Prince of Persia è una delle serie videoludiche più conosciute dell’intero mondo videoludico. Il primo titolo ha debuttato addirittura nel 1989 con il gioco originale sviluppato da Jordan Mechner. Da allora sono stati pubblicati svariati capitoli del gioco, che hanno però avuto fortuna alterna.
Il 2024 ha segnato il ritorno sulla scena proprio del Principe di Persia. Con la pubblicazione di Prince of Persia: The Lost Crown, Ubisoft ha rilanciato la saga con un capitolo che ha saputo conquistare pubblico e critica. Ripercorriamo la storia della serie creata da Jordan Mechner, illustrando i motivi per il quale un nuovo capitolo così convincente sia un’ottima notizia per il mondo videoludico.
Prince of Persia: il debutto
Il primo capitolo di Prince of Persia è stato pubblicato nel 1989 per Amiga II. In questo primo titolo erano già presenti tutti gli elementi che avrebbero contraddistinto la saga anche in futuro: dalla trama che vede coinvolto un principe o un eroe che deve affrontare sfide, risolvere enigmi e combattere nemici per salvare la principessa o affrontare altre minacce, alla caratterizzazione dei livelli e delle sfide ambientali a cui il giocatore deve far fronte.
Il gioco, proprio grazie al suo gameplay che mescola azione e fasi platform in cui affrontare enigmi, è stato un vero e proprio pioniere nella sua categoria. Ma la creazione di Jordan Mechner era in grado di stupire i giocatori dell’epoca anche grazie alle sue animazioni realistiche e ai movimenti fluidi del personaggi ottenuti con la tecnica del rotoscopio, oltre che per le innovative meccaniche di gioco e per il design meticoloso dei livelli. La trama semplice ma efficace, incentrata sul salvataggio della principessa, ha poi stabilito il tema classico che sarebbe stato ripreso nelle iterazioni successive.
Il successo di questo primo capitolo fu enorme, con due milioni di copie vendute nel giro di quattro anni: numeri sensazionali per l’epoca, destinati a crescere costantemente per tutti gli anni ’90. Ma oltre al successo commerciale, l’acclamazione della critica ha reso Prince of Persia un classico del genere, un titolo che tutti gli appassionati videoludici dovrebbero provare almeno una volta nella vita.
La serie proseguì con due sequel: Prince of Persia 2: The Shadow and the Flame, pubblicato nel 1993, e Prince of Persia 3D, uscito invece nel 1999. I due titoli non ebbero la stessa fortuna del predecessore, andando incontro a valutazioni negative della critica e al fallimento commerciale. Dopo la chiusura della Brøderbund, la software house statunitense che si era occupata della pubblicazione dei giochi, i diritti della serie furono acquistati da Ubisoft, decisa a rilanciare la saga.
Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo. Una nuova rivoluzione
Uno dei titoli più iconici della serie è Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo, pubblicato nel 2003 su PC, PlayStation 2, Xbox e GameCube. Il gioco ha segnato un vero e proprio punto di svolta per la serie, riportandola a quell’acclamazione generale che si era avuta con la pubblicazione del primo capitolo.
Il titolo sviluppato da Ubisoft, infatti, ha portato con sé una nuova rivoluzione del genere action-adventure. La caratteristica distintiva del gioco è stata la sua innovativa meccanica del controllo del tempo. La capacità del giocatore di invertire il flusso temporale, proprio utilizzando la sabbia, per correggere gli errori, sfuggire a trappole mortali e risolvere enigmi ha rappresentato una novità assoluta nel gameplay. Questa meccanica ha aggiunto una nuova dimensione strategica al titolo, introducendo elementi di pensiero critico nella risoluzione dei puzzle ambientali.
