Sviluppato da MidBoss e pubblicato in sinergia con Chorus Worldwide e Serenity Forge, Read Only Memories: NEURODIVER è un’avventura testuale incentrata sulla narrazione nonché sequel ufficiale di 2064: Read Only Memories. Noi abbiamo indossato i panni di Luna, o ES88 che dir si voglia, su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a risolvere innumerevoli investigazioni viaggiando nella mente altrui?
Read Only Memories: NEURODIVER e i viaggi mentali
Prima di affrontare la narrazione di Read Only Memories: NEURODIVER è bene parlare del prequel e di come sia riuscito a ritagliarsi uno spazio nel panorama degli indie game grazie a un sapiente utilizzo di cast, atmosfere e a una trama intrigante e coinvolgente. 2064: Read Only Memories era infatti ambientato in un futuro dove la narrazione riusciva a essere la vera protagonista, rimbalzando fra personaggi perfettamente ben caratterizzati forti anche di un sapiente utilizzo di elementi fantascientifici e distopici.
Intelligenze artificiali autonome e con sentimenti simil-umani, umani che si ibridano a robot e che si fanno impiantare caratteristiche animali (in pratica dei furry viventi), attacchi hacker, invasione tecnologica anche e soprattutto nella vita quotidiana e tanto altro che andava però a sposarsi con tematiche naturalistiche e morali ben sviluppato e in perfetto equilibrio tra umorismo e dramma. Ecco, tutto questo in Read Only Memories: NEURODIVER è decisamente sottotono.
Nato come sequel ufficiale, Read Only Memories: NEURODIVER si mostra invece come una sorta di spin-off sciapo, timido e fortemente ridotto sia nella narrazione che nell’aspetto ludico. Una scelta discutibile e che va a smorzare quanto di buono fatto nel capitolo originale. Ma procediamo con ordine. In questo nuovo capitolo, vestiamo gli inediti panni di ES88, ossia Luna, una esper dotata di poteri psichici in grado, grazie all’utilizzo del Neurodiver (una sorta di polipo alieno, esper a sua volta) di collegarsi alla mente delle persone e di modificarne alcuni elementi.
ES88 lavora per MINERVA, un’azienda colossale, ultra tecnologica e specializzata in neurotecnologie, esperienze ed esperimenti extrasensoriali e, ovviamente, informatica. Il compito di ES88 è prevalentemente quello di entrare nella mente dei vari “clienti” e sistemare nonché recuperare i loro ricordi smarriti. Un modo per chiarire la mente e riordinare gli archivi mnemonici, il tutto interagendo, letteralmente, con il passato e il subconscio dei vari clienti.
Ma ES88 non è l’unica esper in circolazione e soprattutto, non è l’unica che utilizza tale potere per fare del bene aiutando il prossimo. In circolazione, infatti, c’è un tale Golden Butterfly che sembra agire all’inverso rispetto a Luna: lui corrompe, cancella e modifica la mente di altre persone. Tocca quindi a ES88 intervenire e cercare d’intercettare il criminale prima che faccia troppi danni. Per fortuna, la nostra improvvisata eroina psichica non è da sola e può contare sull’aiuto della possente e seriosa cyborg GATE e di alcuni colleghi come TRACE o il pasticcione Harold, senza contare il boss di MINERVA, tale FORTUNA.
Elenchiamo i vari nomi perché, a conti fatti, Read Only Memories: NEURODIVER ha un cast dall’innegabile fascino ma estremamente ridotto e contenuto che si amplia timidamente unicamente quando ti ritroverai a viaggiare nella mente dei vari clienti senza però mai osare davvero. L’effetto di “stupore” e coinvolgimento nato dal prequel, qui sfuma già dopo l’incipit. Inoltre, in questo sequel sono presenti più richiami col capitolo originale, citandone gli eventi clou e soprattutto ripescando e ripresentando i personaggi del gioco originale.
