Siamo nel 2023. Come quasi ogni sera sto cercando un video su YouTube da guardare prima di andare a letto. Apro il browser, clicco sull’icona rossa a forma di bottone “play” e ci sono. Che video guardare adesso? Non importa, l’algoritmo ha già scelto per conto mio. La mia home è invasa da immagini di Donkey Kong al mixer, dai loghi del Nintendo 64 immersi in contesti vaporwave e addirittura da immagini astratte create a partire dalle sinuose forme delle navicelle di Wipeout.
Che sta succedendo? A quanto pare sono dei mix. Compilation di colonne musicali lunghe quasi 3 ore. Corro a prendere le cuffie, le inserisco nel foro da 3.5 mm e clicco play.
La jungle culture
Con Jungle si intende un genere musicale sviluppatosi nelle scene breakbeat hardcore nei primi anni ’90 in Inghilterra. In quegli anni la cultura caraibica stava trovando una propria dimensione all’interno degli ambienti underground inglesi, dimensione che venne travolta dagli immaginari dei DJ e che portò a esperimenti musicali capaci di riempire magazzini e appartamenti abbandonati da ragazzi in cerca di qualcosa di “nuovo”.
Le linee di basso tipiche delle tracce d’oltreoceano furono raddoppiate in velocità, mescolate a melodie semplici, spezzate da sample di parti cantate ridotte a semplici versi e il risultato che si ebbe fu un nuovo genere musicale: rapido, grezzo, pieno di energia. La musica Jungle era nata.
Tornando ai mix su YouTube, i titoli delle compilation musicali erano tutti sulla stessa falsariga: “PlayStation jungle mix 01”, “Nintendo 64 jungle mix 04”, eccetera eccetera. Sarà che sono nato nel 1995 ma, se devo essere sincero, non mi sono mai reso conto che stessi ascoltando musica drum’n’bass mentre giocavo a SSX sulla Playstation 2. Come ci è finita la musica Jungle nelle colonne musicali di Ape Escape, Wipeout, Street Fighter 2 e un sacco di altri giochi?
La chiave di volta: il Giappone
Nel 1990, in un magazzino abbandonato di Tokyo, vicino Roppongi Dori, un producer di nome Daizo Murata vi stabilì il leggendario Club Yellow. Famoso per portare DJ della scena elettronica di Detroit e Chicago, diventò un centro nevralgico per i composer Giapponesi. In particolare Yuzo Koshiro e Motohiro Kawashima furono influenzati così tanto da quel sound, che decisero di comporre la OST di Street of Rage proprio a partire dalle tracce ascoltate all’interno del Club Yellow. Addirittura il duo tiene dei veri e propri concerti dal vivo, proponendo le stesse tracce presenti nel picchiaduro di SEGA.
Per avere una vera e propria svolta si dovette aspettare l’avvento della console di casa Sony, la Playstation 1. I chip del Commodore64 e, soprattutto quelli dell’Amiga, permettevano già di sfruttare dei sample musicali da cui poter costruire le colonne musicali dei giochi. Ma con Playstation fu tutt’altra storia in termini di qualità e fedeltà sonora.
Nel 1996 il già affermato Soichi Terada pubblicò, con la propria etichetta Far East Recording, Sumo Jungle, un album composto da 10 tracce drum ‘n’ bass dal sound energico e dai breakdown complessi. L’album attirò l’attenzione di Masamichi Seki, all’epoca director di Ape Escape, che propose a Terada di occuparsi della colonna musicale del platform di Japan Studios. Possiamo sentire come l’influenza jungle sia presente in praticamente ogni traccia, andando anche a ripescare dall’immaginario musicale caraibico.
Un altro esempio è quello di Jun Chikuma, compositrice giapponese famosa per la colonna musicale di Bomberman. Sin dai primi capitoli della saga, l’influenza techno e bleep giocarono un ruolo chiave nel comporre la ost di Bomberman. Chikuma sfruttò l’indipendenza creativa concessale per sperimentare con i chipset NES e successivamente SNES. Fu proprio grazie a questa libertà che, lavorando alla ost di Bomberman Hero per Nintendo 64, Chikuma poté comporre partendo dal sound jungle, tanto caro alla scena giapponese degli anni ’90. Nei vari mix è immancabile l’iconica Redial, che a detta della stessa Jun rimane ad oggi la preferita dai fan, e come dargli torto.
Una breve conclusione
Videogiochi e musica elettronica hanno da sempre avuto un rapporto virtuoso, soprattutto se parliamo di drum ‘n’ bass o più nello specifico di jungle music. I mix, ormai diventati fenomeni di massa, non sono altro che una chiara dimostrazione che il grande pubblico (me compreso) ha da sempre sottovalutato le potenzialità del medium e della sua influenza nel campo della musica o nel mondo artistico in generale. Perciò, per una volta, vorrei dire: grazie algoritmo di YouTube, hai fatto un buon lavoro.