Oltre alle innovative meccaniche di gioco, Le Sabbie del Tempo si è contraddistinto anche per una grafica impressionante, per un level design eccezionale e per lo straordinario equilibrio tra sequenze d’azione adrenaliniche e la risoluzione di enigmi complessi. Questo ha reso il gioco accessibile a un pubblico ampio, offrendo sia momenti frenetici che pause riflessive. A ciò si aggiunge una trama estremamente avvincente, anche grazie all’ottima caratterizzazione dei personaggi. Lo stesso Principe, il protagonista del gioco, è un personaggio sviluppato in maniera egregia, e la sua voce narrante aggiunge una profondità emotiva alla storia davvero convincente.
L’insieme di questi elementi ha fatto sì che Le Sabbie del Tempo abbia avuto un impatto forte e duraturo su tutto il genere action-adventure, influenzando numerosi titoli successivi. Anche in questo caso, però, il futuro della serie non è stato così radioso come ci si poteva attendere.
Prince of Persia: Spirito Guerriero e Prince of Persia: I Due Troni. Due sequel non all’altezza del predecessore
Il secondo e il terzo capitolo di questa nuova trilogia inaugurata da Le Sabbie del Tempo non hanno avuto la stessa fortuna del primo titolo. Le ragioni sono estremamente diverse. Spirito Guerriero, pubblicato nel 2004, è stato un capitolo che ha spostato la serie verso una direzione più oscura e violenta. Il protagonista aveva un aspetto più cupo rispetto al capitolo precedente, e anche le meccaniche di gioco sono state modificate, con una maggiore enfasi posta sulle fasi di lotta e di combattimento. Una svolta del genere ha fatto sì che molti fan della serie avvertissero la perdita di quelle sensazioni di avventura che avevano contraddistinto Le Sabbie del Tempo. Questo cambiamento, dunque, ha ricevuto opinioni molto contrastanti.
I Due Troni, invece, è stato pubblicato nel 2005. In questo caso, Ubisoft ha cercato di rispondere al malcontento di molti fan proponendo un gioco che si discostasse dal tono oscuro e violento del predecessore, e che si riappropriasse di quello stile più leggero e avventuroso che aveva contraddistinto proprio Le Sabbie del Tempo. Il risultato, però, non è stato del tutto soddisfacente. In confronto ai suoi predecessori, questo terzo capitolo ha infatti introdotto meno innovazioni significative nel gameplay e dal punto di vista della realizzazione grafica, finendo per essere percepito come un titolo con il quale gli sviluppatori hanno voluto giocare sul sicuro, rispetto invece alle scelte audaci che hanno caratterizzato i titoli precedenti.
Prince of Persia (2008). Un’esperienza differente
Il 2008 è l’anno in cui viene pubblicato da Ubisoft un reboot della serie. Il gioco, chiamato semplicemente Prince of Persia, si distacca in maniera significativa dai capitoli precedenti dell’era PlayStation 2. Innanzitutto, il gioco abbandona la trama continua dei capitoli precedenti, proponendo una storia autoconclusiva. Anche il personaggio del Principe è stato profondamente rivisitato: non più un nobile, ma un vagabondo nato in una famiglia qualsiasi.
A essere profondamente diverso è anche la realizzazione grafica, che in questo caso fa uso del cel-shading, lo stile che rende gli elementi visivi simili a un cartone animato o a un fumetto. La struttura di gioco, poi, appare più lineare e denotata da puzzle piuttosto semplici da risolvere. L’enfasi del gioco, inoltre, è posta sulla componente narrativa: anche il sistema di combattimento, infatti, è stato semplificato rispetto ai titoli precedenti della serie, e mancano i combattimenti contro numerosi nemici da affrontare contemporaneamente.
A tal proposito si lega anche la caratteristiche che più ha fatto discutere: l’impossibilità di morire. Il personaggio principale, il Principe, viene salvato automaticamente da Elika, la sua compagna di viaggio, in caso di caduta mortale o di sconfitta in combattimento. Ciò ha portato molti giocatori a sentire la mancanza di una sfida appagante.
