Un piccolo uomo agli albori della razza umana sulla nostra tutt’altro che pacifica terra. Primal Survivors ti porta a vestire i panni di un piccolo eroe primitivo al centro di un mondo cattivo, e non incattivito dal tempo, nel quale dovrai essere più veloce del nemico e più aggressivo di lui per poterne uscire vivo.
Beh, che dire… il gioco è semplice e immediato, pochi fronzoli e nessuna chiacchiera. Schermata di selezione della modalità, un salto diretto nella modalità sopravvivenza, alla fine lo dice il titolo stesso del gioco, no? Primal Survivors, e noi vogliamo assolutamente metterci alla prova e meritarci il nostro agognato titolo.
L’obiettivo di Primal Survivors
Non c’è molto da dire né da girarci tanto intorno. L’obiettivo di Primal Survivors è chiaro fin da subito e, per fare ciò, i ragazzi di Gray Boss e Old School Vibes hanno puntato tutto sull’immediatezza. Selezione del nostro eroe, della sua abilità speciale e selezione della sua arma, rigorosamente in linea con il periodo storico, ecco quindi spuntare un osso, un bel femore per la precisione, e una rotonda pietra da lancio.
Anche l’osso, per quanto non dotato delle caratteristiche tipiche del boomerang, avrà prettamente una meccanica da lancio, sia chiaro. Una volta selezionati questi due elementi ti ritroverai al centro di una radura preistorica e ti muoverai, a destra e a manca, nella speranza di sopravvivere a orde di nemici pronti a farti la pelle.
Ecco quindi una masnada di serpenti diretti verso di te che, dall’alto della tua abilità ginnica di bipede, dovrai evitare mentre lanci su di loro tutte le ossa che hai a disposizione e, te lo posso assicurare, saranno tante, ma tante eh!? Con il diminuire del timer, o l’aumentare a seconda della modalità scelta, aumenteranno i nemici che ti accerchieranno e sempre di più dovrai lottare e vendere cara la pelle.
Le abilità del tuo preistorico eroe si dividono fondamentalmente in due categorie ben distinte, quelle che sbloccherai durante una run, temporanee solo per la tua missione attuale, e quelle disponibili nel menù principale e che potrai sbloccare grazie alle ossa che dropperai dai nemici, quest’ultime saranno disponibili per le future run e regalano al gioco una piccola componente roguelike che non guasta mai.
Essenzialmente questo è quanto, potremmo anche fermarci qui a parlare di Primal Survivors. Certo, così sarebbe una recensione alquanto corta e parecchio scarna quindi, siccome vogliamo rendere comunque un minimo di giustizia al titolo che ti stiamo presentando approfittiamone per parlarne ancora un po’.
Ciò che si nasconde dietro alla tua sopravvivenza
Abbiamo già detto che il tuo obiettivo sarà sopravvivere e, per farlo, ti verranno concesse abilità e poteri che non molti uomini primitivi hanno avuto modo di sfruttare, ai loro tempi. Primal Survivors è un gioco dove l’inferno di proiettili e la quantità di nemici la fanno da padrone. Grazie alla pressione del tasto R2 potrai lanciare a ripetizione il tuo osso (o la tua pietra ndr.) sugli sventurati animali che ti si pareranno davanti.
Bisogna ammettere che doversi muovere per la mappa di gioco con l’analogico sinistro, dover spostare il puntatore con lo stick destro e contemporaneamente dover premere il tasto R2 per lanciare il tuo oggetto contundente non è proprio comodo, per ovviare a questo problema esiste una funzione di autoshoot che ti consiglio vivamente di attivare. Ho avuto modo di giocare altri titoli di questo genere e con mouse e tastiera il processo risulta decisamente più comodo.
A livello grafico Primal Survivors il titolo è un inno alla Pixel Art, niente degno di nota ma comunque piacevole alla vista. Il sonoro è limitato ai versi degli animali, i grugniti del nostro preistorico amico e poco altro. Un punto importante per i cacciatori di trofei è la completa assenza di un livello di difficoltà per ottenere la coppetta di platino. In diciotto minuti ho completato la mia corsa al trofeo più ambito nella versione PlayStation 4 di Primal Survivors e poi, da persona avida quale sono, ho scaricato anche la versione PlayStation 5 per aggiungere ben due coppette azzurre alla mia collezione.