniche da roguelite di Reigns: Three Kingdoms, che ci porta però unicamente alla morte del protagonista, senza farci tornare indietro nel tempo. Come detto, la storia non si ferma ma procede, semplicemente cambia il protagonista che rimane comunque imparentato a quello precedente. Un sistema che può spiazzare all’inizio, ma che alla fine diventa funzionale alla narrazione stessa.
Fare le scelte, comporta però anche un altro elemento essenziale per il titolo: la raccolta di carte. Ogni individuo, infatti, ha un suo potere: d’attacco e di energia vitale. Nello scegliere, quindi, potrai avere l’occasione di reclutare un determinato individuo che andrà a far parte del tuo mazzo da gioco e quindi pronto a essere pescato per combattere al tuo fianco. Perché sì, in Reigns: Three Kingdoms si combatte!
Credi nel cuore delle carte
Di tanto in tanto, in Reigns: Three Kingdoms ti ritroverai ad affrontare un gruppo di nemici in battaglie a carte a turni molto rapide e altrettanto tecniche. L’obiettivo è di centrare il “nucleo” dell’avversario dotato di un determinato numero di punti vitali. Per bersagliare il nucleo dovrai però eliminare le carte avversarie poste in cerchio e a sua difesa.
Discorso analogo per te: se il nemico abbatte il tuo di nucleo è game over. Come si combatte? Semplice: ogni carta ha un valore d’attacco e uno legato all’energia. Se l’energia arriva a zero, la carta è bruciata e si crea uno spazio vuoto al suo posto che può essere ripreso da una successiva carta (dopo un determinato numero di turni) o rimanere vuota. Lo spazio vuoto equivale a uno spiraglio per colpire il nucleo.
Ogni carta, inoltre, può avere anche piccole abilità passive come quella di colpire tutti i nemici insieme con un colpo solo. Come si attacca? Semplice: ruotando le carte. Queste, infatti, sono posizionate in tondo intorno al nucleo e ogni turno puoi decidere se ruotarle a destra o sinistra. Tante rotazioni quante azioni ti rimangono a disposizione.
Il sistema di gioco è decisamente originale ma presta il fianco a diverse critiche: la prima è la veloce monotonia di tutta l’esperienza, sia narrativa che quella legata alle battaglie, che diventano presto monotone e poco appassionanti.
Inoltre, la questione si aggrava se si ha già esperienza con altri titoli della saga Reigns, considerando che il gioco non innova niente anche se si presenta a un prezzo molto competitivo (2,99 euro).
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Reigns: Three Kingdoms continua a utilizzare il suo stile molto minimalista e geometrico che funziona e riesce anche a richiamare parte delle atmosfere evocate dal romanzo e relativa ambientazione. I personaggi, numerosi, rischiano però di risultare molto anonimi e si fatica ad affezionarsi a uno di loro in particolare.
Il sonoro è gradevole, privo di tracce memorabili ma almeno non risulta ridondante o fastidioso. Da segnalare che il titolo è completamente sottotitolato in italiano, il che rende tutta l’esperienza molto più piacevole. Infine, il titolo si difende egregiamente in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo anche se noi consigliamo la portatile considerando la tipologia del titolo.