Nonostante sia stato accolto senza troppo entusiasmo, Prince of Persia del 2008 ha contribuito a rinnovare l’immagine della serie, denotando la volontà da parte degli sviluppatori di rielaborare lo spirito del titolo del 1989. La revisione delle caratteristiche stilistiche del gioco si è spinta, però, forse un po’ troppo oltre. Il capitolo del 2008, comunque, ha lasciato il segno come un’interazione unica nella storia della saga.
Prince of Persia: Le sabbie dimenticate. Tornare sui propri passi
Dopo l’esperienza legata al reboot, Ubisoft ha deciso di tornare sui propri passi. Nel 2010 viene pubblicato Prince of Persia: Le sabbie dimenticate, un capitolo che riprende in tutto e per tutto le caratteristiche della trilogia per PlayStation2 sia dal punto di vista del gameplay che da quello narrativo. Il gioco, infatti, è un interquel, ovvero un capitolo che si colloca cronologicamente tra Prince of Persia: Le sabbie del tempo e Prince of Persia: Spirito guerriero.
Nonostante questo episodio riproponga le dinamiche classiche della saga, sono stati inseriti nuovi poteri per aggiornare le dinamiche di gioco, cercando così di rendere le scene di esplorazione e di combattimento più varie. Ad eccezione di questa novità, però, il gioco appare un po’ troppo conservativo rispetto al livello di innovazione che era stato proposta con la trilogia originale, mantenendo grosso modo le meccaniche delle Sabbie del Tempo.
A smorzare ulteriormente l’entusiasmo riguardo al titolo è la mancanza di una trama coinvolgente e profonda, che stenta a decollare anche a causa di una difficoltà generale molto bassa e a una durata estremamente risicata, che si attesta attorno alle sei/sette ore di gioco. Nonostante ciò, Le sabbie dimenticate è riuscito a raggiungere il numero impressionante di 10 milioni di copie vendute. Questo anche alla trasposizione cinematografica del titolo, realizzata nello stesso anno di uscita del gioco.
Il silenzio sulla serie
Dopo la pubblicazione di Prince of Persia: Le sabbie dimenticate, la serie ha vissuto un periodo di oblio. Nonostante le voci e le speculazioni, il suo futuro è rimasto a lungo incerto e avvolto nel mistero. Le richieste per nuovi capitoli o remake dei classici erano molto alte, ma il grande timore ere che la saga del Principe di Persia avesse perso il proprio tocco magico e potesse essere destinata a rimanere nel limbo dei giochi dimenticati.
Le voci di un ritorno del Principe sembravano essere state accolte nel 2020, quando Ubisoft annunciò la produzione del remake de Le sabbie del tempo. La pessima accoglienza riservata al trailer pubblicato nel 2021 e voci su gravi problematiche emerse durante lo sviluppo del gioco hanno spinto l’azienda francese a passare le redini del progetto in mano a Ubisoft Montreal, lo studio che già si era occupato del titolo originale del 2003. A inizio del 2023 la stessa Ubisoft ha rivelato che il progetto era ripartito da una fase di concettualizzazione, facendo intendere richiederà ancora molto tempo prima di vedere la luce. Un percorso simile, per certi versi, a quello di Metroid Prime 4.
Prince of Persia: The Lost Crown. Un ritorno di cui tutti avevamo bisogno
Dopo dieci anni di assoluto silenzio e dopo l’annuncio disastroso riguardante il remake, la saga sembrava essere destinata a tornare nell’oblio generale. All’improvviso, però, un annuncio totalmente inaspettato sconvolge la situazione.
Durante il Summer Game Fest 2023, evento tenutosi a giugno, viene presentato Prince of Persia: The Lost Crown, un nuovo capitolo della saga. Non solo, ma la data di uscita è estremamente vicina: l’attesa sarà di soli sei mesi, perché il gioco verrà pubblicato il 18 gennaio 2024. Il trailer mostrato è fresco, stiloso, dinamico, colorato, energico, e anche il genere di appartenenza è inedito. Si tratta, infatti, di un platform a scorrimento in 2.5D, che include anche elementi appartenenti al genere dei metroidvania.
