Sviluppato ed editato da BerserkBoy Games in sinergia con Big Sugar, Berserk Boy è un nuovo action platform in 2D a scorrimento orizzontale e carico di nostalgia anni ‘90. Eppure, nonostante gli evidenti richiami, il titolo prova a emergere dal catalogo di congeneri con una certa energia. Noi abbiamo recensito l’opera prima dei BerserkBoy Games su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a urlare Go Berserk?
Berserk Boy e le sfere del dra-berserk
Siamo in futuro non ben precisato e vestiamo i panni di Kei, un novellino carismatico che si ritrova, suo malgrado e come nella maggior parte dei canovacci videoludici e non, imbrigliato in qualcosa di decisamente più grande di lui. Tra una sorta di famiglio magico e saggio e un’amica dai capelli verde acqua che funge da tecnologa in pieno stile Bulma di Dragon Ball, Berserk Boy ci prova a raccontare una sua storia ma lo fa in modo coerente col suo genere d’appartenenza.
Questo significa che la narrazione è quasi un pretesto e non puoi aspettarti una psicologia dei personaggi ben approfondita, anche se abbiamo apprezzato la figura del volatile chiacchierone (che si chiama Fiore) che ci accompagnerà per tutta l’avventura e che funge da sorta di guida e coscienza (stile grillo parlante ma con le piume).
Il cattivo di turno è un dottore, tale Dr. Genos che, con il suo esercito di seguaci, ha palesemente e schiettamente dichiarato guerra alla Terra. Come unico ostacolo dinanzi alla follia dello scienziato di turno c’è un prevedibile e sparuto gruppo di resistenza che, poco sorprendentemente, andrà a diventare il nostro gruppo, inglobando Kei nelle sue attività e riponendo nel protagonista tutte le speranze per un futuro pacifico.
Inutile nascondersi dietro il dito, Berserk Boy è una sorta di Sonic the Hedgehog fuso a Mega Man con una spruzzata di Dragon Ball e che, se nell’atmosfera e nella narrazione risulta un po’ pigro, scommette gran parte di sé nel gameplay e nelle sue regole, rimescolando un po’ le carte in tavola per provare a plasmare una propria identità.
Prima di scendere nei dettagli è bene però citare le sfere Berserk (Berserk Force Orbs). Queste sfere, molto ricercate, offrono poteri incredibili al portatore con cui vanno a fondersi. I guai di Kei iniziano anche perché si ritrova a fondersi con una di queste sfere, che gli offre anche uno dei poteri meglio riprodotti a schermo: in pratica lo trasforma in energia elettrica rendendolo veloce e scattante quasi alla pari del già citato Sonic.
Tali poteri, al grido di “Go Berserk!” trasformano l’anonimo e innocente Kei in un Berserk Boy (da cui il titolo del gioco) ponendolo in una duplice situazione: quella di eliminare i nemici e allo stesso di salvare le persone in pericolo. (nonché il pianeta tutto). Ma com’è trasformarsi e quanti sono i poteri a nostra disposizione? Direi che è giunto il momento di trasformarsi: Go Berserk!
Un classico ma coi poteri
Berserk Boy è un action platform a scorrimento orizzontale in 2D che, lo diciamo subito: non innova niente. Anzi, prende molti elementi da altri titoli, sforando in altri generi come i metroidvania e inserendo anche la possibilità di potenziarsi seppur con schemi e opzioni molto rudimentali e ridotti all’osso.
Tutto il gioco si basa prevalentemente sull’utilizzo delle trasformazioni con relativi poteri. Tali poteri non servono solo per eliminare nemici o superare trappole ma anche per concatenare combo con tanto di Berserk Meter (un contatore, appunto) che farà la gioia degli amanti dei punteggi (a cui strizza palesemente l’occhio con un alone simil-arcade).
I poteri sono anche la chiave dell’esplorazione delle aree di gioco. Come un metroidvania, infatti, dopo aver ottenuto una nuova sfera Berserk, potrai tornare sui tuoi passi per percorrere strade prima inagibili e svelare segreti inediti o affrontare mini-sfide opzionali con cui metterti alla prova e accrescere i tuoi poteri.
Ciò che funziona in Berserk Boy, se non si fosse capito, sono proprio le trasformazioni. A stupire è la rapidità ludica e la resa a schermo sorprendentemente fluida che, con un po’ di pratica, regala soddisfazioni non da poco. Che sia volteggiare sugli ostacoli, scattare in avanti con brutalità o ruotare dando vita a un tornado in stile Taz, Berserk Boy funziona e diverte.
A suo vantaggio c’è anche un level design interessante e che prova, nel suo piccolo, a offrire un costante senso di imprevedibilità e quindi varietà. Non ci riesce sempre e le situazioni a schermo, in alcuni casi (tra cui l’incipit stesso) sanno di già visto eppure, nel suo insieme, l’esperienza è comunque gradevole e positiva, in bilico tra passato e presente e in alcuni casi anche coraggiosa nell’osare nuovi percorsi.
Il backtracking a tal proposito non risulta mai pesante e anzi, come accennato, potrebbe essere decisamente volontario, atto a migliorare i propri punteggi per ottenere ricompense migliori a cui equivalgono upgrade più massicci e utili per sopravvivere nelle fasi avanzate del titolo .
Un cenno ai boss che, seppur poco ispirati, mettono alla prova le capacità del giocatore il quale, in un costante livello di difficoltà nella media con pochi picchi, non si sentirà mai troppo potente nonostante l’aggiunta di nuove trasformazioni (a tal proposito, ne sono cinque e sono legate ai vari elementi come il fuoco, il fulmine, ecc.).
Il titolo prova nel suo piccolo a formare una sorta di lore e in realtà inserisce anche una serie di attività secondarie come sfide di combattimento (dalla tipologia ormai abusata) o anche dei “collezionabili” come persone da localizzare e salvare. Il tutto a favore di una longevità che si attesta nella media del genere, potenziata però dal fattore rigiocabilità arcade.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Berserk Boy è padrone di una pixel art abbastanza abusata ma qui personalizzata da un tocco alla Dragon Ball che non dispiace. Laddove, invece, i nemici sono un po’ un ibrido tra quelli di Sonic e Mega Man. In compenso, le aree di gioco sono abbastanza ispirate e alcuni biomi sono decisamente gradevoli da esplorare.
Il sonoro richiama Sonic e non è una sorpresa considerando che portano la firma di Tee Lopes, compositore di Sonic Mania. Bisogna però evidenziare che le tracce sono inedite e quasi tutte dal sapore rigorosamente nostalgico. Da segnalare, infine, con una certa sorpresa, la gradita presenza dei sottotitoli in lingua italiana.