Una delle saghe videoludiche che più ha definito il medium dall’avvento delle console a 32 bit ad oggi, e ha incollato agli schermi milioni di giocatori, è sicuramente Metal Gear Solid. L’epopea di Snake, il progetto Les Enfants Terribles e l’eterno scontro tra bene e male (mai così sfumati come in questo caso) narrato con taglio cinematografico di altissimo livello hanno lanciato nell’olimpo dei videogiochi il creatore Hideo Kojima e costituito una solida IP per Konami.
La storia di Metal Gear terminò bruscamente nel 2015 quando al termine dello sviluppo di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, capitolo molto controverso e probabilmente tra i meno riusciti, le strade di Kojima e Konami si separarono segnando la fine della serie per come la conoscevamo.
Nel 2018 è uscito un nuovo capitolo, Survive, non supervisionato da Kojima che per anni è parso un canto del cigno dell’intero progetto.
Questo anche perchè Konami per anni è parsa intenzionata ad abbandonare il mondo dei videogiochi per dedicarsi a tempo pieno ai Pachinko che costituiscono un asset importantissimo per l’azienda giapponese.
Addirittura per un breve lasso di tempo i capitoli della serie sono stati cancellati dagli store e a tutti è parso un addio definitivo anche alla possibilità di rigiocare questi autentici capolavori, ma un po’ a sorpresa Konami ha deciso di rivitalizzare il brand.
Relativamente, aggiungerei, adattando il detto poca spesa massima resa: questa raccolta, che dovrebbe essere la prima parte di una collezione, si limita a riproporre i giochi originali senza particolari modifiche rispetto a quanto visto nella HD collection uscita ormai 11 anni fa o addirittura, nel caso di Metal Gear Solid, proponendo una versione del tutto identica a quella del 1999 su Ps One.
Metal Gear Saga
Come facilmente intuibile, questo primo volume parte dalle origini della serie ovvero proprio da quel Metal Gear uscito 36 anni fa prima su MSX e poi su NES.
Pur non costituendo una collezione organica, infatti dovremo scaricare i titoli singolarmente, all’interno della raccolta troviamo Metal Gear, Metal Gear 2: Solid Snake e i pezzi forti ovvero Metal Gear Solid (completo di Special Missions e VR Missions), Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty e Metal Gear Solid 3: Snake Eater.
Potremo quindi seguire tutta la saga di Solid Snake e scoprire cosa è un Metal Gear, conoscere Fox Hound e personaggi ormai leggendari come Revolver Ocelot, Otacon, Big Boss e chi più ne ha più ne metta, in storie che ormai sono entrate nell’immaginario collettivo e ci hanno regalato spezzoni memorabili.
In questa sede è abbastanza superfluo ricordare per filo e per segno le trame dei singoli capitoli: chi, come me, li ha giocati all’epoca della loro uscita le ha scolpite nei ricordi mentre chi non li ha mai giocati non può rovinarsi la sorpresa e godersi tutta la poesia di questi titoli.
Se i giochi sono quelli che sono e pertanto non sono discutibili, l’intero prodotto è ampiamente questionabile: la sensazione è che Konami abbia tirato via questa raccolta per continuare a lucrare su un brand di totale successo, senza dedicargli il dovuto rispetto. Alla serie come ai suoi giocatori.
Se di Snake Eater sappiamo che uscirà un remake, al momento intitolato Metal Gear Delta, è impensabile vendere una nuova raccolta in cui non solo abbiamo delle riproposte già uscite 11 anni fa ma addirittura per quanto riguarda Metal Gear Solid è presente la versione PsOne e non si è pensato di includere, ad esempio, quella sorta di remake ante litteram che è stata Twin Snakes per GameCube.
Per carità a livello di trama e filosofia di gioco si tratta di titoli che ancora possono funzionare, tuttavia specialmente per il primo capitolo, tanto la resa grafica quanto i controlli un po’ legnosi rendono l’esperienza di gioco migliorabile.
Per cercare di aggiungere qualcosa in più alla raccolta, una sorta di pretesto che invogliasse i giocatori a comprarla, sono stati inseriti alcuni contenuti bonus; per ogni capitolo, infatti, troviamo sia il Master Book che oltre ad introdurci nel mondo di Metal Gear (identico per ogni gioco) contiene un approfondimento sulla creazione del gioco, sui personaggi e su altre piccole curiosità che uno Screenplay Book con tutto il copione, dialogo per dialogo.
Interessante, vero, ma gli utenti meno esperti rinunceranno essendo in inglese ed in generale non è una lettura particolarmente comoda da fare su una tv, complici anche dei comandi poco comodi.
Forse inserie questi contenuti in un’app companion sarebbe stato più user friendly, ma così non è e comunque parliamo di qualcosa che sposta pochissimo il giudizio sulla raccolta.
A completare i bonus, troviamo la graphic novel in due volumi uscita contemporaneamente al secondo capitolo della saga ed una soundtrack da installare sulla console, comprendente comunque pochi brani.
Il fatto di dovere scaricare ogni singolo contenuto separatamente da proprio l’idea di come pochissimo sforzo sia stato fatto da Konami per riproporre il tutto ai giocatori; gli unici interventi riguardano fondamentalmente qualche implementazione atta ad ovviare operazioni ormai impossibili con le console attuali (Psycho Mantis dice niente?) o variare alcuni contenuti sottoposti a copyright.
Almeno possiamo apprezzare il fatto che ci venga proposta un’esperienza genuina comprendente anche frasi o atteggiamenti che in base all’attuale sensibilità potrebbero apparire fuoriluogo (come ci ricorda un disclaimer ad inizio partita) così come le traduzioni originali dell’epoca, abbastanza ridicole come quella italiana, ricca di qual’è e simili errori da penna blu.
Segnali di Stile: grafica e sonoro
Come avrai sicuramente capito, c’è poco da dire a livello grafico in primis, ma anche sonoro.
La grafica dei 3 capitoli usciti su PlayStation 2 è leggermente migliorata da un punto di vista meramente cosmetico, appartenendo alla HD Collection del 2012. I 2 titoli di epoca NES sono invece prelevati dalle collezioni precedenti, come si nota anche dai menu un po’ scomodi tipici di PlayStation 3. Infine, Metal Gear Solid disponibile anche nell’edizione integral è quello per PlayStation, senza alcun ritocco successivo. Chiaramente la grafica mostra tutta la sua età e per ovviare al formato 4:3 tipico dell’epoca, Konami ha inserito due ampie bande nere ai lati personalizzabili quanto fastidiose. In definitiva sui moderni televisori la resa è quella che è.
Meglio il sonoro, che chiaramente è frutto dell’impegno dell’epoca Kojima.