Sviluppato e pubblicato da Limited Run Games, Tomba! Special Edition è un action platform a scorrimento orizzontale con una struttura simil open world, una spruzzata di metroidvania e anche un alone da gioco di ruolo. Oltre a essere un classico degli anni ‘90 uscito originariamente sulla prima PlayStation e che ancora oggi ha tantissimo da insegnare. Noi siamo tornati indietro nel tempo su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione.
Tomba! Special Edition non ha paura del tempo
Sviluppato originariamente da Whoopee Camp e ideato da Tokuro Fujiwara, che è anche il papà di Ghosts’n Goblins, Tomba! è un classico intramontabile dell’era PlayStation, uno di quei titoli che è riuscito a restare impresso nel tempo (per solidità ludica e coraggio innovativo) e che ha segnato una generazione seppur non riscontrando, al tempo, un enorme successo immediato come altre icone del genere (vedi Crash Bandicoot o Spyro).
Tomba!, da noi conosciuto col nome di Tombi! (perché il nome originale rievocava qualcosa poco positivo e quindi altrettanto poco commerciabile), torna su console moderne grazie a Limited Run Games e al loro motore, il Carbon Engine, con un uno scopo ben preciso: preservare l’opera originale riproponendola tanto ai nostalgici quanto ai nuovi utenti, con piccole accortezze che approfondiremo di seguito. Non siamo quindi davanti a un remake o a una remastered ma a un fedele porting dell’originale (in pratica una trasposizione).
A oggi, Tomba! Special Edition è l’unico modo legale per poter godere delle avventure di Tombi! a cui sono state aggiunte piccole migliorie user friendly e anche un’intero set di contenuti extra come gallery (con chicche come le confezioni e i manuali dell’epoca), un’intervista inedita all’ideatore e una colonna sonora rimasterizzata (ma con la possibilità di poter vivere l’esperienza con le sonorità classiche).
Inutile dire che poter rivivere l’esperienza originale di Tomba! Special Edition su console di attuale generazione è un’occasione che trionfa principalmente per il fattore nostalgia, qui fortissimo ma che allo stesso tempo diventa una vera e propria occasione per riscoprire un titolo realizzato con grande cura e che, ludicamente soprattutto, ha molto da insegnare e che ha gettato tante idee, nonché basi, per i titoli odierni. Ma bando alle ciance e diamo subito un’occhiata alla narrazione di Tomba! Special Edition.
Tutto per un bracciale
L’abbiamo detto e lo ripeteremo nel corso della recensione, Tomba! Special Edition non presenta alcun tipo di elemento inedito se non piccoli elementi per rendere l’esperienza più comodo e accessibile a tutti. Quindi la narrazione del titolo è identica a quella originale, con le medesime cut scene e gli stessi dialoghi, incluse alcune frasi sconclusionate e frutto di una traduzione italiana non perfetta (e sì, il titolo è in italiano sia sottotitoli che doppiaggio).
Le vicende ci presentano subito Tomba (o Tombi che dir si voglia), una sorta di Tarzan che vive solitario tra la natura, correndo, saltando e mordendo la fauna locale (e anche qualche sasso quando sbaglia mira). Durante una pausa pranzo, mentre si sta godendo i frutti della caccia, s’imbatte in un gruppo di malvagi maiali che hanno assalito un povero cittadino e la sua carovana. Il giovane Tomba non ci pensa due volte e parte alla carica… esagerando.
L’assalto non va come previsto e lui finisce privo di sensi coi maiali che ne approfittano per rubargli l’unica cosa che ha di valore: il bracciale d’oro del nonno ormai scomparso. Al suo risveglio, Tomba giura di cercare i ladri per recuperare il bracciale a lui tanto caro. Quello che non sa, è che dinanzi a lui ci sono oltre 100 quest ad attenderlo in un mondo vasto, colorato e con regole tutte sue da scoprire e padroneggiare.
L’avventura di Tomba! Special Edition, tra l’altro anche discretamente longeva (può superare comodamente le dieci ore se si vogliono completare tutte le quest), è una di quelle avventure essenziali nel mondo dei videogiochi. Come per Crash Bandicoot, non siamo dinanzi a un intreccio narrativo complesso eppure è una storia condita con luoghi e personaggi che rimangono impressi. Che sia un popolo specializzato nella produzione di vino trasformati da una maledizione suina in un branco di piccoli topi o una foresta dove ci sono funghi che fanno ridere e altri che fanno piangere, Tomba offre un mini mondo con meccaniche proprie affascinante e coinvolgente anche oggi.
Parliamo di un insieme di idee che hanno dettato linee guida ma che hanno anche sapientemente rielaborato ciò che all’epoca era già stato creato e diffuso. Non è tutta farina del sacco di Tomba eppure si tratta di un gioco che tutti dovrebbero giocare, carico di passione e con un ritmo che, seppur diluito in un backtracking spietato e vecchio stile, è godibilissimo anche oggi. Inutile dire che l’effetto nostalgia è devastante e ben riuscito. Certo, si poteva effettuare un lavoro come per la trilogia di Crash Bandicoot ma rivedere Tomba su console è una gioia in tutti i sensi.
