Sviluppato e pubblicato da Capcom, Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy è l’ultimo tassello del progetto di remastered che ha coinvolto l’intera saga dell’avvocato videoludico più famoso di sempre: Phoenix Wright. Noi abbiamo affrontato l’ultima ed entusiasmante trilogia su PlayStation 4 e questa è la nostra recensione!
Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy e come trionfare a colpi di obiezione!
Prima di parlare di Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy è bene approfondire il progetto messo in atto da Capcom con questa sua storica saga, con un lieve approfondimento sui contenuti previsti in questo gustoso ma poco innovativo pacchetto.
Sviluppata originariamente nel 2001 come esclusiva Game Boy e solo su suolo Giapponese, Phoenix Wright fa la sua prima comparsa sul suolo Europeo nel corso del 2005 grazie a un remake per Nintendo DS. Il protagonista indiscusso è quasi sempre lui: Phoenix Wright, un avvocato le cui movenze sono ormai iconiche.
Da allora, l’avvocato vestito in blu ha ricevuto ben sei capitoli principali con tanto di spin-off e un crossover con niente di meno che il Professor Layton in Il Professor Layton Vs Phoenix Wright: Ace Attorney. Per non parlare della sua presenza come lottatore nelle serie picchiaduro Marvel Vs Capcom o nello strategico, decisamente meno noto, Project X Zone.
Non sorprende quindi la volontà di Capcom di riportare a galla una delle sue IP più famose e iconiche, specialmente nel genere delle visual novel lineari di cui è tra i capisaldi più coriacei e longevi. Ecco quindi, nel 2019, la pubblicazione di Phoenix Wright: Ace Attorney Trilogy (qui la nostra recensione), la remastered dei primi tre capitoli originali con una veste grafica quasi totalmente rivisitata e qualche piccolo e gradevole extra.
Nel 2021, invece, è la volta di The Great Ace Attorney Chronicles, una raccolta di due titoli che ha come protagonista l’antenato di Phoenix Wright: Ryunosuke. Si tratta di due titoli che provano, a loro modo, a svecchiare la saga principale mutandone l’atmosfera e sfruttando quindi l’arco temporale inedito. E infine eccoci qui, 2024 con Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy il cui titolo non deve sviarti in quanto, in questa trilogia, Phoenix Wright riprende il posto di comando dietro al bancone della difesa.
Questo breve viaggio storico ci serve per piazzare cronologicamente questa nuova trilogia che, seppur può essere goduta anche stand alone, noi suggeriamo calorosamente di viverla solo dopo aver completato Phoenix Wright: Ace Attorney Trilogy. Questo perché i capitoli che andremo a trattare sono il loro diretto sequel.
In Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy, infatti, sono contenuti tre titoli: Apollo Justice: Ace Attorney, Phoenix Wright: Ace Attorney Dual Destinies e Phoenix Wright: Ace Attorney Spirit of Justice. Oltre ai capitoli con tutti i loro casi, sono inclusi anche i due episodi speciali degli ultimi due capitoli per un totale di sedici casi diversi.
Come avrai intuito leggendo i titoli dei tre giochi, Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy si chiama così perché apre le danze facendoci vestire i panni di Apollo Justice il quale però, nei successivi due titoli, cede il posto al suo mentore Phoenix Wright, andando a ricoprire il ruolo di fugace co-protagonista con sporadici e gradevoli ritorni.
Ma procediamo con ordine. Per chi non l’avesse ancora capito, l’intera saga di Phoenix Wright è a tema giudiziario e ci fa indossare i panni di un avvocato che, spesso e volentieri, si ritrova anche a fare da investigatore con tanto di analisi di scene del crimini, raccolta d’indizi e interrogazione di sospettati. Ogni episodio è un caso, e ogni caso è scandito da parti ben precise, suddivise in due macro momenti: investigazione e processo in aula.
Apollo Justice, che “ruba” il posto a Phoenix denominando quest’ultima trilogia, è colui che doveva ereditare il pesante fardello lasciato da Phoenix Wright e che aveva l’ancor più rischioso compito di svecchiare la saga. Ironicamente, Apollo Justice è anche il capitolo più discusso e contestato nonché l’ultimo scritto da Shu Takumi.
