EcoGnomix è un titolo che cerca di ibridare meccaniche appartenenti a generi diversi, creando un mix unico di city builder, gestionale, strategico e roguelite. Come sempre in questi casi, siamo di fronte a un videogioco che deve in qualche modo differenziarsi dai suoi competitor, ormai davvero tantissimi, per cercare di emergere. Vediamo quindi se ci riesce in questa recensione.
La storia di EcoGnomix è un semplice pretesto, carico di umorismo. Uno gnomo vaga per la foresta e trova un libro, difeso da una “vile creatura” (un pollo!). Dopo un arduo scontro, si avvicina al manoscritto, vedendo uno strano disegno che raffigura diversi tunnel sotterranei.
Da vero gnomo, raduna quindi degli aiutanti e inizia una vera e propria spedizione, che lo condurrà nelle profondità di queste strane caverne. Un pretesto, questo, che però viene arricchito da un riuscito umorismo, che vede i polli divenire veri e propri draghi da sconfiggere. Quasi come accadeva agli illuminati di Guacamelee 2.
Tra discese e costruzioni, in EcoGnomix
Il loop di gameplay di EcoGnomix è quello ormai rodatissimo di un roguelite. Partiamo quindi da un HUB, da cui discendiamo in dungeon generati proceduralmente, per poi arrivare in fondo, o morire, e ricominciare daccapo con dungeon nuovi. Un classico insomma.
Ciò che rende il titolo diverso dal solito è la sua enfasi sul city building e sulle discese dallo spiccato aspetto gestionale. Ma andiamo con ordine.
Ogni discesa si compone di una mappa in stile Slay the Spire, dove selezionare nodi con cui avanzare. Ogni nodo corrisponde a una stanza, poi collegata a quelle successive. E ogni stanza ha ricompense diverse. Una volta scelto il nodo, poi, inizia lo scontro.
Ogni stanza si compone infatti di una mappa divisa da una griglia composta da esagoni. Tra questi esagoni alcuni hanno risorse, come legna o cibo, entrambi necessari per proseguire. La legna serve infatti per acquistare potenziamenti e potenziare la base dell’HUB, mentre il cibo è necessario alla fine di ogni turno per sfamare i pipistrelli…pena il game over.
Ogni stanza è quindi un equilibrio costante tra la raccolta di legname e la necessità di procurarsi del cibo. In entrambi i casi, comunque, le operazioni si svolgono piazzando gnomi specifici negli esagoni adiacenti alle risorse. Un taglialegna, quindi, raccoglierà il legname dai cespugli e una cacciatrice ucciderà i polli per creare del cibo.
Per essere precisi, gli gnomi vanno piazzati all’inizio di ogni turno. Confermando la scelta, ogni unità compie sette azioni, per poi consumare cibo. Alla fine di ogni turno, poi, pezzi di caverna crollano, rendendo sempre più difficile la permanenza nella stanza. Ecco quindi che piazzare gli gnomi diviene sempre più complesso.
Ai ruoli base appena descritti, peraltro, vengono affiancate classi più avanzate, che solitamente sono più efficienti, oppure vantano abilità nuove. Il gameplay, però, resta sempre quello: piazza gli gnomi per sfruttare le risorse della mappa, mentre procacci il cibo per non essere divorato dai pipistrelli.
Si aggiungono poi scenari con piccoli boss, per poi arrivare a un vero e proprio boss finale. In entrambi i casi, il combattimento prevede semplicemente di piazzare gli gnomi vicino al nemico da attaccare. Si poteva, da questo punto di vista, fare di più: qualche meccanica extra che rendesse tutto più dinamico avrebbe reso il gameplay più interessante.
Alcune stanze, poi, donano al giocatore potenziamenti per gli gnomi che, di fatto, costituiscono delle vere e proprie build per addentrarsi nei dungeon. Build che vanno acquistate con il legno, che quindi diviene una risorsa comune da gestire.
Gnome crossing!
Completando una spedizione, oppure morendoci, si ritorna al villaggio degli gnomi in superficie. Questo viene di fatto gestito come un city builder non troppo elaborato, dove acquistare edifici che producono risorse, necessarie per dei potenziamenti in un albero delle abilità.
Questi potenziamenti permettono di sbloccare altri gnomi, altri edifici, o di ottenere più risorse. Nuovi edifici, però, necessitano di lavoratori. Ecco quindi che bisogna costruire case per ospitarli.
A loro volta, case ed edifici hanno bisogno di strade per essere collegati, in modo da consentire agli gnomi di camminarci.
Si crea così un piccolo ecosistema gestionale, dove costruire strutture, ottenere risorse, sbloccare potenziamenti e gnomi, in modo da essere più performanti nelle spedizioni, per poi costruire nuove strutture. E così via.
Il ciclo, va detto, funziona bene ed è ben strutturato. Così come possiamo dire che nel complesso EcoGnomix diverte. Il problema? Il gioco implementa tante meccaniche, senza eccellere in nessuna.
La parte dungeon crawler è divertente, ma ben presto ripetitiva per via della semplicità delle meccaniche, soprattutto quelle di combattimento.
La gestione delle classi è un’ottima aggiunta, ma di fatto si riduce a un avanzamento semplice nell’albero delle abilità.
La gestione della città è interessante, ma non è troppo elaborata. Il gameplay complessivo risulta quindi “bello ma non bellissimo” in tutto ciò che propone. EcoGnomix resta quindi un bel gioco, che però andrebbe raffinato. Allo stato attuale si dimostra troppo presto ripetitivo.
Tecnicamente meh
Il comparto tecnico di EcoGnomix non è troppo elaborato. Il titolo presenta infatti modelli poligonali poco dettagliati, affiancati da ambienti ed effetti a loro volta privi di troppi dettagli. Si salvano invece le animazioni, che nelle creature più grandi sono davvero piacevoli da vedere.
Il comparto artistico risulta invece generico, a parte alcuni picchi di creatività (come i polli-draghi!) che danno comunque al titolo una sua riconoscibilità.
Infine, il comparto sonoro si limita a fare il suo lavoro.