Sviluppato da Undercoders ed Happymeal e pubblicato da Shinuyuden e Ratalaika Games, Retro Revengers è un action platform in 2D a scorrimento orizzontale dichiaratamente e prepotentemente retrò. Noi abbiamo vestito i panni dei cinque Retro Revengers su PlayStation 4 e questa è la nostra recensione. Pronto a salvare il mondo dei videogiochi dal crudele demone Tripla-A?
Retro Revengers e un passato intramontabile
Retro Revengers è un platform che vuole raccontare una storia ma lo fa a modo suo e spingendo molto sull’umorismo sopra le righe, particolarmente sconclusionato e infarcito di diversi easter egg che, soprattutto i videogiocatori più navigati, potranno cogliere e apprezzare. Ma procediamo con ordine, siamo in Giappone, in una landa sperduta e sconosciuta e, in particolare, in un castello denominato Ludens.
Qui si trovano cinque amici (Ossan, Mao, Taicho, Matchan e Notchi) decisamente surreali e autonominatosi Retro Revengers. Una sorta di Avengers nonché paladini del mondo videoludico retrò di cui sono palesemente fanatici. Ebbene, come in Jumanji, i nostri imprevedibili eroi vengono risucchiati in un nuovo e sconosciuto gioco ritrovandosi al cospetto della Dea Retro, loro guida e colei che sblocca i magici poteri dei cinque Revengers.
Tali poteri sono la chiave per sconfiggere il signore dei demoni della Tripla-A, malefica nemesi della Dea Retro e potenziale minaccia tanto del mondo fantastico quanto di tutto il creato. Ecco quindi i nostri cinque eroi che si avventurano nel mondo di gioco in cinque aree diverse e, almeno all’inizio, ognuno per la propria strada. In questo momento scopriremo sprazzi superficiali del background di ognuno di loro con tanto di eroe videoludico personalizzato che gli fa da mentore.
L’avventura di Retro Revengers non sorprende per originalità, limitandosi a essere il classico viaggio lineare con boss finale e salvataggio del creato, ma per la tipologia di ironia che decide di utilizzare. Si tratta di una sorta di parodia del mondo dei videogiochi con richiami più o meno palesi tanto nei dialoghi quanto nell’estetica. I più attenti andranno oltre le palesi citazioni a Megaman e Dragon Quest (prestate orecchio ai jingle), oltre che a Super Mario, riuscendo a scorgere anche piccole critiche al mondo dei Tripla-A (guarda caso il demone malvagio finale porta proprio quel nome) e all’industria in sé.
Dispiace però notare che il potenziale sfuma abbastanza velocemente, appisolandosi in battute non sempre riuscite e non sempre gradevoli, diluite in una sequela di eventi prevedibili e che fatica a lasciare il segno. I cinque eroi stessi, con le differenze che li caratterizzano, non trovano il giusto spazio per farsi conoscere e apprezzare, spiccando più per differenza estetica e ludica che per carisma e identità narrativa. Un’occasione sprecata per un titolo che poteva osare decisamente di più considerando l’intrigante idea di base.
Ognuno salta come vuole
Retro Revengers è un platform a scorrimento orizzontale in 2D e in pieno stile retrò e che non fa sconti, soprattutto nella seconda fase dell’avventura. Si tratta di un titolo che solo inizialmente si presenta accessibile ma che nelle battute finali è in grado di sfoderare una crudeltà al limite della frustrazione e che può costringere più di un utente a dover modificare il livello di difficoltà per poter superare scogli apparentemente insormontabili.
Oltre alla curva di difficoltà troppo ripida e imprevedibile, bisogna evidenziare l’interessante lavoro di differenziazione svolto sui cinque personaggi e come questi vengono introdotti. Ogni eroe è dotato di un proprio colpo standard, di un colpo speciale da caricare e soprattutto di una tipologia di salto. Banalmente, c’è un eroe specializzate proprio nei salti, in grado di raggiungere alture di tutto rispetto laddove c’è chi salta a una distanza quasi nulla, dimostrandosi anche fin troppo lento (ma compensando con un range di fuoco maggiore e più devastante).
Sui poteri i Retro Revengers si differenziano molto anche se, nella seconda fase, chi realmente merita sono un paio con poche eccezioni legate esclusivamente a tipologia di ostacoli che richiedono per forza l’utilizzo di uno specifico Revengers come nel caso di Matchan che è l’unico con l’abilità di spegnere le fiamme. Se nelle prime battute, il titolo ci impone lui l’utilizzo del singolo eroe di turno, nella seconda fase, avremo libero accesso a tutte e cinque gli eroi, agilmente interscambiali a seconda delle nostre esigenze.
Capire chi usare, quando e come è essenziale anche perché i livelli avanzati non perdonano. E la difficoltà di Retro Revengers spicca per numero di nemici, potere di fuoco di questi e numero di trappole oltre i boss di fine livello che diventano decisamente più coriacei e violenti. Un cambio di difficoltà che cozza contro un mancato cambio di estetica e contenuti perché, a conti fatti, la prima e la seconda fase sono uguali. Stesse location, stessi nemici e stessi boss finali. Un riciclo pigro che vedo però una ristrutturazione parziale del level design per adattarlo a cinque personaggi diversi.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Retro Revengers si difende discretamente bene. Si tratta di un omaggio nostalgico al mondo retrò fatto con buona cura, soprattutto nei personaggi principali di cui potrai individuare più di una citazione (nell’estetica, nelle mosse e persino nelle movenze). Discorso analogo per alcuni boss mentre le location appaiono abbastanza anonime e poco ispirate.
Da evidenziare qualche incertezza tecnica, in particolare nelle movenze dei personaggi che risultano spesso legnosi e troppo lenti. Certo, chi vive dei classici, non noterà grande differenza ma gli altri dovranno abituarsi con una sana dose di pazienza. Per quanto riguarda il sonoro, qui le tracce audio brillano per varietà e originalità. D’altronde dietro c’è Manami Matsumae, compositore della musica di Megaman e Shovel Knight. Infine, da segnalare la gradita e inaspettata presenza dei sottotitoli in lingua italiana, essenziali per godersi ogni battuta.