Perché è importante questo elemento? Semplice: Phoenix Wright è una saga visual novel e in quanto tale, deve praticamente tutto alla scrittura e quindi al suo autore. Inoltre, questo dettaglio è fondamentale in quanto i successivi due titoli di questa trilogia sono orfani della penna dell’autore originale. Eppure, nonostante qualche libertà e un tono mediamente più serioso e lento, le trame imbastite dai nuovi autori non hanno quasi nulla da invidiare.
Apollo Justice: Ace Attorney apre quindi le danze e lo fa con un balzo di sette anni rispetto all’ultimo capitolo di Phoenix Wright e, anche se quest’ultimo non è il personaggio di cui vestiremo i panni, sarà comunque Phoenix a occupare le scene. Il primo caso, ad esempio, lo vedrà come nostro cliente in quanto è stato accusato di omicidio. Proprio lui, il difensore della giustizia per eccellenza.
Al nostro fianco, tanto dietro al banco della difesa quanto nelle investigazioni, avremo Trucy Wright, allegra e pimpante maghetta nonché figlia di Phoenix Wright. Altro elemento, quello degli assistenti nonché spalle comiche e/o punti di riflessione utilissimi, che ha da sempre caratterizzato la saga e che ritroveremo anche nei successivi due capitoli di questa trilogia.
Parlando di Phoenix Wright: Ace Attorney Dual Destinies e Phoenix Wright: Ace Attorney Spirit of Justice, abbiamo già accennato il cambio di penna e di ritmo a cui si aggiunge l’inserimento di nuovi personaggi tra cui spicca la stravagante Athena Cykes. Nonostante dei temi più seriosi e momenti più verbosi, questi ultimi due capitoli completano la vita di Phoenix Wright, portando a termine il progetto di remastered promosso da Capcom.
Narrativamente parlando, Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy è quindi qualitativamente di alto livello, come i predecessori. Raccontare nel dettaglio le vicende rovinerebbe il punto forte del titolo che è, appunto, la storia. Ogni personaggio, ogni eventi, ogni caso, è costruito decisamente bene, appassionando, coinvolgendo e trascinandoti fino al verdetto finale.
Nonostante la storia sia già scritta e aspetta solo di essere montata prova per prova, chi viene catturato dalla filosofia del titolo, dal suo modus operandi, dalla sua atmosfera a tratti caciarona e a tratti sorprendentemente seria e matura, difficilmente vorrà smettere di urlare “Obiezione!”. Anche perché, oggigiorno, una narrativa così vasta, coinvolgente, ben scritta e varia, è ancora difficile da trovare.
Come fare l’avvocato
Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy è una visual novel lineare decisamente classica, con momenti da simil avventura grafica. La linearità del genere è dovuta al fatto che i finali sono già scritti. Non ci sono scelte che ti porteranno a ramificazioni diverse ma una prova o una risposta sbagliata andranno a danneggiare la tua “barra dell’energia” che, se esaurita, ti porterà al game over.
Nonostante ciò, come anticipato, la narrazione di Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy è solida, forte, fluida e terribilmente ammaliante ed efficace. Sì, ci sono casi in cui il colpevole è palese ma in queste occasioni il bello è capire come sia riuscito a commettere il reato. E sì, nonostante alcune fantasiose trovate, non sempre coerenti, il risultato è comunque soddisfacente.
Tornando al gameplay, l’interfaccia di gioco è immediata, solida e intuitiva. Ci si muove tramite menù e click. Molto semplice. Nelle fasi di investigazione dovrai muoverti fra scenari statici, interloquire con persone, fare domande, raccogliere, analizzare e/o presentare prove e procedere fin quanto il gioco non passa alla fase successiva.
In effetti, i meno pratici potrebbero trovarsi a girovagare per le aree di gioco cliccando e interagendo con tutto l’interagibile, alla disperata ricerca di “cosa manca per proseguire”. Ma già dopo i primi due casi, riuscirai a sviluppare un certo intuito nel cercare e analizzare cose. Tra l’altro, ricordiamo che i titoli in questione provengono dal mondo portatile di casa Nintendo. Un mondo che prevedeva l’utilizzo di pennino, touch screen e microfono.
