Prima di cominciare con questa recensione, è d’obbligo una piccola lezione di storia. Stai tranquillo, parliamo comunque di videogiochi, niente che ha a che vedere con la scuola o l’impero romano… Quando ti trovi davanti un titolo come Batsugun d’altronde non puoi non parlare di storia dei videogiochi, dal momento che questo gioco ne è stato parte e protagonista. Facciamo un piccolo passo indietro.
A cavallo tra gli anni ’80 e ’90, le sale giochi sono popolate da giocatori e cabinati: tra questi ultimi, il genere degli shoot ’em up gode di una certa fama e successo. Questo genere si divide in due grandi famiglie, shoot ’em up a schermata fissa e shoot ’em up a scorrimento: in quest’ultimo gruppo in particolare si distinguevano i run and gun, (i giochi alla Metal Slug per intenderci). Si tratta di titoli in cui il nostro personaggio, su un mezzo o appiedato, combatte contro orde di nemici facendosi strada tra i livelli che il suo avanzamento fa scorrere in orizzontale o verticale.
Batsugun innova questa formula con un accorgimento tanto semplice quanto diabolico: popolare la schermata di gioco con aumentando a dismisura la quantità proiettili da schivare con precisione millimetrica. Questa soluzione di game design, studiata probabilmente per estorcere quanti più gettoni e monetine ai malcapitati nelle sale, ha fatto da vero e proprio anello di congiunzione tra i classici shoot ’em up e quello che ormai andava a configurarsi come un vero e proprio genere, ovvero il danmaku o bullet hell.
Batsugun è esattamente questo anello di congiunzione. Lanciato nel 1993 nelle sale giochi di tutto il mondo da Toaplan, Taito e Unite Trading e convertito nel 1996 per Sega Saturn sul mercato giapponese. Questa riedizione conteneva sia la versione standard del gioco che una versione speciale che presentava alcune modifiche di cui avremo modo di parlare più avanti.
Sì perché la versione speciale del gioco è inclusa anche nel porting per PC che è finalmente arrivato il momento di recensire!
Il gameplay di Batsugun
Il gameplay di fondo di Batsugun è davvero semplice. A inizio partita, dovremo scegliere tra le 3 navicelle e i 6 personaggi disponibili. Ciascuno di essi avrà una modalità di fuoco peculiare che si differenzia per range dei colpi e per i loro danni, tutte molto ben bilanciate tra loro. A livello avviato, tutto quello che dovremo fare sarà sparare ai nemici ed evitare a tutti i costi di farci colpire, dal momento che ogni singolo colpo sparato anche dal nemico più debole ci farà perdere una vita.
Abbiamo sostanzialmente 2 armi a nostra disposizione. La prima è il nostro attacco base, che può essere potenziato nel corso del gioco raccogliendo le sfere dal simbolo “P”. I vari power-up non solo aumentano il danno dei nostri colpi, ma anche il range dei proiettili e la loro tipologia a seconda del personaggio utilizzato, aggiungendo ad esempio proiettili ad ampio raggio, laser o colpi a ricerca automatica di bersaglio. La seconda arma che possiamo usare sono le bombe, il cui utilizzo pulisce completamente la schermata di gioco da nemici e proiettili, regalandoci un momento di respiro. Le bombe sono risorse molto utili e vanno gestite sapientemente, vista la loro rarità, e possono essere ottenuto raccogliendo le sfere dal simbolo “B”.
Oltre a questi elementi, l’HUD di gioco ci mostra le vite a nostra disposizione e il nostro punteggio sulla parte sinistra dello schermo, mentre la parte a destra è dedicata al secondo giocatore. Il titolo è infatti giocabili completamente in co-op.
Se le meccaniche base del gioco sono semplici da apprendere, padroneggiarle è un’altra storia. Ciascuno dei 5 stage è una sfida non indifferente, con pattern di colpi e nemici mai banali da affrontare. Il vero core del gioco sta nello schivare i colpi dei nemici e riuscire a sfruttare le finestre disponibili per colpire, specie nelle 5 boss fight che ci attendono ad ogni fine stage. Bisognerà difendere in particolare la nostra hitbox, generalmente un pelo più piccola dello sprite della navicella, e per far ciò è richiesta una precisione millimetrica nei movimenti. Sebbene infatti il livello di difficoltà è altamente scalabile, rendendo il gioco decisamente approcciabile, Batsugun fa della sfida la sua ragion d’essere.
