Space Mercenary Defense Force è un titolo che ricalca pienamente il loop di gameplay lanciato da Vampire Survivors, finendo addirittura per sembrarne un vero e proprio clone. Parliamo quindi di una struttura vista e rivista in molte salse diverse.
Proprio per questo motivo, il gioco deve in qualche modo riuscire a distaccarsi dagli altri congeneri, proponendo qualcosa di tutto suo, di diverso o semplicemente di interessante. Vediamo se ci riesce in questa recensione.
Tanto per cominciare, Space Mercenary Defense Force non presenta alcuna storia o un contesto narrativo. Semplicemente, ci troviamo al comando di una nave spaziale, con cui affrontare vari marzianini. La classica invasione aliena da difendere a suon di blaster e missili insomma.
Non parliamo però di un vero e proprio difetto, dato che molto spesso i titoli del genere gettano semplicemente il giocatore nel vivo dell’azione senza troppi preamboli.
Le sparatorie Space Mercenary Defense Force
Il gameplay di Space Mercenary Defense Force è classicissimo: si inizia in una mappa piccola, circondati da nemici da uccidere. Uccidendo i vari mostriciattoli si notano punti esperienza sparsi sul terreno che, una volta raccolti, permettono di salire di livello. A ogni level up è pissibile scegliere tra i vari potenziamenti disponibili.
Come sempre, questi creano una vera e propria build e, come sempre, l’avatar (in questo caso una nave spaziale) attacca in automatico, affidando al giocatore soltanto il compito di muoversi in giro per la mappa, schivando i nemici. Gli attacchi sono invece lasciati alle build che si creano livello dopo livello.
Ogni equipaggiamento scelto con i level up, peraltro, va posizionato sulla navicella in uno dei vari slot direzionali, per esempio scegliendo tra poppa e prua. Ottenendo i missili, per esempio, potremmo posizionarli davanti, mentre i blaster andrebbero sul retro. Una meccanica che, in verità, si dimostra accessoria e non fa alcuna differenza nemmeno nelle parti finali della partita.
Ad aggiungere varietà nelle singole run ci pensano eventi casuali, come pericoli ambientali, miniboss o piccole missioni extra da completare mentre si sopravvive. Piccole aggiunte, che però nel lungo periodo fanno la differenza per dare un pizzico di varietà alla formula.
Tra una partita e l’altra Space Mercenary Defense Force propone una metaprogressione massiccia, dove migliorare statistiche con alberi di abilità, e sbloccare oggetti e navi spaziali con la valuta ottenuta durante le partite. Una piacevole aggiunta molto comune nel genere, che però si dimostra fin troppo tediosa nelle prime, lentissime, ore di farming.
Troppo Lento
Lo stesso problema di noia si riscontra all’inizio di ogni partita, sempre lentissimo persino nella marcia della navicella e nella velocità di movimento. Per fortuna, dopo un inizio claudicante (sia nelle singole partite, sia in generale nella metaprogressione) Space Mercenary Defense Force si dimostra più interessante di altri cloni di Vampire Survivors, grazie alla buona varietà di potenziamenti, affiancata dalla possibilità di creare piccole build in ogni partita.
In sintesi, il titolo è un classico reverse bullet hell senza infamia e senza lode, che non aggiunge nulla nel panorama del genere. La struttura ludica sicuramente funziona, soprattutto quando inizia a ingranare, ma di base non si nota nulla che possa essere in qualche modo originale o unico in qualche modo. Persino le meccaniche che compongono il gameplay sono una variante di quanto già visto negli altri congeneri, che di base ripropongono la stessa struttura ludica con piccole variazioni.
Quindi, vale la pena considerare l’acquisto di Space Mercenary Defense Force? Di base, parliamo di un altro clone, che però nel lungo periodo riesce in qualche modo a risalire e a migliorarsi. Sia chiaro, non arriviamo mai all’eccellenza, ma se ti piace il genere potrebbe regalarti qualche ora di divertimento.
Tecnicamente sufficiente
Il comparto tecnico di Space Mercenary Defense Force non fa gridare al miracolo e, anzi, pecca forse di eccessiva semplicità. Sprite, ambienti e animazioni sono sempre poco elaborati e in generale il colpo d’occhio non è troppo piacevole. Non aiuta di certo un comparto estetico generico e poco accattivante.
Infine, il comparto sonoro è ottimo, con musiche catchy ed effetti che fanno bene il loro lavoro.