My Museum: Treasure Hunter si presenta come un simulatore/gestionale di un museo da restaurare, promettendo di immergere i giocatori nel mondo dell’antiquariato e della conservazione di reperti storici. L’idea alla base del gioco è ambiziosa: combinare elementi gestionali con un gameplay in prima persona, arricchito da sezioni esplorative che dovrebbero stimolare la curiosità e il senso di scoperta. Ma nonostante queste premesse interessanti, alcuni aspetti dell’esperienza potrebbero far emergere un po’ di perplessità riguardo alla realizzazione complessiva del progetto.
My Museum: Treasure Hunter, non è tutto oro quel che luccica
Sviluppato da ManyDev Studio Code Meister, My Museum: Treasure Hunter sembra voler promettere meraviglie storiche, enigmi e tesori.
Ci troviamo a vestire i panni di un curatore di museo, responsabile della gestione e della crescita di una galleria espositiva. Già dalle prime fasi di gioco l’obiettivo principale è chiaro: dovremo restaurare pezzi d’antiquariato, rinnovare gli spazi del museo e acquisire nuovi reperti per attirare più visitatori.
Per quanto l’idea gestionale possa essere allettante, le prime impressioni però non sono del tutto convincenti. Il menu principale, sin da subito, appare piuttosto confuso e visivamente poco armonioso. Si nota un’eccessiva presenza di bandierine di grandi (decisamente troppo grandi) dimensioni in alto a destra per la selezione della lingua, che stonano con lo sfondo raffigurante una teca di reperti e strumenti da lavoro. Un dettaglio che non solo risulta visivamente dissonante, ma dà un’idea di un’interfaccia poco curata.
L’esperienza di gioco si sviluppa interamente in prima persona. Possiamo muoverci liberamente per il museo utilizzando i classici controlli da tastiera: WASD per il movimento e il mouse per la visuale. Le attività da completare sono elencate in modo chiaro e visibile in alto a sinistra, rendendo semplice comprendere i compiti da affrontare. In generale, l’approccio sembra essere piuttosto didascalico, con un’interfaccia che ci guida anche troppo, limitando in parte l’esplorazione e la scoperta autonoma.
Gameplay
Il gameplay di My Museum: Treasure Hunter si divide in tre principali aree: rinnovamento e restauro, gestione del museo ed esplorazione esterna. Ciascuna di queste fasi ha un ruolo specifico nel determinare il successo e la qualità della galleria espositiva.
Restauro e gestione degli oggetti: una delle prime attività che ci troveremo a dover svolgere è il restauro degli oggetti d’antiquariato.
Questa fase purtroppo si rivela piuttosto ripetitiva e poco stimolante. Dopo aver distrutto con un martello i vecchi mobili e ripulito l’area, si passa alla fase di restauro vera e propria. Qui, il gameplay diventa se possibile ancora più meccanico, monotono e privo di sfida.
Per rimuovere lo sporco dai reperti bisogna muovere il mouse da destra a sinistra in modo ritmico, utilizzando strumenti come il dremel per la pulizia e un aerografo per la verniciatura.
L’interazione con gli oggetti è ridotta a un semplice trascinamento del mouse, senza richiedere particolari abilità o precisione. Questo approccio finisce per rendere ben presto l’attività noiosa, privando il giocatore del senso di gratificazione che dovrebbe derivare dal riportare alla luce un antico manufatto.
Gestione del museo: una volta restaurati, gli oggetti possono essere esposti all’interno del museo o venduti per ottenere fondi necessari all’acquisto di nuovi reperti.
Purtroppo anche questa parte gestionale di My Museum: Treasure Hunter soffre di alcune lacune. La disposizione degli scaffali e delle teche non è per niente intuitiva e spesso ci si trova a combattere contro un’interfaccia poco reattiva, così come la ruota degli attrezzi che avremo con noi. La traduzione italiana inoltre è davvero poco accurata, con terminologie fuori contesto e descrizioni che generano a volte un po’ di confusione.
Esplorazione e acquisizione di nuovi reperti: a questo punto il gioco introduce una componente di esplorazione che, almeno in teoria, dovrebbe rappresentare la parte più entusiasmante di My Museum: Treasure Hunter. In base al livello del giocatore, è possibile fare viaggi in varie località del mondo per scovare nuovi pezzi da esporre o rivendere.
Ben presto però l’entusiasmo cala e ci rendiamo conto che anche questa fase risulta meno interessante del previsto.
I movimenti del personaggio (che non vedremo mai) appaiono spesso scoordinati e poco reattivi, con un ritmo di gioco che oscilla tra il troppo lento e il troppo veloce. Gli enigmi che dovrebbero arricchire queste sessioni esplorative sono estremamente semplici e privi di vera sfida, lineari e prevedibili. Ma quello che penalizza più di tutto l’esperienza complessiva è che in alto troviamo subito scritto cosa dobbiamo fare sotto forma di suggerimento (assolutamente non richiesto). Quest’ultima parte fa decisamente passare la voglia di mettersi alla prova con degli enigmi spiegati prima ancora di approcciarvisi.
Grafica e audio
Dal punto di vista visivo My Museum: Treasure Hunter adotta uno stile grafico realistico, con una buona attenzione ai dettagli dei vari reperti e degli ambienti del museo. Anche qui non può mancare la nota dolente, in quanto questa qualità non viene mantenuta in tutti gli aspetti del gioco. Alcuni modelli tridimensionali appaiono poco rifiniti e l’illuminazione è spesso eccessivamente piatta, privando le stanze del museo di quella profondità visiva che ci si aspetterebbe in un contesto simile. Anche l’interfaccia grafica lascia a desiderare: non solo è visivamente poco attraente, ma risulta poco pratica nell’utilizzo.
Il comparto audio è forse uno degli aspetti meno riusciti del gioco. La musica di sottofondo, che dovrebbe accompagnarci nelle varie fasi di restauro e gestione del museo, oltre che nelle esplorazioni di cripte o tombe egizie, sembra essere stata scelta senza tener conto del contesto. L’effetto complessivo è quello di una colonna sonora simile a quella di una sala d’attesa di uno studio medico, del tutto inadatta a creare l’atmosfera necessaria.
Anche gli effetti sonori non forniscono un grande impatto. Si tratta di suoni generici, quasi “preconfezionati” che non contribuiscono in modo consistente a dare vita alle varie azioni di gioco, come il restauro degli oggetti o l’interazione con l’ambiente circostante.
Con My Museum: Treasure Hunter ci troviamo davanti a un titolo che, nonostante le sue premesse intriganti, non riesce a raggiungere il potenziale che prometteva e che ideologicamente sarebbe potuto essere davvero interessante. La struttura gestionale e la componente di restauro sono vittime di un gameplay ripetitivo e meccanico, che lascia poco spazio alla creatività e all’esperienza personale di gioco, così come a ipotetici errori.
L’interfaccia grafica e la colonna sonora contribuiscono a un’esperienza che appare complessivamente piatta e poco curata nei dettagli, così come l’esplorazione, che si rivela deludente a causa di movimenti poco fluidi e puzzle privi di sfida.
Sicuramente ottima l’idea, ma non realizzata adeguatamente.
My Museum: Treasure Hunter è disponibile per l’acquisto su Steam al costo di €14,99, forse un prezzo un pelino azzardato per quel che offre.