RIN The Last Child è un metroidvania 2D che si pone come parte della nuova corrente di giochi di questo sottogenere che stanno piano piano prendendo campo nel settore dei titoli indie. Inizialmente previsto per settembre dello scorso anno, ha poi subito alcuni mesi di ritardo e si prepara a uscire il 25 gennaio del 2024.
Sono un appassionato di metroidvania sin da quando questo termine è stato coniato (in realtà anche da prima) e questa nuova attenzione non può che farmi felice. Senza non avremo mai avuto Momodora Moonlit Farewell o Blasphemous. Quando però nascono così tanti prodotti è difficile che la qualità si mantenga costante.
Dietro la creazione di RIN The Last Child c’é Space Fox Games, studio indie polacco che fino a ora aveva più che altro co-prodotto titoli mobile nella media. I tipici tower defense o puzzle games che affollano gli shop di questi dispositivi. Con questo titolo è evidente l’intenzione dello studio di fare un passo qualitativo avanti.
Sulla carta RIN The Last Child ha tutte le carte in regola per essere un buon gioco e sicuramente si presenta come un prodotto ben distante da tutti gli altri presenti nella libreria di Space Fox Games. Non sempre però a intenzioni e presentazione segue effettivamente un buon risultato. Quale sarà il caso qui?
RIN The Last Child – Tocca sempre all’ultimogenito risolvere tutto
RIN The Last Child è ambientato in un mondo mistico e pieno di mistero, suggerendo che questo sia stato generato da poco. Dietro la sua genesi c’é niente meno che il Creatore, colui che racconta tutte le storie e che sembra aver plasmato l’esistenza stessa per generare quello che desiderava, la sua opera magna.
Tuttavia presto il Creatore ha compreso che da solo non poteva gestire tutto e così ha dato vita a cinque figli, ma questi gli si sono presto rivoltati per ragioni ignote e sono sfuggiti al suo controllo, iniziando a plasmare il mondo secondo i loro desideri personali. E’ allora che è stato creato RIN, l’ultimogenito.
La missione di RIN è semplice visto che è stato creato con un unico scopo: trovare i suoi fratelli, fermarli e possibilmente distruggerli. Tuttavia lo stesso RIN è una creatura senziente e, nel corso del suo viaggio, scoprirà delle verità che metteranno in dubbio quanto sia giusto fermare o uccidere i suoi fratelli.
I creatori del gioco hanno detto di essersi ispirati al mito di Crono per dare vita a questa trama che si concentra su un conflitto basilare: è giusto sottomettersi ad un’autorità divina per un bene superiore o è più importante la libertà di scelta a patto di prendersi la responsabilità delle proprie azioni?
Una tale profonda filosofia viene ben trasmessa da un mondo avvolgente, affascinante e pieno di lore nascosta, capace di generare un’atmosfera mistica emotivamente coinvolgente. Sembra veramente di star vivendo in un qualche mito della genesi, nei primi istanti in cui un mondo stesso viene scolpito in ciò che sarà.
RIN The Last Child – Una metrica complessa per una poesia già sentita
Il gameplay di fondo di RIN The Last Child è abbastanza basilare per un metroidvania 2D. Ci ritroviamo a pilotare il nostro omonimo protagonista in una colossale mappa bidimensionale suddivisa in regioni e densa di informazioni, bonus, misteri, aree inizialmente inaccessibili e segreti. Il solito pattern di sempre.
Per poterla esplorare inizialmente avremo solo la possibilità di saltare, ma proseguendo nella nostra esplorazione otterremo vari componenti che ci permetteranno di sbloccare numerose magie (ci torniamo tra poco). Ne possiamo usare fino a tre associandole ad altrettanti tasti e sono ovviamente necessarie per avanzare.
Oltre alle magie, avremo ovviamente anche altre abilità sbloccabili che miglioreranno le nostre capacità esplorative, come la capacità di levitare nelle correnti e cose simili. Alcune aree inoltre si apriranno solo compiendo certe azioni e non mancano alcuni frammenti di lore per sapere di più del mondo di gioco.
