Sviluppato dagli italiani Caracal Games Studio e pubblicato da Plug In Digital, Downward Enhanced è un platform adventure in prima persona 3D ambientato in un disgregato mondo a tema fantasy approdato su console in un’edizione definitiva e con un nuovo manto estetico più vivido e dettagliato. Noi abbiamo affrontato mirabolanti percorsi tra salti assurdi e paesaggi spettacolari su Xbox Series e questa è la nostra recensione.
Downward Enhanced è un mondo in rovina
Lo diciamo subito: la narrazione di Downward Enhanced non è il suo punto forte. Il che è un peccato enorme considerando le potenzialità di base e l’incipit discretamente intrigante la cui evoluzione concreta avviene solo nelle fasi finali, altrettanto godibili. Ma prima di approfondirne i dettagli, è bene osservare la storia del titolo stesso. I più attenti sapranno che Downward non è nuovo al mondo dei videogiochi, anzi.
Il titolo è stato originariamente pubblicato su Steam il 13 luglio 2017. Nonostante la sua natura da indie, tra l’altro rannicchiato in un genere, quello del platform-parkour, non molto in voga, Downward è riuscito a ottenere un discreto successo di pubblico e critica al punto tale da spingere gli sviluppatori a perfezionare i dettagli fino alla nascita di Downward Enhanced.
Downward Enhanced è quindi una versione potenziata e definitiva di un titolo del 2017 che approda per la prima volta su console cercando di coprire il vuoto lasciato da Mirror’s Edge, IP targata EA e assente da lungo tempo ormai. A differenza del gioco EA, però, Downward Enhanced è meno frenetico e soprattutto meno action (elemento comunque presente), preferendo offrire un’esperienza più compassata e dal ritmo inevitabilmente più diluito.
Il mondo è finito e l’umanità è scomparsa
Downward Enhanced è ambientato in un futuro distopico dove il pianeta così come lo conosciamo è letteralmente in frammenti. Non solo, l’umanità sembra essere del tutto sparita con il protagonista, un tale e “atletico” viandante, impegnato in un viaggio fantasy-medievaleggiante per scoprire cosa accidenti è successo.
Se l’incipit, come anticipato, sembra discretamente affascinante lo sviluppo è lento e frammentato, in più punti opaco e debole. La colpa è di un cast numericamente scarso e che da solo non basta a sbrogliare una matassa forse troppo fumosa e indecisa, piegata a scenari onirici che a loro volta sono mero strumento ludico, dando vita a un level design che è il vero punto di forza dell’intera opera.
La narrazione non è comunque assente né, tantomeno, da dimenticare, anzi. Lo sforzo di creare un mosaico “narrativo” è visibile e spalmato oltre che tra i vari personaggi con rispettivi “dialoghi” (di cui è presente anche il doppiaggio in italiano) anche nei vari oggetti che potrai recuperare in giro e che diventano un elemento indispensabile per indirizzarti verso uno dei finali disponibili. Ricerca che, a sua volta, va anche a condizionare sensibilmente la longevità dell’opera che si attesta comunque in una buona media per il genere d’appartenenza (siamo intorno alle 10 ore).
Saltare ed esplorare
Gli elementi essenziali in Downward Enhanced sono due: saltare ed esplorare. Inutile dire che sono strettamente connessi ma ecco la natura da platform 3D è prepotente e dominante nonostante alcuni cenni d’ibridazione col mondo dei giochi di ruolo. Quest’ultimo, non molto approfondito ma comunque appagante, presenta un sistema di esperienza legato a particolari oggetti abbastanza semplice unito a un albero di skill da sbloccare in modo autonomo e che permette di ampliare la gamma di possibilità del protagonista potenziando l’esperienza di base e permettendoci anche di raggiungere zone prima impossibili da svelare.
Sostanzialmente, quello che farai di più in Downward Enhanced sarà raggiungere un determinato punto eseguendo diverse “acrobazie” dal wall-jump a un salto aereo particolarmente generoso e così via. La complessità del titolo e anche il suo innegabile fascino sta nel saper concatenare in modo sempre più complesso e soddisfacente le varie “acrobazie richieste” facendoci piroettare sospesi ad alture di tutto rispetto.
E qui va fatto un applauso al level design spesso esteticamente contorto ma composto da percorsi ben studiati e che incastrano tra loro più azioni che vanno a loro volta a espandersi man mano che progrediremo nell’avventura. Il tutto per un’esperienza che se da un lato presta il fianco a una ripetitività di fondo (fondamentalmente si tratta sempre e solo di saltare da piattaforme diverse di livello in livello) dall’altro unisce un sapiente utilizzo delle aree di gioco a un discreto aumento delle possibilità di gioco che provano a variare costantemente l’esperienza rendendola sempre più complesso.
Purtroppo il livello di sfida non si alza mai quanto sperato e, come accennato, manca quella costante adrenalina alla Mirror’s Edge ma in compenso qui potrai ammirare panorami di tutto rispetto e dar vita a un viaggio, quello del protagonista ma anche quello dell’utente stesso, più “rilassato” nonostante ci siano comunque dei nemici da malmenare.
Questi sono prevalentemente dei costrutti, dei golem, dotati di pochi pattern d’attacco e da un’IA non splendente. Capire come fregarli, grazie anche alla nostra agilità che permane anche fuori dalle fasi platform-parkour, è sempre abbastanza chiaro e il feedback del combattimento regala poche soddisfazioni risultando tra gli elementi più deboli del titolo. Apprezziamo comunque la loro presenza che prova a smorzare in parte la monotonia dell’azione.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Downward Enhanced è una piccola sorpresa. Da premiare è sicuramente la varietà più che il dettaglio che anzi non sempre rende giustizia all’impatto iniziale. Downward Enhanced, infatti, è dotato di un colpo d’occhio generale da premiare tanto per varietà quanto per dimensione. Ancora una volta, a sorprendere è l’architettura dei livelli, quel riuscire a raggiungere un determinato punto che dal basso sembrava semplicemente irraggiungibile. E arrivare fin lì regala soddisfazioni non di poco conto.
Da segnalare qualche sporadico rallentamento e qualche caricamento che non minano però la fruibilità generale di un titolo la cui natura di indie viene oscurata da una resa visiva decisamente buona e potenziata a sua volta da una gradevole base sonora. Sonoro che include anche il doppiaggio italiano che, seppur non ci ha convinto appieno, è comunque una presenza sempre più rara nel nostro mondo.