Non solo un platform
Lo abbiamo già anticipato, Tomba! Special Edition non è solo un platform in 2D a scorrimento orizzontale. Parliamo di un titolo che al suo interno fonde meccaniche da metroidvania ad altre da gioco di ruolo, il tutto in un mondo che diventa sempre più aperto e liberamente esplorabile. Un’avventura costellata da oltre 100 quest con alcune che potrai decidere tu quando e come affrontare, sempre se vorrai affrontarle (sì, ci sono quest opzionali).
Se dovessimo fare un paragone, Tomba! Special Edition rievoca molto Paper Mario (qui la nostra recensione del recente ritorno de Il Portale Millenario), con tanto di sapiente utilizzo dei fondali e un esplorazione 2.5D che non pesa e che anzi rende l’esplorazione molto più cervellotica (dovrai intuire in quali zone poter interagire e come). Inoltre, Tomba può aggrapparsi a quasi tutte le superfici, balzando col suo stile e l’iconico urlo selvaggio. Questo garantisce un’esplorazione anche verticale, esplorazione destinata a potenziarsi grazie anche agli innumerevoli oggetti ed equipaggiamenti che otterrai nel corso dell’avventura.
Di quest in quest, infatti, otterrai oggetti e strumenti in grado di rendere il gameplay ancora più vario come un ombrello per planare o essere sospinto meglio dal vento o un rudimentale e non comodissimo rampino. Non mancano oggetti opzionali da scovare in giro e che permettono di decimare l’estenuante backtracking come campanelle in grado di riportarci in specifiche zone in modo istantaneo. Ma approfondiamo la faccenda delle “quest”. Ne sono un centinaio e la loro durata spazia da pochi secondi (letteralmente parla con una persona) ad altre dal respiro decisamente più ampio o composto da multi-richieste.
Insomma un sistema sorprendentemente ramificato (per l’epoca ma non solo) e che riesce a offrire sia un incredibile approfondimento della divertente e surreale lore del gioco (sveli dettagli su abitanti, sui luoghi e sui nemici) sia una buona varietà ludica spaziando da esplorazione, a fasi quasi da avventura grafica (trova un oggetto, risolvi un enigma, ecc) passando per gli inevitabili scontri. Perché sì, Tomba! Special Edition non mancano i combattimenti. Se all’inizio sarai armato di una mazza chiodata che puoi scagliare in più direzioni o caricare per un colpo ben assestato, progredendo nel gioco, l’arsenale andrà ad ampliarsi.
Tra boomerang e aura infuocata alla Dragon Ball, il nostro selvaggio Tomba può comunque contare su un’altra mossa: il salto con morso/lancio. Esatto, possiamo saltare in testa a quasi tutti i nemici per poi scaraventarli e ucciderli in malo modo. Tali nemici sono classificabili in tre barre di colore differente e la loro uccisione ci permette di ottenere tre tipologie di esperienze con tanto di level up (in un sistema da gioco di ruolo molto elementare) che ci porterà a tre diversi strumenti (opzionali ma vantaggiosi).
Ovviamente, essendo un titolo degli anni ‘90 privo di qualsivoglia ritocco tecnico, ci ritroviamo con alcuni bug ambientali, diversi caricamenti (che si potevano benissimo eliminare), qualche pop-up e lievi incertezze tecniche. Tutto però viene nascosto da un titolo semplicemente imprescindibile per un videogiocatore. E parlando di accessibilità, se il titolo base non è proprio facilissimo (anzi, può diventare frustrante in alcune occasioni come le boss fight contro i maiali malvagi) la Special Edition irrompe con due modifiche decisamente apprezzate.
La prima è la possibilità istantanea e infinita di poter tornare indietro nel tempo, recuperando mosse sbagliate ed evitando rovinosi game over. Inutile dire che un abuso di tale pratica abbatte discretamente il livello di difficoltà generale del titolo. La seconda aggiunta è la possibilità di poter salvare quando vogliamo laddove il titolo originale permetteva di salvare unicamente in presenza di determinati (e non comodissimi) cartelli. Altre modifiche aggiunte riguardano la dimensione dello schermo (di base con cornice e compresso al centro)e la possibilità di aggiungere uno sfondo o un filtro all’immagine.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Tomba! Special Edition è invecchiato decisamente bene, soprattutto considerando il ritorno alla ribalta, soprattutto nello scenario indie, della grafica da prima PlayStation. Rimane però un grosso amaro in bocca immaginando un possibile remake totale alla Crash Bandicoot, un’occasione ghiotta che Tomba meritava di cuore. Il sonoro, invece, recupera il classico con piccoli e gradevoli ritocchi, presentando una colonna che si riconferma piacevole e varia (nonostante incessanti ripetizioni in alcune aree).
Da segnalare infine la graditissima presenza e conferma della lingua italiana che, con tutti i suoi errori (son rimasti tutti) garantisce un’esperienza completa e accessibile a tutti gli utenti (giovanissimi inclusi). Nota per il doppiaggio, anche questo in italiano e proveniente dal passato con tutte le sue esilaranti incoerenze.