No More Heroes è un titolo del 2007 sviluppato da Grasshopper Manufacture per Nintendo Wii. Grasshopper è un piccolo studio di sviluppo di videogiochi semi-indipendente nato a fine anni ’90 e capitanato da quel genio di Suda51, noto all’anagrafe come Goichi Suda. Quest’uomo e il suo team sono sempre stati un marchio di qualità videoludica per quanto mi riguarda, da molto tempo infatti seguo con passione i loro lavori e ammiro la libertà creativa che contraddistingue le loro produzioni. Oggi vi voglio parlare del primo capitolo della saga che mi ha avvicinato a questo studio e che mi ha fatto innamorare di un certo modo di creare giochi.
Un titolo non convenzionale
No More Heroes è sicuramente una delle produzioni più strambe e particolari mai approdate sulle console Nintendo, e ancora oggi mi chiedo come abbia fatto ad uscire su Wii un gioco dove si vedono donne e uomini seminudi, squartamenti, parolacce e gente che muore ogni tre secondi. Ma a me fa sicuramente piacere, e soprattutto al me bambino che giocò per la prima volta a questo titolo: finalmente potevo giocare a qualcosa di diverso, di strano e particolare. Al me bambino fece lo stesso effetto di Arancia Meccanica di Kubrick: all’inizio venni colpito dall’estrema violenza delle scene e l’impatto visivo mi scosse tremendamente e poco dopo lo abbandonai, probabilmente non capendo la ragione dietro quelle scelte.
Dopo averlo recuperato da grande capii finalmente cosa si celava dietro quel mare di sangue, violenza e battute che prima non capivo. Proprio come con il capolavoro di Kubrick iniziai a vedere tutti i tremila sottotesti che questo giocone voleva mostrarmi e i messaggi che stava cercando di mandarmi. Iniziai a capire che dietro gli sbudellamenti c’era una feroce critica a una società che non funziona come dovrebbe, dove la gente si uccide solo per il gusto di farlo e vuole salire una stupida classifica e diventare il numero 1. Perché questo è quello che fa il protagonista di questa storia: Travis Touchdown è solo un uomo assetato di sangue con tanta voglia di violenza che pian piano aprirà gli occhi sul mondo che lo circonda e capirà che prima o poi le conseguenze delle sue azioni busseranno alla porta.
Il genio dietro la follia
La trama di No More Heroes è molto semplice e lineare: il nostro beniamino dovrà scalare una classifica per diventare l’assassino migliore d’America e per farlo si farà strada attraverso una decina di contendenti con la sua Beam Katana: una spada laser comprata comodamente su e-bay. Travis verrà quasi incastrato in questa sfida dalla bellissima Sylvia, che prenderà il posto di suo agente in questa macabra scalata verso la gloria, oppure la più disastrosa discesa negli inferi.
Due geni a confronto
Analizzando il metodo di lavoro e formulazione delle idee di Suda51 mi è subito venuto in mente Hideo Kojima: non intendo paragonarli a livello artistico. Sono due persone molto diverse che nelle loro opere trattano temi parecchio divervi e soprattutto differiscono nel modo in cui raccontano queste storie. Se da una parte abbiamo Kojima che racconta delle storie che scavano nel profondo dei suoi personaggi e soprattutto del mondo che vivono, che è sempre il mondo reale, attraverso un ottica fantapolitica che però esplora quello che è stata l’umanità nel corso degli anni; dall’altra parte abbiamo un uomo che vuole raccontare se stesso con le sue opere, quasi autoanalizzandosi e raccontando storie tuttosommato piccole (lo stesso No More Heroes è ambientato in una singola città), che però finiscono per narrare la storia, quella di un paese come il Giappone, pieno di contraddizioni e problemi, nonostante spesso voglia parlare di quello che lui stesso ha passato nel corso della sua vita.
Le influenze post punk di No More Heroes
Un’altra grande ispirazione nel lavoro di Suda51 è il movimento post punk e new wave musicale degli anni ’70: basti pensare ai Joy Division, e successivamente ai New Order, onnipresenti nella carriera del game designer. Basti pensare alla copertina di “Unknown Pleasures“: forse la copertina di un album più iconica della storia della musica, che viene ripresa da Travis in No More Heroes 3 come design di una T-shirt (maglietta che io possiedo, pensate a quanto sono lesionato con sto gioco). I riferimenti sono innumerevoli nei vari giochi di Suda51: sempre parlando dei Joy Division, Garcia Hotspur, protagonista di Shadows of the Damned (di cui è stata annunciata una remaster lo scorso anno) ha sulla giacca le scritte “LOVE WILL TEAR US APART” e “DEAD SOULS”, due celeberrime canzoni della band.
Una delle sorprese più grandi è stata scoprire, rigiocandoli una volta cresciuto, che nei vari giochi di Grasshopper Manufacture sono presenti numerosi riferimenti musicali alla band britannica anni ’80 The Smiths, ed è stato un piacere vedere la mia band preferita venire richiamata così spesso. Per esempio in Travis Strikes Again: No More Heroes, il titolo è ispirato a Bigmouth Strikes Again, una famosa canzone degli Smiths, proveniente dall’album The Queen Is Dead. Album che viene a sua volta citato nel titolo di un altro gioco: infatti il riferimento è palese in Killer Is Dead, altro gioco action adventure che consiglio caldamente. E di riferimenti simili ce ne sono a iosa nei giochi firmati Suda51, e vi invito a scoprirli tutti.
Un consiglio da amico
Mi ricorda un po’ quello che fa Hirohiko Araki ne Le Bizzarre Avventure di JoJo con i nomi di personaggi e stand, dando a ognuno il nome di una canzone, una band o un album. Mischiate tutte queste influenze musicali con i film della Nuova Hollywood anni ’70 e avrete la ricetta per una vera e propria opera di pop art. Basti pensare al protagonista: la fusione di Johnny Knoxville e Rocky Balboa che sprizza new wave e ribellione da tutti i pori. Un protagonista anticonvenzionale con cui non dovremmo empatizzare, ma che ci resterà sicuramente nel cuore per il suo carattere e il suo essere un fallito completo, un po’ come accade con Denji di Chainsaw Man.
Vi suggerisco di pensarci la prossima volta, quando starete per comprare per la terza volta The Last of Us, e magari godervi un titolo alternativo che vi fara riflettere in maniera non convenzionale, e non dicendovi che i veri mostri sono le persone e non gli zombie. Dal 2021 anche i primi due capitoli sono stati portati su Steam e con i saldi potreste portarveli a casa per meno di quindici euro l’uno. So che questo OLD BUT GOLD potrebbe sembrare confuso e senza nè capo nè coda, ma dopo tutto questa rubrica serve a consigliare titoli che purtroppo in un modo o nell’altro al giorno d’oggi sono quasi sconosciuti, o almeno io la penso così. Con questo chiudo e spero di aver convinto anche solo una persona a comprare questo benedetto gioco e magari a rigiocarlo decine di volte come faccio io (lo rigioco più o meno una volta l’anno).