Sviluppato da Exe-Create e pubblicato da Kemco, Glorious Savior è un gioco di ruolo a turni ad ambientazione fantasy che alterna il 2D al 3D. Il titolo fa parte del progetto di Kemco di trasportare ex titoli nati su mobile nel mondo delle console odierne. Noi abbiamo affrontato l’avventura di Rain e amici su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a partire alla ricerca della spada dell’eroe?
Glorious Savior e le cronache della spada scomparsa
Kemco è ormai entrata in un loop che la vede sfornare titoli (come Grace of Letoile di cui puoi scoprire la nostra recensione), anche dalla discreta longevità, con una velocità così elevata da non lasciar loro il giusto spazio per farsi notare. In poche parole: si sta fagocitando da sola. Il che è un peccato considerando che ogni titolo che porta ha comunque la volontà di raccontare una storia e di mostrare un gameplay quanto più diverso possibile dagli altri congeneri.
Il dramma è però legato alla radice di questi titoli: sono quasi tutte opere mobile. Questo elemento bisogna tenerlo a mente in quanto non solo andremo incontro a limiti tecnici vistosi (qui ancora di più del solito a causa dell’azzardato utilizzo del 3D) ma anche a un sistema ludico che prevedeva in origine delle microtransazioni. Non per niente, Glorious Savior nasce come titolo mobile gratuito mentre su Nintendo Switch approda a pagamento ma con microtransazioni meno invasive e assolutamente non necessarie.
Fatti i doverosi preamboli, muoviamo i primi passi nell’intreccio narrativo di Glorious Savior che esordisce in un modo estremamente noioso. Schermata fissa, silenzio totale e dal basso ecco emergere alcune frasi, spezzate anche rigorosamente male. Sembra di assistere all’inizio di Star Wars se non fosse che si parla di una terra fantasy, di un Overlord e di un passato atroce che ha ceduto il posto a un presente pacifico.
Assistiamo a una carrellata di parole che scorrono dal basso verso l’alto, lentamente e che ci lasciano apatici sia per l’effetto in sé che per l’introduzione che suona estremamente classica e priva di mordente. Purtroppo, la situazione non migliora nel momento in cui entra in scena Rain, il protagonista. Questa volta indossiamo i panni di un nobile che esordisce incontrandosi, suo malgrado, con una “fata-arma”.
Tale fata parlante e che Rain per qualche strano motivo sembra comprendere benissimo, è alla ricerca della “spada dell’eroe”, un cimelio leggendario che potrebbe farla diventare famosa tra le fate. Guarda caso, Rain sa dove si trova quella spada ma prima deve recuperare un fiore. Percorso un linearissimo e bruttissimo bosco, eccoci al primo incontro coi PNG.
Qui il buon Rain viene bullizzato da un giovanotto. L’argomento? Il fatto che Rain non ha una ragazza mentre lui, il bullo, è in dolce compagnia. Inizia una scenetta tragicomica col protagonista che prova goffamente a convincere i due del contrario ma niente di fatto. Il karma gira e pochi secondi dopo il bullo viene assalito da un demone e indovina a chi tocca aiutarlo? Esatto: a noi.
Aiutato il bullo, Rain ottiene come ricompensa un bacio dalla dama del bullo che, sconvolto, ci giura vendetta. Questi sono i primi momenti di narrazione di Glorious Savior che abbiamo deciso di condividere per dare un’idea dell’atmosfera generale del titolo. Parliamo di un umorismo leggero e che permea quasi tutta la durata dell’avventura, con qualche virata più seria nel mezzo.
Un’opera che, allo stesso tempo, fatica nel farci appassionare alle vicende del cast il cui team principale, composto da tre damigelle oltre Rain, non riesce a spiccare. Complice il fatto di essere pesantemente ancorate a cliché abusatissimi. E se te lo stai chiedendo, il motivo del viaggio di Rain è dovuto al fatto che la spada dell’eroe viene rubata e noi siamo incaricati di cercarla. Il tutto, sempre con la fata al nostro seguito, forse uno dei personaggi più riusciti grazie soprattutto al sarcasmo di cui è dotata.