Il problema è che vengono ripescati per singoli capitoli e in modo anche discutibile e poco fedele. Basti pensare che Turing, il robot coprotagonista del prequel, qui fa una sorta di cameo, occupando uno spazio limitato e fondamentalmente inutile ai fini dell’intreccio stesso. Non da meno sono gli altri personaggi del prequel, qui incastrati in situazioni lineari e privati del carisma originale. Un enorme peccato. Inoltre, nonostante la presenza del cast originale e di richiami agli eventi passati, Read Only Memories: NEURODIVER può essere vissuto anche senza conoscenze pregresse visto che si focalizza su una trama e su intrecci completamente inediti.
A deludere, è anche l’intreccio in sé che prova a trattare tematiche anche abbastanza serie senza però mai approfondirle come si deve, limitandosi a fugaci momenti di tormenti interiori e a pochissime scelte ludiche. D’altronde, il titolo stesso dura la metà rispetto all’originale (bastano appena 5 ore) e il finale delude qualsivoglia aspettativa, offrendo un colpo di scena inutilmente arzigogolato e che chiude un capitolo che non riesce a lasciare il segno. Un peccato enorme considerando che il ritmo narrativo è buono, c’è una parvenza di romance, c’è del sano umorismo e soprattutto l’atmosfera futuristica, seppur indebolita, è ancora presente e affascinante.
Come recuperare i ricordi
Se narrativamente Read Only Memories: NEURODIVER delude su diversi punti, la situazione non migliora neanche nell’aspetto ludico. Parliamo sempre di un’avventura testuale simil visual novel (di cui puoi leggere il nostro approfondimento del genere) con scelte e piccoli enigmi da risolvere ma qui, l’intero impianto, soprattutto rispetto al prequel, è estremamente striminzito e ripetitivo riuscendo persino a essere poco intuitivo.
Nell’ordine, noi potremo interagire coi pochi e ripetitivi scenari a disposizione utilizzando un cursore a schermo. Alcuni oggetti potranno essere raccolti come una sorta di “memo”. Questi memo dovranno poi essere selezionati e utilizzati in occasione dell’unica tipologia di enigma presente nel gioco. Si tratta sostanzialmente di indovinare quali elementi raccolti utilizzare per risolvere un blocco mnemonico. Tutto qui.
Il problema qui è duplice: tale enigma si dimostra in alcuni casi estremamente banale mentre in altri si procederà totalmente a caso e senza alcun rigore logico o possibilità di recuperare indizi ulteriori. Un modus operandi che spiazza in entrambi i casi e che si ripete fino alla fine senza alcuna variazione significativa. Quando non si è impegnati a risolvere tali blocchi menmonici o a recuperare i memo spostandosi per le poche aree disponibili, ti ritroverai a parlare e a fare scelte.
Anche qui, le scelte realmente essenziali sono due di cui solo una, quella alla fine, cambierà realmente le cose. Questo perché, essenzialmente, sono due i finali disponibili, un numero estremamente più piccolo rispetto alla ben più complessa ramificazione del titolo originale e che porta il titolo a una longevità ancor più ridotta. Anche qui, un vero peccato considerando le potenzialità inespresse del cast attuale.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Read Only Memories: NEURODIVER si difende bene. La pixel art si anima in modo coerente senza mai stancare. Gli ambienti, seppur pochi, son ben caratterizzati e vari. Buona la palette cromatica scelta e comodi anche i menù di navigazione oltre che le varie cut-scene seppur, anche qui, alcune si ripetono (come il flash di inizio viaggio psichico).
Il sonoro è molto buono come è buono il doppiaggio inglese inspiegabilmente non completo. Può capitare, infatti, di interagire con gli oggetti delle varie aree per approfondirne dettagli, spesso superflui o che vanno a rimpolpare la lore generica del titolo, e notare che non tutto è doppiato. Infine, da segnalare l’amara ma prevedibile assenza della lingua italiana di cui non sono disponibili neanche i sottotitoli.