L’attività, ad esempio, di dover spargere della polvere bianca per poi letteralmente soffiare via soffiando nel microfono del Nintendo DS viene del tutto stravolta, rendendola ovviamente meno interattiva e coinvolgente e affidando il tutto alla pressione dei tasti. Discorso analogo per gli analogici, che vanno a sostituire il pennino e i comandi touch.
Ammettiamo che, in questo caso, ruotare e scrutare i dettagli delle varie prove raccolte sembra quasi averne giovato, offrendo dettagli in più e una maggiore immediatezza e comodità. Ma il fulcro ludico di Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy rimangono i momenti in aula, dove sarai chiamato a offrire prove, contro prove, a obiettare e a tenere d’occhio i testimoni, le loro movenze, le loro parole.
La ricerca di contraddizioni è essenziale per sopravvivere in questi tre nuovi capitoli e poter quindi procedere nei vari casi fino all’inevitabile epilogo con tanto di verdetto e martelletto che batte. E, come il primo capitolo, anche i successivi due che compongono questa trilogia provano, timidamente, a inserire qualche innovazione in più che va quasi sempre a sommarsi con quelle dei capitoli precedenti.
Dall’analisi di filmati/flashback alla ricerca di movenze o “tic” particolari, passando per la “lettura” delle emozioni, questi piccoli elementi si insinuano nel ritmo di gioco dettato dall’alternanza di testimoni, provando a perfezionarne la varietà. La realtà è però che, come per le precedenti collection, la saga è pur sempre quella. Phoenix Wright quindi o lo si ama o lo si odia, non ci sono mezze misure.
La sua struttura è incentrata nella lettura e nell’intuito, non ci sono scelte che cambiano la storia, ci sono prove da concatenare. Un mosaico composto dai delitti da ricomporre, pezzo per pezzo, ridendo, riflettendo, appassionandosi. Ed è un titolo che richiede tempo, molto. Perché sì, ci sono fasi più lente, verbose, quasi accessorie. Eppure il tutto regala un’atmosfera, un mondo, un cast unico, e che speriamo vivamente di rivedere in azione.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, il lavoro di restyling di Capcom è meraviglioso. Semplicemente meraviglioso. Sembra un anime semi-interattivo e il feedback è immediato. Sì, le animazioni non sono perfette e risentono degli anni trascorsi e di una trasposizione non perfetta ma il quadro completo è innegabile.
Bisogna tener conto della mole di personaggi coinvolti, del fatto che ognuno ha diverse movenze, oltre che una scrittura che gli dona un’anima “propria”. D’altronde, i dialoghi, sono la voce dei personaggi e dar voce a così tanti personaggi diversi non è cosa da poco.
Da applausi anche il sonoro. Parliamo di tracce audio iconiche che vanno ad arricchire l’identità del titolo e che, nella loro ciclicità, ci abituano a vivere la trama seguendone il ritmo ora più compassato, ora più acceso. Insomma, l’orecchio ringrazierà e no, non ti stancherai affatto.
Qual è quindi la nota dolente del titolo? La totale assenza della lingua italiana. Quindi anche il titolo di Apollo Justice, l’unico dei tre che originariamente possedeva la traduzione nella nostra lingua, segue le orme della prima trilogia, escludendo l’italiano. Una nota decisamente dolente e che ci lascia amreggiati.
Il motivo è semplice: in Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy c’è tantissimo da leggere. Inoltre, tra slang, modi di dire, battute, ci si può perdere parte della caratterizzazione dei personaggi. Ed è un grosso peccato considerando la qualità estremamente elevata della narrazione.
Da segnalare, infine, una mole di contenuti extra che lascia l’amaro in bocca. Chi ha già giocato i tre titoli originali, infatti, oltre alla grafica rinnovata non troverà molto di inedito. La sala da orchestra, dedicata alle musiche della trilogia stanca abbastanza velocemente così come lo studio di animazione dove potrei creare e montare scene inedite ma fini a se stesse.
Anche la collezione d’arte delude per mole di contenuti, non offrendo chicche che possano rendere unica questa raccolta la cui portata principale, i tre capitoli ludici, saranno apprezzati soprattutto da chi non li ha mai vissuti prima. E sì, noi li consigliamo vivamente.