Da qualche giorno è finalmente uscito il trailer della serie TV Amazon Prime Video di Fallout, attesa da molti fan della saga, ma anche da chi non si è mai avvicinato ai videogochi ma vorrebbe conoscere il mondo del gioco di ruolo postapocalittico più famoso di sempre. In onore dell’uscita della serie Bethesda ha deciso di rilanciale la Fallout S.P.E.C.I.A.L. Anthology, una collezione che racchiude tutti i titoli della saga, eccetto qualche spin off secondario.
Per l’occasione oggi voglio presentare la mia top 6 dei titoli di fallout, per dare un’idea generale a chi magari non ha mai giocato alla saga e non sa da dove iniziare a recuperarla. Questa top terrà conto solo dei titoli main line, quindi tutti gli spin off considerabili “non canonici” non verranno citati. La motivazione principale è che, oltre al fatto che molti degli spin off di Fallout sono terribili, questi titoli si distanziano molto dal gameplay dei titoli principali, e sono decisamente più difficili da recuperare di quelli di cui parleremo oggi.
Fallout 76: come Bethesda ha quasi affossato il franchise
In ultima posizione non poteva che esserci lui: il titolo che cerca di unire la struttura narrativa di un gioco di ruolo open world caratterizzato dai personaggi che lo abitano al multiplayer, rovinando tutto. Personalmente ho giocato Fallout 76 sono all’uscita e l’ho abbandonato molto presto, quindi non posso avere una visione omnicomprensiva di come sia il titolo allo stato attuale. Fatto sta che Bethesda ha preso una saga che era memoramile per i personaggi altrettanto memorabili e li ha tolti. Non ci sono NPC nel gioco, e la noiosa storia viene portata avanti dai diari e dalle registrazioni che fanno tanto survival horror.
Da quello che so con le ultime espansioni sono stati effettivamente aggiunti dei personaggi con cui interagire, e molti dei bug che rendevano ingiocabile in titolo dovrebbero essere stati risolti. E so che magari ci sono fan di 76 che potrebbero contestare che adesso il gioco sia godibile, ma io vorrei precisare che il titolo è uscito nel 2018, e che un gioco dovrebbe essere bello dall’inizio, non dopo 5 o 6 anni dall’uscita. Tutto questo mi ha ricordato quello scempio di Cyberpunk 2077, ma non è questo il momento per parlarne. L’unico pregio che ha questo titolo è di aver migliorato la grafica e gli effetti di illuminazione rispetto al predecessore.
Fallout 3: l’illusione della scelta
Moltissimi potrebbero rimanere sorpresi dalla posizione di questo titolo, che da molti viene considerato un capolavoro, nonché il picco della saga. Io proporrei a tutte queste persone di provare a rigiocare il titolo e notare quanto sia un gioco privo di vita, senza arte né parte: un vastissimo mondo pieno di nulla in cui ci troveremo a vagare senza una meta, cosa comunque più interessante che seguire la trama principale, priva di ogni spessore emotivo o riflessione sociale e politica. Bethesda ha preso un gioco che era profondo, pieno di idee e scelte che davvero ti facevano pensare alle tue decisioni, e lo ha reso un FPS con un guizzo di gioco di ruolo.
Davvero, in questo DGR non esiste il gioco di ruolo: la storia va dove vuole lei e tu non la puoi mai influenzare realmente. Il gioco sceglie con chi ti devi alleare, non tu: i buoni sono i buoni e i cattivi sono proprio cattivissimi. Questo gioco ha preso la Confraternita d’Acciaio e l’Enclave, probabilmente le due cose più fighe di tutto Fallout, e le ha rese delle macchiette. La Confraternita è un gruppo di tizi che vogliono salvare la gente e l’Enclave è praticamente l’Impero di Star Wars ma con ancora meno spessore.
Questo gioco sta sopra 76 per il solo fatto che questo è giocabile, ma è comunque una delle peggiori “cose” su cui abbia mai messo le mani. Per non parlare poi del finale a pagamento. Sì, perché quando tutti se la sono presa con Bethesda per quel finale orrendo loro si sono rimangiati tutto facendo uscire un DLC con il “vero finale” del gioco. Senza parlare di Todd Howard, e di tutte le promesse non mantenute, come gli oltre 200 finali del titolo, ma lasciamo perdere, che è meglio.
Fallout: la visione originale
Iniziando a parlare di bei giochi, il primissimo Fallout, uscito nel 1996, sviluppato da Interplay, è ovviamente il primo capitolo di quella che diventerà una lunga e popolare saga di giochi di ruolo postapocalittici. E la saga non poteva iniziare meglio, con un titolo che ci butta direttamente in un mondo vasto e tutto, o quasi, da esplorare, con zone di interesse separate da vaste aree desertiche in cui potremmo trovare diversi incontri casuali e segreti.
Essendo un gioco uscito durante il boom dei DGR cartacei, Dungeons & Dragons in primis, ovviamente, riprende molte meccaniche proprio da questo. Come il valore di difesa, che qui si chiama Classe Armatura, proprio come in D&D. E in quanto GDR vecchia scuola potrebbe essere difficile da giocare per i nuovi videogiocatori, ma con un po’ di pratica si può facilmente entrare nell’ottica di quell’epoca, in cui i giochi non avevano tutorial e tutto doveva essere scoperto dal giocatore.
Inoltre questo gioco, nonostante sia così vecchio, ha il pregio di mettere il giocatore davanti a scelte davvero importanti e che davvero plasmeranno il mondo intorno a lui. Fa strano pensare che un gioco che ha ben 28 anni sul groppone riesca a far ragionare un giocatore in maniera così profonda e su temi così importanti, come la diversità tra razze e la guerra nucleare. Perché questo è quello che cerco sempre in un Fallout: un forte messaggio sociale e politico, e non una storiella banale in cui bisogna ritrovare qualcuno scomparso, cosa che purtroppo Bethesda non sembra aver capito, visto che da dieci anni ripropone la stessa trama in ogni gioco.