Per questo motivo, se non vuoi rischiare di perdere continuamente vite, sanità mentale e forse anche la tua tastiera, è altamente consigliato giocare a Batsugun almeno con un pad dalla croce direzionale decente. Se poi hai a disposizione anche un buon arcade stick (periferiche che il gioco riconosce e mappa automaticamente senza alcun problema) gameplay ed esperienza non possono che giovarne.
Le novità del porting su PC
Veniamo adesso alle novità aggiunte in questo porting, che sono davvero tante, a partire da vari miglioramenti della quality of life fino ad implementazioni tecniche decisamente gradite. Come anticipato, questo porting include sia la versione base del gioco che la versione speciale per Sega Saturn, selezionabili dal menù di gioco. Quest’ultima differisce per vari piccoli dettagli dall’originale, tra cui segnalo le due più importanti: un livello di difficoltà un po’ più basso e una hitbox del personaggio più piccola.
Personalmente ho più apprezzato questa versione, trovandola più rifinita e approcciabile in generale. Ciò è probabilmente dovuto al suo essere concepito per una console domestica e non per le sale arcade. La versione originale mantiene comunque un suo fascino non trascurabile, e vanno comunque giocate entrambe a fondo se si vogliono sbloccare tutti gli achievement del gioco!
Grafica e input
A livello tecnico, input ed emulazione della macchina sono gestiti in sincrono, azzerando così completamente input lag e simili. Per quanto riguarda invece la grafica, il gioco ci permette di scegliere tra la renderizzazione pixel perfect del gioco o se usare l’upscaling della risoluzione. In più abbiamo l’aggiunta di qualche filtro grafico che ci permette di emulare l’esperienza del cabinato arcade, come le classiche scanlines, o la possibilità di inclinare gli angoli e accompagnare con un po’ di occlusione. Nulla di stravolgente, ma la dotazione minima c’è. Gli input dei comandi vengono invece gestiti egregiamente, e ogni controller che ho avuto modo di testare viene riconosciuto e mappato in automatico. In ogni caso tutti i controlli sono completamente customizzabili.
Il gioco è ovviamente pensato in verticale, quindi abbiamo le classiche bande nere ai bordi dello schermo che possono essere sostituite da artwork del gioco o da elementi dell’HUD. Se sei in possesso di un monitor verticale, il gioco offre anche la possibilità di ruotare la schermata ovviare completamente a questo problema.
Quality of life
Tra i vari miglioramenti legati alla quality of life, abbiamo diversi elementi pensati per aiutare i giocatori meno esperti e rendere l’offerta più accessibile e fruibile. Un sistema di quicksave ci permette di salvare fino a 12 stati di gioco, registrabili con i tasti da F1 a F12 e richiamabili con la combo Shift + F1 – F12. Interessante anche l’aggiunta di una leaderboard online che tiene conto dell’utilizzo o meno dei vari miglioramenti non originariamente previsti dal gioco, andando ad incidere sul punteggio. Per i neofiti più smanettoni c’è anche la possibilità di regolare il rateo dell’autofire, così da impostare quanti click al secondo vengono eseguiti dal tasto di fuoco.
Gameplay
Quanto al gameplay, anche qui le aggiunte sono pensate per migliorare accessibilità e fruibilità. Oltre ad essere stato aggiunto un tasto che permette di riavvolgere il tempo, è possibile anche rallentarlo o velocizzarlo. Sono state inoltre aggiunte diverse opzioni di scalabilità del livello di difficoltà, accessibili dal menu di gioco, che nel riprendere le opzioni originali del cabinato arcade vanno anche a rendere l’esperienza davvero limabile con grande libertà. La presenza di una practice mode molto personalizzabile e malleabile completa l’offerta.