SCHiM è un titolo particolarissimo, che già dalle sue premesse e dalla sua estetica riesce a catturare il giocatore, proponendo un’atmosfera che possiamo senza esagerazione definire unica e originale. Le meccaniche, allo stesso modo, rendono questa esperienza diversa dai congeneri.
Parliamo infatti di un platform atipico, che per certi versi sembra quasi ricordare un puzzle game. L’idea alla base, infatti, vede una piccola ranocchia saltare di ombra in ombra, per arrivare alla fine dei livelli. Ma bando alle ciance e iniziamo la recensione.
La storia di SCHiM ci mette nei panni di…un’ombra. Fin da subito osserviamo un ragazzino giocare spensierato, letteralmente seguito dalla sua ombra, che assuma la forma di una sorta di rana nera, in grado di nuotare tra le ombre del mondo, saltando da una all’altra.
Tramite gli occhi di questo esserino, osserviamo scorrere la vita del ragazzo, che passa dai giochi dell’infanzia, al liceo, al primo amore universitario, fino ad arrivare a un lavoro d’ufficio. Purtroppo, però, assistiamo anche al licenziamento del giovane, che nella disperazione corre per le vie della città. Purtroppo, però, inciampa, e la nostra ombra-rana viene separata da lui. Inizia quindi un’odissea per ricongiungerci con il nostro essere umano.
Nonostante la trama di SCHiM non sia troppo elaborata, la narrazione risulta comunque originale e, a suo modo, unica. Nonostante l’idea di base sia buona, tristemente, alcuni livelli del titolo sembrano quasi staccati dallo sviluppo narrativo, che passa quasi in secondo piano.
Il gameplay di SCHiM
Il comparto ludico di SCHiM è tanto elementare quanto originale. Di base, le meccaniche sono semplicissime: un tasto per saltare e uno per interagire con gli oggetti. Si aggiunge semplicemente la possibilità di ruotare la telecamera per vedere lo scenario da altre angolazioni e capire dove andare, vista la visuale isometrica.
L’originalità della formula sta nel fatto che gli scenari in questione sono ambienti teoricamente completamente esplorabili, ma di fatto navigabili solo attraverso le ombre. Il nostro esserino, infatti, può saltare soltanto di ombra in ombra, pena una “morte” che lo riporta all’ultima zona sicura.
Questo rende le ombre dello scenario delle vere e proprie piattaforme su cui saltare, creando quindi una formula originalissima e divertente, che si discosta molto da quella di un platform tradizionale.
L’interazione con gli oggetti, invece, può servire alcune volte per proseguire, per esempio per allungare l’ombra di un cartello e usarlo come fionda, oppure per accendere luci che generano altre ombre con cui proseguire nel livello.
Proprio quest’ultima meccanica sembra far virare SCHiM verso i puzzle game, dove riflettere sui modi per andare avanti nei livelli. Piuttosto che l’abilità nel salto e i riflessi, quindi, il gioco sembra puntare sulla capacità di ragionamento del giocatore, spinto a utilizzare la limitatezza degli spostamenti per riflettere sui modi di concludere il livello di turno.
L’interazione con lo scenario, di fatto, diventa ben presto un elemento centrale dell’esperienza. Troviamo per esempio una via buia, con metà dei lampioni spenti. Se non vengono accesi, non ci sono ombre per proseguire. Che fare quindi? Possiamo poi imbatterci in incroci dove attivare i semafori per far avanzare le auto (e le loro ombre), o catene di montaggio dove sfruttare le scatole per spostarsi.
SCHiM utilizza quindi in modo molto creativo le sue meccaniche di base che, pur essendo molto semplici, vengono sfruttate a dovere nei vari livelli, progressivamente più complessi e interessanti. Il risultato si dimostra divertente e stimolante, anche se con una curva di difficoltà troppo dolce.
Nonostante ci siano alcune interazioni interessanti, infatti, il titolo si mantiene comunque decisamente semplice, soprattutto perché nei casi più disperati è possibile interagire con ogni ombra, fino a trovare quella che nasconde la meccanica di turno per proseguire nel livello. Nonostante tutto, però, l’originalità che il level design generalmente dimostra rende comunque divertente l’esperienza.
In sintesi, il limite di SCHiM sta nelle sue meccaniche base intrinsecamente limitate che, pur essendo sfruttate a dovere, restano comunque un limite degno di nota per la complessificazione dei livelli. Il gioco non è quindi un capolavoro, ma si pone comunque come un titolo originale e unico, sicuramente da provare se si cerca un platform puzzle atipico, che dimostra anche stile da vendere!
SCHiM non è quindi un capolavoro, ma si pone comunque come un titolo originale e unico, sicuramente da provare se si cerca un platform puzzle atipico, che dimostra anche stile da vendere!
Tecnicamente interessante
Il comparto tecnico di SCHiM è davvero interessante. Il titolo utilizza una grafica low poly a contrasto elevatissimo e con pochi colori, che quindi non brilla per livello di dettaglio. Proprio il comparto artistico così ricercato, però, crea un colpo d’occhio davvero spettacolare.
Il comparto sonoro contribuisce a sua volta a delineare l’atmosfera originale dell’avventura e si dimostra quindi eccellente.