Sviluppato da PRODUKTIVKELLER Studios e pubblicato da SunDust in sinergia con Toplitz Productions, Disaster Band è un rhythm game dall’animo da party game, improntato al multiplayer e con la possibilità di poter ideare proprie tracce musicali da far suonare al resto del mondo. Noi abbiamo stonato con tutti gli strumenti a disposizione su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione sinfonica.
Disaster Band e un mini mondo di storia e citazioni
Disaster Band decide di non raccontare una storia. Non c’è una lore e neanche personaggi in cui identificarsi. A nostra disposizione abbiamo una playlist di brani e degli strumenti. A ogni strumento corrisponde uno stickman stilizzatissimo che si preoccuperà, con una manciata di animazioni rudimentali, di dar vita all’esibizione musicale. Tutto qui.
Non abbiamo quindi una storia, seppur surreale, come Rhythm Sprout (di cui puoi recuperare la nostra recensione) e neanche una serie di sfide al cardiopalma e altamente hardcore come in Spin Rhythm XD (e anche di questo abbiamo la nostra recensione che ti aspetta). Disaster Band decide di collocarsi in bilico tra party game e rhythm game. Il motivo è semplice: seppur presente, il sistema di punteggio del titolo sembra quasi fallato.
Ci spieghiamo meglio: ogni canzone di Disaster Band ha un sistema di punteggio finale a lettere (le classiche dove la S è il massimo) ma il grado di difficoltà è tendenzialmente basso. Non solo, il titolo sembra volutamente incentrato nel voler creare disastri (da qui il titolo). Non solo gli strumenti stonano come pochi ma il loro stesso stonare punta a far ridere chi gioca e soprattutto a chi assiste ai nostri concerti.
Una meccanica che nasce prevalentemente in compagnia di altri giocatori e qui c’è l’assurdo: Disaster Band è privo di multiplayer locale. Questa mancanza pesa tantissimo in un titolo che in single player non offre quasi niente mentre in multiplayer online è praticamente impossibile trovare qualcuno con cui divertirsi in compagnia per più di una sessione. Eppure il titolo vuole quello, una band, più persone che si uniscono per dar vita a sinfonie storiche.
E qui c’è una chicca che ci ha sorpreso: ogni traccia ha un mini paragrafo storico/curiosità anche discretamente interessante. Le tracce però sono molte poche seppur tutte decisamente storiche e subito orecchiabili. Parliamo di grandi classici strumentali (e meno) che spaziano tra Astro del ciel all’inno tedesco. Grossomodo sono tutte tracce che se il titolo può non dirti niente, bastano poche note e ti ritroverai a dire “ma questa l’ho già sentita”.
Oltre a piccoli frammenti di approfondimento storico e curiosità varie legate alle tracce, il titolo alterna le schermate di caricamento con alcune citazioni, alcune anche divertenti e tutte a tema musicale. Purtroppo, come il quantitativo di tracce, anche il numero di approfondimenti è molto risicato e insufficiente risultando una gradevole aggiunta extra ma niente di più.
Un rhythm game classico e timido
Appurato che la trama in Disaster Band non esiste e che i contenuti di curiosità e approfondimenti storico-musicali son pochi seppur gradevoli, passiamo al gameplay vero e proprio. Disaster Band è un rhythm game estremamente classico e privo di qualsivoglia innovazione. Il gioco anzi si limita a spostare il puntatore verticalmente lungo lo schermo per intercettare le note e chiedendoci di premere o tener premuto un tasto a seconda della durata della nota.
Tutto qui. A variare un po’ le cose, possono capitare note dalla barra oblunga e che ci spingerà a muoverci in alto e in basso per seguire al meglio il flusso ma l’esperienza non muta oltre ciò. Inoltre, il titolo non è sempre preciso e può capitare di ritrovare ad azzeccare note che avevamo palesemente mancato e viceversa. Il feedback è quindi incerto e poco immediato ma decisamente accessibile e lontano dalla frustrazione (anche se ci sono tracce realmente complesse).
Da segnalare che ci sono tracce musicali sotto il minuto e altre che sforano i tre minuti di durata complessiva con sfide quindi discretamente variabili e che provano a compensare i contenuti bassi estremamente risicati e insufficienti grazie al supporto di mod.io. Si tratta di una sorta di editor da cui potrai scaricare o creare nuovi brani. Qui abbiamo avuto modo di scaricare una traccia audio dedicata al mondo di Star Wars (puoi facilmente intuire quale) veramente ben fatta!
Purtroppo anche in mod.io non abbiamo trovato un quantitativo di tracce che speravamo e molto dipenderà dal futuro supporto degli sviluppatori e soprattutto dal riscontro e dal contributo degli utenti. Allo stato attuale, Disaster Band ha una struttura di gioco molto caciarona e che ben si sposa a pomeriggi di divertimento senza pensiero ma ha una mole di contenuti molto bassa, soprattutto se messa a confronto con i diretti competitori (Spin Rhythm DX ha oltre cento brani, ad esempio).
Da evidenziare come Disaster Band oltre a scegliere che strumento suonare (ne possiamo suonare uno alla volta) ci permetta anche di variare un po’ il gameplay con modalità che vanno dal muovere il pad in alto e in basso per spostare il puntatore al muovere il puntatore con l’analogico. Ci sono anche modalità più semplici che vedono il puntatore muoversi da solo per concentrarci sulle note oppure che ci richiedono di muovere solo il puntatore con l’esecuzione delle note in automatico. Queste ultime modalità, estremamente semplici, annullano qualsivoglia tipologia di sfida (già in generale tendente al basso).
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Disaster Band fa abbastanza poco per essere memorabile. Stickman a parte, che si sposano bene con l’idea scanzonata e poco impegnativa (in tutti i sensi) che domina l’intero titolo, il resto è una serie di note che si muovono su un foglio di carta invaso da tratti di matita poco originali. Idea di base anche gradevole ma alla lunga si nota la povertà contenutistica estetica accompagnata da poche animazioni che potrebbero strappare un piccolo sorriso giusto alle prime battute.
Da notare come durante l’esecuzione sullo sfondo appaiono foto e filmati reali inspiegabilmente random (e alcuni anche in loop) e non sempre coerenti con ciò che andiamo a suonare (tipo un treno che corre o una capra che bruca l’erba… che non hanno senso con nessuna delle tracce proposte).
Il sonoro è buono, da bravo rhythm game la cura riposta nell’audio è molto alta forte di un campionamento degli strumenti accorto, vario e discretamente coerente. Anche qui, l’intenzione di far ridere è legata all’effetto “stonato” che però, a lungo andare, può infastidire non poco. Le tracce musicali scelte son poche ma storiche. Infine, è molto apprezzata la presenza dei sottotitoli in lingua italiana.