L’HUD è molto minimale. A schermo vedremo solo le tre magie equipaggiate, la nostra barra del mana (che si consuma con le magie) e la nostra barra della vita (che si consuma cadendo nel vuoto o venendo colpiti dagli ostacoli/nemici). Gli altri misuratori, come quello della vita dei nemici, appaiono solo quando necessario.
Il sistema magico è la parte più interessante. Combinando cinque aspetti magici (uno per ogni figlio del Creatore) e diciotto schemi incantati è possibile creare diciotto diverse magie: dieci d’attacco, cinque di difesa e tre di utilità. Una volta creata una magia, si può anche sciogliere per recuperare i componenti.
Le magie così create si possono anche potenziare, sia in modo meno impattante, usando le rune minori, che modificandole pesantemente tramite uno schema apposito e l’uso di una delle rune maggiori. Le combinazioni possibili diventano così tantissime, fino a 7776 varianti degli incantesimi stessi. Anche troppi.
I comandi restano comunque molto intuitivi e facili da apprendere, mai troppo complessi. Alla fine tutta questa libertà permette di scegliere un proprio stile per affrontare il gioco, senza però dare preferenza a una scelta piuttosto che ad un’altra. La mappa da esplorare d’altronde è molto grande e i mostri sono parecchi.
Ovviamente nella nostra esplorazione non mancano punti di salvataggio/rigenerazione e teletrasporti/portali che rendono più veloci gli spostamenti. L’unico vero difetto è che a volte ci sono dei problemi di conflitto tra oggetti di gioco. Mi è successo spesso di passare attraverso piattaforme che non avrei dovuto attraversare.
RIN The Last Child – Un gusto incantevole e delicato, ma già gustato
Passando alla direzione artistica di RIN The Last Child, non si può non notare una certa cura del dettaglio, dalla realizzazione grafica fino alla ricercatezza nelle musiche e negli effetti sonori. Quando si parla di metroidvania possiamo identificare quattro differenti categorie di direzione artistica.
Quelli che guardano ai classici del passato (sia pixel art che più attuali come Symphony of the Night); quelli che si limitano a riciclare la formula adattandola al proprio stile, con risultati spesso dubbi; quelli che cercano una qualche innovazione grafica o meccanica e infine quelli che potremo definire metroidvania poetici.
RIN The Last Child rientra a piene mani nell’ultima categoria perché ogni singola caratteristica è pensate per dare vita all’atmosfera del misterioso mondo di gioco. Gli effetti di luce sono belli, il level design è ben pensato e in generale si può denotare un buon lavoro a tutto tondo sul lato artistico.
Come per il gameplay, però, anche qui abbiamo un piccolo neo che va ricercato nelle animazioni, tanto di RIN quanto degli altri nemici/personaggi. Queste sono infatti a tratti legnose e pupazzose, quasi a ricordare qualche vecchio titolo in flash. Un piccolo scivolone in un affresco comunque stupendo da vedere.
RIN The Last Child – Chi copia va dietro la lavagna
Leggendo la recensione di RIN The Last Child fino a ora, uno si immaginerebbe una conclusione più che soddisfatta con un voto altrettanto altro. Perché quindi quel punteggio così basso? Onestamente perché questo titolo ha un grosso, enorme difetto: è praticamente un plagio bello e buono di Ori.
Forse sarà il periodo che mi ha condizionato con tutti i discorsi legati a Palworld, ma più giocavo RIN, più mi rendevo conto dei tantissimi punti in comune con Ori su più livelli: lo stile di narrazione, il gameplay, la ricercatezza artistica, l’atmosfera, persino il nome e il modo di muoversi del protagonista.
Ovviamente potrei sbagliarmi e tale somiglianza potrebbe anche essere vittima di una serie di scelte compiute in buona fede. D’altronde RIN non imita davvero nulla come una copia carbone, ma basta giocarlo per pochi minuti per iniziare a trovare tante somiglianze anche molto forti e che non possono essere frutto del caso.
Lascio quindi che tu giudichi con i tuoi occhi. Puoi trovare RIN The Last Child su Steam e, nel bene o nel male, se ami i metroidvania atmosferici e hai amato i due capitoli di Ori, sicuramente troverai divertente e soddisfacente anche RIN. Ah, un altro grosso problema? Ci sono tantissime lingue, ma non c’é l’italiano. Sigh.