Fallout 2: il passo successivo
C’è davvero poco da dire su Fallout 2, in quanto è “semplicemente” una versione migliorata del primo gioco, con un mondo molto più aperto, più personaggi con cui interagire e scelte da prendere. Inoltre è l’unico di due giochi della saga a non avere come protagonista un abitante di un Vault, il che porta un po’ di freschezza all’interno della storia. Inoltre in questo capitolo viene introdotta l’Enclave, che da qui in poi diverra un punto fermo della saga.
Un’altra volta ci ritroviamo a dover lottare per la sopravvivenza in un mondo spietato e diviso, dove verremo messi di fronte a scelte difficili e impattanti per il mondo. E soprattutto molti dei preconcetti che abbiamo sviluppato con il primo capitolo cadranno in questo gioco. Se nel primo ci troveremo ad affrontare dei super mutanti, e li detesteremo per il loro modo di pensare a trati stupido e infantile, nonostante sia comprensibile, qui il principale villain della storia sarà proprio un super mutante, ma di alto rango sociale, che quindi non si attacca a quello che avevamo imparato nel primo Fallout.
Di nuovo quindi il gioco ci pone delle difficili domande a cui dover dare una risposta, che non sarà per forza quella giusta, ma che sarà la nostra. Non esiste un giusto e uno sbagliato in un mondo dove l’etica e la morale non esistono, e quando esistono le decide chi ha una pistola in mano. E a chi pensa che non sia interessante l’impegno sociale nei videogiochi e nell’arte in generale consiglio di andare a giocare a Call of Duty, che da vent’anni fa propaganda pro alla guerra e pro all’America dipingendo il soldato americano come un eroe. Oppure potrebbero giocare ai Fallout di Bethesda, che sono titoli più adatti alla loro intelligenza.
Fallout 4: Bethesda colpisce nel segno
Nonostante il quarto capitolo riprenda le tematiche poco serie affrontate dal precedente titolo di Bethesda, offre un mondo molto più aperto ed esplorabile, anche grazie alle varie migliorie tecniche della generazione successiva. Il questo titolo sono anche presenti diverse fazioni con cui potersi alleare e scelte che potrebbero cambiare la storia, anche se spesso di poco. Uno dei grossi punti a favore di questo gioco è la personalizzazione del personaggio: con le varie nuove meccaniche risulta molto più diversificata la progressione e il potenziamento delle varie abilità.
Il sistema dei talenti è stato alterato molto rispetto ai titoli precedenti e dipendentemente dal giocatore questo potrebbe essere un pregio o un difetto, ma tutto sommato rendono l’esperienza più unica. Purtroppo rispetto ai capitoli precedenti sono state ridotte di molto le scelte di dialogo, limitandosi a sole quattro opzioni per ogni risposta nel gioco. Ad alcuni potrebbe piacere il fatto che questa volta anche il protagonista abbia una voce, mentre negli altri titoli non si sentiva mai, ma personalmente non amo quando nei GDR la voce del personaggio è preselezionata, perché potrebbe rovinare l’immersione.
Fallout: New Vegas: visioni di libertà
Se il distacco che abbiamo visto tra gli altri titoli non era poi così alto, adesso stiamo parlando di diversi piani di esistenza. Fallout: New Vegas è un titolo su licenza sviluppato da Obsidian Entertainment, uno studio nato dalle ceneri di Interplay, i veri creatori della saga, a cui è stata prestata la licenza di Fallout per realizzare uno spin off del terzo capitolo, con gli scarti di quel motore grafico. Questo gruppo di sviluppatori, in soli 18 mesi, è riuscito a creare il miglior gioco di ruolo che il mondo abbia mai visto.
Non scherzo quando dico che nessun gioco si avvicina all’immersione e alla profondità di questo titolo, che a quasi 15 anni di distanza dalla sua uscita è ancora insuperato, per quanto mi riguarda, nella libertà di scelta e di ruolo. Se nel predecessore alcuni personaggi non potevano morire perché la storia doveva andare avanti, qui il giocatore può far fuori tutti dal primo minuto di gioco, e questa libertà ti viene concessa per ogni azione all’interno del gioco.
Ogni giocatore può realmente avere un’esperienza completamente diversa da un altro, grazie alle migliaia di scelte che il gioco ti mette davanti e alle diverse fazioni che popolano il mondo di gioco, tutte diverse e con i loro ideali. Spessissimo ti ritroverai a fissare lo scermo pensando alla cosa giusta da fare, perché spesso non c’è una soluzione giusta. Per chi fosse interessato, ho già fatto un’analisi approfondita su questo titolo e sulla sua grandezza come videogioco.
Eccoci quindi alla conclusione della top dei Fallout dal peggiore al migliore: una saga dalla qualità a volte altalenante, ma che mi ha sempre divertito. Spero di essere stato chiaro e di aver aiutato qualcuno che non si era mai avvicinato alla saga a trovare un gioco di partenza, anche perché nonostante tutti i giochi siano ambientati nello stesso mondo tutte le storie sono quasi totalmente separate le une dalle altre. Ai giocatori su PC ricordo che tutti i titoli che ho consigliato sono comodamente disponibili su Steam e possono essere acquistati a un bassissimo prezzo grazie ai Saldi Primaverili. Invito chiunque a farci sapere la sua sulla saga, o in che ordine avrebbe messo i vari titoli.