L’intento di Ubisoft è chiaro: evolvere la saga e adattarla a un nuovo pubblico, pur mantenendo lo stesso spirito che l’ha portata a essere così apprezzata da milioni di videogiocatori. Anche il protagonista è inedito. Il giocatore, infatti, veste i panni di Sargon, un guerriero appartenente al gruppo degli Immortali dedito alla difesa del Regno di Persia, e che nel gioco sarà impegnato proprio nel salvare il principe di Persia, Ghassan.
Alla sua uscita, The Lost Crown è stato apprezzato in maniera univoca da critica e pubblico. Il titolo di Ubisoft Montpellier richiama i fasti del passato grazie alla sua capacità di evolversi mantenendo intatto l’anima della serie: un risultato tutt’altro che scontato, se pensiamo che si tratta di un metroidvania votato all’azione. Stavolta il gioco non rivoluziona un genere, come accaduto con il capitolo originale e con Le Sabbie del Tempo, ma le meccaniche di gioco profonde inserite lo rendono comunque un titolo che si distingue da tutti gli altri appartenenti al genere.
Un ritorno così positivo di Prince of Persia è un’ottima notizia per tutto il mondo dei videogiochi. Dopo oltre dieci anni di silenzio, il timore che la saga potesse essere conclusa sembrava realmente tangibile. Ma perdere una serie che è stata capace più volte di reinventarsi e di rivoluzionare gli action-adventure sarebbe stata una rinuncia troppo gravosa. Molte meccaniche e concetti introdotti dai titoli dedicati al Principe sono diventati veri e propri punti di riferimento, ispirando sviluppatori in tutto il mondo.
Se non avessimo avuto Prince of Persia, ad esempio, non avremmo avuto Tomb Raider come lo conosciamo oggi. Il creatore della saga di Lara Croft, Toby Gard, ha infatti dichiarato che il suo team si è ispirato al titolo di Jordan Mechner sia per le sue animazioni fluide e realistiche del personaggio principale che per la libertà di movimento concessa al giocatore.
Oltre a Tomb Raider, l’influenza di Prince of Persia può essere riscontrata in molti altri giochi che hanno cercato di replicare il realismo delle animazioni e il senso di avventura intrinseco al gioco originale. Basti pensare alla serie di Assassin’s Creed, per la quale Ubisoft Montreal aveva in mente di creare proprio un gioco che condividesse svariate meccaniche con la serie del Principe di Persia, ma che esplorasse un contesto storico e un approccio narrativo diversi. L’idea del team, inizialmente, era addirittura quella di creare uno spin-off dello stesso Prince of Persia.
Ma le influenze della serie sono estremamente numerose e toccano anche titoli in apparenza lontani, come Mirror’s Edge, Darksiders e Uncharted. Tutti giochi che, pur essendo molto diversi tra loro, nel focus su elementi di parkour, acrobazie e movimenti acrobatici richiamano quelle sensazioni che i giocatori hanno conosciuto proprio grazie alle avventure del Principe.
La saga di Prince of Persia ha saputo influenzare epoche e stili di gioco per trent’anni, rivoluzionando gli action-adventure in maniera indelebile e lasciando un’eredità che vive ancora oggi negli innumerevoli titoli che richiamano le influenze della serie. Il ritorno del Principe, sancito dalla pubblicazione di Prince of Persia: The Lost Crown, restituisce ai giocatori una delle saghe più rappresentative e rivoluzionarie del mondo videoludico, che rischiava di finire nell’oblio e di essere ricordata solamente come un “classico”. Ma che si tratti di un ritorno alle radici o di innovazioni audaci, la nostra speranza è che il nome di Prince of Persia torni a splendere come un tempo, e che la sua eredità non si disperda come sabbia nel vento.