Da quando FromSoftware ha creato il genere dei Soulslike, sono spuntati cloni a destra e manca, con risultati più o meno riusciti. In questa categoria di giochi, possiamo tranquillamente mettere il gioco che abbiamo in recensione oggi ovvero Bloodless creato da Point N’ Sheep e lanciato sul mercato da 3D Realms, il quale ad un occhio poco attento potrà pure sembrare quanto di più lontano ci possa aspettare da un Soulslike, vista la sua grafica 2D che ricorda un gioco dei primi anni ’80, ma che una volta preso in mano, ha molti più punti in comune con il genere creato da FromSoftware di quanti non ti aspetti.
Ma quello che a noi avidi giocatori interessa è: “Vale la pena spendere il mio denaro e il mio tempo in questo titolo?”. Per rispondere a questa domanda prosegui nella lettura della recensione.
Tomoe non dovevi tornare
Bloodless segue le vicende di Tomoe, una ronin ormai in età avanzata, che dopo anni di esilio torna nella sua terra natale, Bakugawa. Il suo ritorno, però, avviene in un clima di tensione e oppressione visto che lo Shogun Akechi, un tempo suo signore, ha instaurato un regime crudele e dispotico.
Per Tomoe, il rientro non è affatto facile visto che gli abitanti di Bakugawa la accolgono con ostilità, ricordando bene le sue azioni passate e perfino il suo stesso nipote serve fedelmente Akechi. Mentre tenta di redimersi e di opporsi all’autorità tirannica del suo ex maestro, Tomoe è costretta a fare i conti con il proprio oscuro passato, affrontando le colpe e i fantasmi che ha cercato a lungo di dimenticare.
Bloodless ovvero senza spargimenti di sangue
Il gameplay di Bloodless è presentato con una visuale dall’alto e prende molto dai soulslike, con combattimenti lenti e impegnativi contro nemici duri, punti di ristoro dove puoi ripristinare la salute e riempire di tè un otre (ovvero la classica borraccia fatta di pelle che avrai sicuramente visto in qualche film) che ti servirà per curarti durante gli scontri.
Ma, considerando l’atmosfera e le influenze del gioco, potremmo dire che siamo di fronte ad un Sekiro in 2D. La vera particolarità è il sistema di combattimento, diverso dai classici giochi del genere. Tomoe ha giurato di non togliere più la vita a nessuno, a causa dei suoi errori passati ed è per questo usa una tecnica speciale, ovvero il counter-dash. Se la esegui al momento giusto durante l’attacco di un nemico, potrai disarmarlo. In alternativa, puoi sfruttare attacchi di ki per indebolire gli avversari fino a poterli finire con un singolo scatto.
In Bloodless all’inizio affronti nemici più semplici e le tue contromosse sembrano facili da gestire, dandoti fiducia, ma presto ti ritroverai contro avversari sempre più complessi e le sconfitte saranno molto più frequenti, portando inevitabilmente ad una certa frustrazione. Eppure, con il tempo, inizi a capire come ragionare in Bloodless e quindi ogni nuovo scontro diventa una sorta di puzzle. Infatti dovrai azzeccare il momento giusto per eseguire il counter-dash o valutare se è meglio stordire l’avversario con un attacco di ki. Faccio senza dirti che una volta capito come funziona il tutto, quando riuscirai a buttare giù un avversario particolarmente ostico, questo ti darà una grandissima soddisfazione.
In Bloodless, tuttavia i combattimenti non sono solo schivate e attacchi a capofitto, infatti i nemici avranno le loro tecniche per cercare di mandarti all’altro mondo. Ad esempio, alcuni attacchi, segnati in rosso, non possono essere bloccati, mentre altri nemici attaccano in rapida successione, ognuno con le proprie armi e manovre uniche. Ci sono persino versioni più potenti ed élite di questi nemici, che usano strategie diverse, rendendo ogni scontro una sfida nuova.
Fortunatamente, Tomoe ha a disposizione una serie di potenziamenti sbloccabili, acquistabili nella casa da tè del quartier generale, oppure potrà apprendere nuove tecniche di ki completando varie missioni, come quelle nei dojo di ciascuna area. Inoltre, è possibile equipaggiare dei sigilli che offrono bonus, come la possibilità di bere il tè più velocemente o di usare lo scatto contro i massi per infliggere più danni da ki ai nemici, cosa che sarà particolarmente utile in diverse situazioni complicate, soprattutto nelle fasi più avanzate di gioco. Insomma, c’è molto da sperimentare in Bloodless e questo ti lascerà la libertà di trovare l’approccio che meglio si adatta al tuo stile di gioco.
Nonostante all’inizio possa sembrare piuttosto impegnativo, la vera forza di Bloodless sta nella sua semplicità. Alla fine, se dobbiamo dirla tutta, gran parte del gioco si riduce a un solo pulsante e alla capacità di padroneggiare il contrattacco, trasformando ogni scontro in una sfida basata sul tempismo. Ogni attacco ha un segnale visivo distintivo che ti dà il giusto indizio su cosa sta per accadere e su come dovresti reagire. Pur essendo molto simile a Sekiro, ma ovviamente con le dovute proporzioni quindi più piccolo e contenuto, con un gameplay semplificato, Bloodless mantiene comunque una profondità notevole, offrendo un’esperienza densa e appagante. Tuttavia bisognerà dargli il giusto tempo e padroneggiare il suo gameplay.
Ovviamente Bloodless non è esente da difetti, tipo il fatto che a volte il gioco propone combinazioni di nemici o ostacoli ambientali che potrebbero facilmente farti saltare i nervi. Come già accennato, la maggior parte delle sfide è ben bilanciata, tuttavia ci sono situazioni in cui ti ritrovi contro gruppi di ninja che attaccano tutti con proiettili, trasformando il gioco quasi in un bullet hell quando ce ne sono troppi in azione. Se a questo aggiungiamo gli ostacoli ambientali, come alberi di bambù su cui puoi rimbalzare accidentalmente durante uno scatto o i loro tronchi che rimangono sul campo e ostacolano i movimenti, alcune sezioni metteranno a durissima prova i tuoi nervi.
Un altro difetto è la scarsa quantità di punti dove è possibile fare il viaggio rapido, che devi anche pagare per attivarlo. Anche se il gioco è di dimensioni ridotte, raggiungere questi punti in backtracking può risultare un parecchio frustrante.
Sembra un Vic 20
Le grafiche in pixel art sono bellissime, con palette che ci riportano con la memoria all’era del Vic 20 (i più anziani ricorderanno) e che, nonostante la grafica spartana, si adattano perfettamente a questo titolo. I design dei personaggi, in bianco e nero, sono molto evocativi, pur mantenendo uno stile essenziale, mentre gli ambienti sono ricchi di dettagli e catturano perfettamente l’atmosfera del Giappone feudale. Il tutto è accompagnato da una colonna sonora di grande impatto, che arricchisce ulteriormente l’esperienza di gioco.