Sviluppato e pubblicato da Vergiu Games in sinergia con Eastasiasoft Limited, Runny Bunny è un puzzle arcade in 2D a scorrimento orizzontale veloce e immediato che punta tutto sulla ormai classiche “50 sfide” di puro gameplay. Noi abbiamo aiutato il piccolo coniglio bianco a sopravvivere in ogni singolo livello su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a fare incetta di carote?
Runny Bunny e la vita da coniglio
“Che succede amico?” direbbe Bugs Bunny ma il coniglio di Runny Bunny no, questo qui è muto e preferisce scattare velocemente al posto di fare gag. L’intero titolo, infatti, è completamente orfano di qualsivoglia tipologia di narrazione, focalizzandosi completamente e unicamente sul gameplay. Possiamo affermare che il videogioco in esame rientra tra gli ormai sempre più numerosi titoli che offrono un’unica tipologia di puzzle che va a complicarsi nel corso di 50 livelli.
Esempi di strutture ludiche simili sono i titoli, entrambi di casa AFIL Games, come SokoMage (di cui puoi recuperare la nostra recensione) o Cat Pipes (anche questo recensito da noi) e, come per questi esempi, anche Runny Bunny presta il fianco al medesimo problema. Se è vero che la narrazione non è essenziale per titoli del genere, è altrettanto vero che si rischia l’anonimato, smarrendosi velocemente in un catalogo pieno zeppo di competitor ben più agguerriti e famosi.
A conti fatti, l’opera di Vergiu Games oltre a presentare un anonimo coniglio bianco circondato da nemici e trappole poco ispirati (e classicissimi) non fa molto altro. Forse l’unico elemento che può renderlo leggermente più identitario è un richiamo, neanche troppo indiretto, a Pac-Man. Nelle aree di gioco, infati, oltre alle carote, sono disseminate delle sfere gialle che siamo chiamati a raccogliere. Alcuni livelli, invece, richiamano proprio i classici labirinti dell’eroe tondo giallo di casa Bandai Namco!
Corri, raccogli e sopravvivi
Come detto, Runny Bunny è un velocissimo puzzle game arcade dove l’obiettivo è di raccogliere tutte le palline gialle e tutte le carote, sbloccare il portale di fine livello e uscire. Il tutto senza incappare in nemici o ostacoli di vario tipo pena il game over e il ricominciare tutto dal principio. Per muovere il roditore bianco dalle orecchie lunghe non dovremo far altro che spingere nella direzione desiderata e il resto lo farà da sé.
Il coniglietto, infatti, si muove automaticamente nella direzione indicata, spostandosi ad alta velocità e fermandosi solo e soltanto se, nel percorso in linea retta dinanzi a sé, incappa in un muro o altro elemento di passaggio (escludendo nemici e trappole mortali, ovviamente). Tutto qui. E sì, l’intero gameplay di Runny Bunny si basa esclusivamente su questo che sì, non è altro che uno dei tantissimi puzzle che puoi ritrovare anche nelle vecchia palestre dei giochi Pokémon (soprattutto quelli su piste ghiacciate).
C’è da dire che, nonostante una longevità tarata verso il basso (50 sfide volano via in un pomeriggio), il livello di sfida ha una curva crescente interessante e presenta alcuni livelli realmente impegnativi e sinceramente appaganti. Tra questi spiccano livelli ad altissima velocità che richiedono riflessi prontissimi onde evitare di incappare in trappole a tempo o mobili. Senza contare i livelli di “fine riga” che presentano uno schermo rosso che avanza inesorabile, tagliandoci ulteriormente il tempo per riflettere.
Purtroppo, Runny Bunny si esaurisce abbastanza velocemente e viene da sé che, se non vieni catturato dalla tipologia di puzzle, difficilmente resterai a giocare in compagnia del coniglietto. Anche perché la ciclicità e la monotonia, nonostante alcuni livelli ben congegnati, sono dietro l’angolo e, terminate le sfide, il titolo non offre praticamente altro. In compenso, il prezzo di vendita è discretamente accessibile.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Runny Bunny è dimenticabile, complice una totale assenza di ispirazione che riemerge solo quando si prova a rievocare il già citato Pac-Man, da cui prende le sfere gialle e la composizione di alcune aree di gioco. Il resto sono nemici e trappole che si ripetono all’infinito e biomi statici e già visti in tantissimi altri titoli che non fanno niente per dare una vera identità al titolo.
Anche il sonoro pecca della stessa pigrizia, risultando gradevole per i primi minuti per poi relegarsi a sfondo con una certa ripetitività. Da segnalare, infine, la totale assenza della lingua italiana ma, considerando che i testi a schermo sono quasi del tutto assenti, non è una mancanza che si percepisce.