In realtà, una volta compreso la tipologia di umorismo e il fatto che il protagonista ha un doppio lato che oscilla tra il patetico al carismatico improvvisato, con tanto di scelte azzardate per proteggere quella che, secondo lui, è la giusta via per un’umanità compatta e socialmente alla pari, il titolo è anche abbastanza godibile. Certo, non ti sganascerai dalle risate, ma l’evoluzione dei personaggi, seppur lieve e poco stratificata, è gradevole e si inserisce bene in un mosaico narrativo che non brilla d’originalità ma riesce comunque ad accompagnarci fino alla fine.
Un classico che non innova
Glorious Savior è un gioco di ruolo decisamente classico e dal sapore gustosamente retrò. Dall’esplorazione ai combattimenti, le due anime del titolo, tutto richiama con prepotenza il passato del genere senza però riuscire a innovarsi come si deve ma, anzi, trainando con sé diversi limiti oggi poco accettabili.
Se i combattimenti casuali coi nemici vengono in parte mitigati da una sorta di indicatore che ci avvisa della loro imminente venuta (lo schermo diventa gradualmente più rosso man mano che si avvicina lo scontro) la loro frequenza rimane comunque discretamente elevata così come la necessità di dover grindare per poter affrontare i vari boss.
Il titolo, infatti, basa moltissimo sul grinding non per niente tra gli elementi a pagamento, tutti opzionali, c’è la possibilità di acquistare dei moltiplicatori di esperienza o anche dei boost di forza per velocizzare gli scontri e superare gli ostacoli. Paghi e vinci facilmente. Un modo che, inutile dirlo, abbatte il livello di sfida e indebolisce ulteriormente un titolo che ha il suo meglio proprio nel combat system.
Come si combatte
Il combattimento in Glorious Savior è rigorosamente a turni e offre un retrogusto nostalgico inizio PlayStation 1 abbastanza intrigante. Ogni personaggi ha le sue skill e una serie di statistiche che andranno passivamente ad aumentarsi man mano che si sale di livello. Discorso diverso, invece, per l’equipaggiamento.
Ogni eroe può equipaggiarsi con due armi, che possono essere anche dello stesso tipo (esempio: due spade). Switchare da un’arma all’altra è rapido e offre un ulteriore elemento strategico. Ad esempio, con le balestre possiamo bersagliare i nemici nelle retrovie cosa che con le armi bianche non possiamo fare. I bastoni magici, invece, sono strettamente legati ai valori di attacco magico e diventano quindi inutili se equipaggiati a un combattente con poche statistiche a esse dedicate.
Giostrare con l’equipaggiamento è quindi essenziale per creare anche build di riserva tenendo anche conto che ogni arma è a suo modo upgradabile sacrificando determinati oggetti e rivolgendosi direttamente a delle fatine che troveremo nelle città. Così come non mancano mercanti di oggetti, di armi e i locandieri.
In Glorious Savior sono anche presenti banali missioni secondarie che fungono da utile scusante per fare grinding con l’aggiunta di premi in caso di risoluzione positiva. Banalmente, si tratta di missioni dove dobbiamo uccidere tot numero di specifici nemici o raccogliere determinati oggetti (sempre uccidendo determinati nemici).
Le missioni principali, invece, ci vedranno impegnati in un viaggio tendenzialmente lineare e con una formula rigidamente classica: mappa grande, città, dungeon da esplorare. L’esplorazione, complica una carenza di dettagli e una scarsa ispirazione generale, non riesce a offrire una buona identità al titolo il che è un peccato considerando che, di base, l’opera è discretamente solida e soprattutto accessibile.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Glorious Savior va analizzato sotto due punti di vista differenti. Se lo osserviamo come omaggio nostalgico ai classici, il lato 3D può anche funzionare, rievocando praticamente le medesime animazioni legnose e volti apatici e spigolosi, così come creature deformi e poco dettagliate.
D’altro canto, il 2D non si salva neanche come effetto nostalgico e la motivazione è essenzialmente legata alla scarsa ispirazione e composizione di dungeon e città. Parliamo di immense aree totalmente vuota e riciclate di continuo, prive di elementi identitari e che possano rendere un luogo realmente unico rispetto ai tanti altri visti anche in casa Kemco.
Il sonoro presenta medesime criticità, con sonorità poco ispirate ma, per fortuna, mai tediose o ripetitive. Buoni gli effetti speciali, quasi tutti standard. Assente il doppiaggio. Da segnalare anche la totale assenza dei sottotitoli in lingua italiana. Infine, Glorious Savior si difende abbastanza bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo con quella portatile particolarmente consigliata data la natura originaria mobile del titolo.